Non sono certamente pochi coloro che, venuti in contatto con l'ape (o per motivi professionali o per hobby o per pura curiosità o per aver incrociato la sua traiettoria di volo), avranno provato di persona l'esperienza di essere punti da questo insetto. L'esperienza, certamente "dolorosa", richiama una delle non poche attività svolte dall'ape durante la sua vita: la difesa della colonia dai nemici. L'ape cosiddetta guardiana, infatti, assume talvolta un atteggiamento del tutto particolare (zampe anteriori sollevate, antenne piegate in avanti, mandibole aperte) e staziona all'ingresso degli alveari pronta a lanciarsi su eventuali nemici. A tale attività di sorveglianza si dedica in modo esclusivo l'ape operaia, dotata di un'importante arma di difesa/offesa, il pungiglione; a riposo esso è accolto entro una tasca addominale e viene estroflesso, all'estremità dell'addome, solo al momento dell'impiego. | Parte terminale del pungiglione di ape operaia con i canalicoli laterali che si diramano dal canale principale per la fuoriuscita del veleno |
5.Parte terminale del pungiglione di ape operaia con visibili le due lancette con bordo seghettato (in primo piano) e lo stiletto (in secondo piano) 6. Sezione del pungiglione di ape: le lancette e lo stiletto formano il canale di scorrimento del veleno |
Le aree di aggressività----->vedi figura Secondo Frediani (1992) che riporta dati ottenuti da ricercatori francesi, nei riguardi dell'aggressività si possono individuare tre zone denominate "perimetro difensivo", "corridoi di raccolta" o "piste" e "aree di raccolta". Il "perimetro difensivo" corrisponde ad un'area di estensione variabile attorno a ciascun alveare; in tale zona si hanno costantemente manifestazioni di aggressività intraspecifica ed extraspecifica (cioè fra ape ed ape e fra ape ed altri animali): la prima avviene limitatamente all'ingresso dell'alveare e la seconda nelle restante parte del perimetro stesso. In questa zona, ovviamente, esistono delle alte probabilità di un attacco difensivo da parte delle api stesse; è la zona più critica per qualunque estraneo, compreso l'uomo, soprattutto quando il raccolto è scarso. Le "piste" o "corridoi di raccolta" corrispondono a quei tragitti aerei che collegano l'alveare con le "aree di raccolta" e che le api ripercorrono facendo la spola fra i campi di bottinamento e il loro nido. Le piste, inspiegabilmente costanti da un anno all'altro, decorrono a un'altezza variabile di 10-15 metri dal suolo ed assumono un andamento a forma di cono a mano a mano che si allontanano dall'alveare. Entro queste piste si manifestano fenomeni di aggressività sostanzialmente extraspecifica. Il fatto che questi corridoi corrano ad un'altezza abbastanza elevata è certamente un vantaggio per l'uomo poiché se così non fosse, certamente più numerose sarebbero le persone punte: infatti le api, quando tornano all'alveare con il nettare, sono piuttosto aggressive. Poichè in condizioni atmosferiche sfavorevoli tali percorsi possono abbassarsi e avvicinarsi al terreno, possono esserci aggressioni all'uomo o agli animali anche a distanza notevole dall'alveare, in circostanze quindi abitualmente giudicate anormali. Vi sono infine le cosiddette "aree di raccolta", nelle quali i comportamenti aggressivi sono essenzialmente intraspecifici e di lieve entità; infatti in queste aree l'ape difficilmente attacca l'uomo poichè quando essa bottina il nettare e/o il polline dai fiori non è aggressiva e al massimo ha dei fenomeni di aggressività con altre api per contendersi il fiore migliore. In conclusione: l'uomo corre il pericolo di essere attaccato sia nel "perimetro difensivo" sia nelle "piste di raccolta". Frediani D., 1992 - Ma l'ape non è aggressiva punge solo per legittima difesa. Apitalia, 19 (18): 17-19. |