Dopo alcune nozioni generali su cos'è la propoli, (concetti che vanno assolutamente consegnati con dépliant ad ogni intelligente consumatore di miele), ora, ci soffermiamo su un aspetto pratico: su come, cioè, è possibile raccogliere la resina-propoli con delle semplici reti zanzariere aventi funzioni sostitutive del coprinido. Seguirà, prossimamente, sempre sugli schermi di Apicoltura on line: "Come preparo la soluzione alcoolica: modalità, dosi".
Buona lettura.

Anzitutto acquistare qualche metraggio di reti protettive contro zanzare e farne ritagli in base al perimetro del coprinido delle arnie. Inizio delle vere operazioni: dopo fioritura acacia... La rete zanzariera verrà puntinata al "coprinido" o meglio, quasi sempre al mielario. Il coprinido verrà ancora usato ma immesso a rovescio in modo che i suoi bordi listelli prensili laterali rialzanti permettano l'ingresso alla luce ed all'aria.

Raccolta della propoli con reti usate come coprinido

(A solo titolo di curiosità apistica e di cortese già iniziale provocatoria emulazione apistica, anticipo subito che le foto di queste mie arnie, dai colori sbracati, naif,

arnie tramite le quali raccolgo la propoli sono cassette leggere, da "dieci", fornite abitualmente sul davanti anche di struttura portante per inserimento del cassettino rubapolline. Raccoglitore pollinico difeso, a sua volta, da una mini tettoia in plastica fatta partire sotto un listello frontale della cassetta stessa onde evitare che le gocce o l'eccessiva umidità della notte scivolino aderendo alla parete raggiungendo il prodotto ammassato. Con questo rudimentale scivolo si può immagazzinare polline "sano" anche dopo tre giorni di forzata sosta in loco nonostante "piogge argentine" sulla pineta di dannunziana memoria.

Chi si imbarca nel settore della propoli sono certo proseguirà anche con quello pollinico di cui forse pure riparleremo con molto piacere. Ma veniamo al tema prepostoci.)

 

Quando incominciare? Le operazioni, per il sottoscritto, residente in zona torinese a clima pedemontano, con tempo buono, di solito iniziano ad acacia sfiorita (25 maggio circa)

Tra i concreti vantaggi dell'inserimento reti ci sono già due utilità immediate

  1. Dai primi di luglio le api sovente sono costrette a fuoriuscire sulla balconata d'ingresso, sul davanzalino, per non morire soffocate assieme alla covata nascente per la proibitiva calura estiva. Ottima e provvidenziale, quindi, un'aerazione dall'alto-mielario con rete per raccolta propoli. Procurare loro un micro ventilatore per ogni ingresso o dei mini ombrelloni-come mi ha suggerito un ragazzino, mio grande amico fantasioso, forse è eccessivo...
  2. Con scarsità di importazione nettarifera le api, quasi per innato paradossale dovere kantiano morale, si dedicano a ruberie presso le vicine di casa più deboli o con ingressi megagalattici indifendibili. Tenerle occupate in una urgentissima riparazione edilizia (nientemeno che un tetto della casa scoperchiato!) distrae forzatamente le api dal facile diffuso vagabondaggio borseggiatore.

 

Le arnie casette fotografate frontalmente nella prima foto sono ora viste dall'alto, in visione polare direbbero gli studiosi di spore polliniche.

Sono stettoiate e private oltre che del tetto addirittura del soffitto che protegge la camera matrimoniale della Regina, cioè il suo estesissimo asilo-nido che verrà ora invece ricoperto con sola rete.

Puntine da disegno (colorate o meno) fisseranno la rete dopo essere stata ben tesa.

In alcune arnie scoperchiate-come si vede dai documenti fotografici- alcune reti sono vistosamente nuove di zecca mentre altre già imbrunite perché utilizzate nella stagione precedente. A scanso di facili entusiasmi molte saranno totalmente riempite solo nella stagione successiva. Anche se incomplete si potranno delicatamente spappolare di parte della resina ottenuta e, piegate bene, conservarle in un normale frigo, zona verdura in cui, però, mai dovrà mancare a lungo la corrente elettrica altrimenti le reti si ricopriranno di uno strato di morbida muffa, colore biancastro come quella del legno lasciato all'umido o colore verde sul limone, sul pane, sul formaggio. Addio, quindi, a propoli conquistata dalle nostre api con infinite lambenti morsicate, ripetute per circa venti interminabili minuti ad ogni ritorno a pieno carico..)

Piccoli cunei lignei, assicelle- sollevatori saranno necessari per impedire che il soffitto antipioggia combaci perfettamente con la rete sul reparto sottostante impedendo ciò che per noi, ora a scopo di "rapina", è di assoluta necessità. Bisogna cioè che alle api piombino addosso luce indesiderata e mini correnti d'aria.

 

La luce utile e fastidiosa...

Le mie coinquiline anitre germane come arrivo dal lavoro, mi dedicano dei voli-saltelli di gioia sia pure alimentare interessata. Si alzano in lunghi voli circolari schiamazzanti sopra il prato solo dopo le diciotto quando il sole non infastidisce troppo. Pure le api non amano la luce diretta.

 

Solo quando diventano anziane, bottinatrici, le api accettano la sfida per i loro piccoli e grandi occhi, per i loro cinquemilacinquecento ommatidi che come un puzzle assemblano spicchi di immagini, comprese le nostre movenze che dobbiamo far giungere loro sempre con estrema aristocratica nobile lentezza.

Luce e correnti d'aria. Realtà che a differenza dell'Apis dorsata con il suo unico favo all'aperto di un metro e che della luce ne fa pane quotidiano, le nostre api, dentro casa, non la sopportano se non minimamente e a cui vogliono sempre ovviare calafatando-"catramando" ogni eventuale fessura lucifera (lat. fero, fers= portare luce) o anemofora (gr. anemos= portatore di '' anima'', soffio, vento) della loro arnia.

 

Apporre sopra alla rete zanzariera del mielario un altro mielario vuoto con solito tetto antipioggia, offre pure sufficienti motivi di provocazione perchè le api vogliano intasare pian piano la nostra rete raccogli propoli.

 

Oltre i cunei lignei perché il tetto anti pioggia non combaci perfettamente alla rete zanzariera, altri piccoli supporti in legno (tipo i tronchetti di un ramoscello di un mio sempre generoso nocciolo Avellanea sativa (lat. Avellanea=Avellino, sativa da satus part. passato di sérere=seminare; coltivato, coltivabile) (Perbacco!).. Tronchetti, cioè, sono pure assolutamente necessari per tenere elevata la rete dai favi ad altezza d'api.

Se non si inseriscono questi legnetti- supporti- rialzi per la zanzariera, le api ricopriranno solo la parte da cui intravedono la luce. Le strisce bianche parallele di molte reti rilevano i listelli superiori dei favi su cui esse appoggiavano e sotto le quali le api non hanno potuto avanzare neppure a tastoni. Si può ovviare all'inconveniente, la prossima volta, facendo combaciare le zone già costruite sopra ai listelli dei favi e lasciando i vuoti per le intercapedini

 

Al centro, sulla rete zanzariera, sarà utilissimo aprire una mini fessura di modo che le api possano lavorarvi anche dall' esterno.

E' classica l'immagine del bimbo cresciutello che al risveglio si stiracchia alquanto, e , se sudato, si mette a scalciare la copertina ed il lenzuolo facendolo arrotolare al fondo piedi. Anche le gemme dopo il lungo periodo dormiente invernale iniziato su ordine dei fotocromi (masserelle di grasso nelle foglie) e dopo l'altrettanto solleticante invito a risvegliarsi, si stiracchiano un pò, scalciano i loro lenzuolini, le guaine che le avevano protette, lasciandole all'apice della pianta o lungo le varie ascelle dei rami più giovani.

 

La resina viene asportata e sfilacciata da queste gemme delle piante solo con temperature ottime. Solo a negozi-gemme aperte e con buona temperatura le api, cioè, possono fare i loro insostituibili acquisti resinosi.

Per andare incontro alle api, l'apicoltore dal cuore buono e previdente, in possesso di propoli dei raccolti precedenti, può offrirne qualche pezzetto all'interno d'una bottiglia a grossa apertura che garantirà ottimo ambiente climatico anche nelle ore in cui esso peggiori. Potrà far trovare alle api facilmente questa cava aurifera facendo prima maliziosamente cadere in precedenza qualche goccia di miele sul contenitore. Al resto ci penseranno loro!

Se la famiglia è un pò debole si può offrire solo metà zanzariera oscurando nel frattempo l'altra parte del mielario.

 

 

Un mio grande amico apicoltore, Stabio, il Leonardo delle invenzioni apicole dell'Apiario sperimentale La Mandria del Consorzio torinese, raccoglie la propoli ricorrendo a quattro semplici viti piazzate ai lati del coprinido, "cavatappi" che svitati gradatamente rialzano il soffitto millimetricamente quanto basta per infastidire le api che si daranno da fare per fessurare il tutto. Con un coltello robusto ogni tanto stacca il prodotto.

Evitare il contatto diretto della propoli col recipiente. Resina mista a cera

Assieme agli utili antibiotici flavonoidi nella resina è nascosta sempre anche una parte di cera. Per documentare la cosa, anche se ciò significa rovinarla a livello chimico perchè verranno ustionati i componenti, basta metterne qualche etto in un sacchetto e tenerlo cinque minuti al sole. Apparirà vistosamente un settore giallastro ceroso.

Tutto ciò, comunque, qui, vuole essere solo pretesto per ricordare anzitutto che la propoli non va mai immessa direttamente in vasetti di vetro-contenitori vari, sul cui fondo, grazie al calore, potrebbe incollarvisi, ma pur protetta da loro, deve essere separata tramite dei sacchettini estraibili quando pare e piace.

Dulcis-resina... in fundo: una ulteriore foto, uno stendi biancheria tipico, sfacciatamente reclamizzante il raccolto di un'intera stagione estiva. Sono certo che per gli amici diverrà buffa decisiva spinta a fare altrettanto. Con affetto.

Apicoltura PERCELSI RODOLFO
Percelsi Rodolfo. Via Po, 83. La Loggia (To). Tel.0119627976 Modem fax-con preavviso; e-mail adolfope@tin.it