Da: Filippo DE PISIS, Poesie, Vallecchi, Firenze 1953 (seconda edizione: prima ediz. del 1942)
Mazzo di fiori Lo so, è la tua grazia che vibra nei teneri petali, ciglia, occhi-ciechi anima vegetale che s’offre abbacinata a la luce, fronte, bocca, mento, cuore, vicina e lontana dolce irraggiungibile. Io sono l’ape immota a suggere questo nettare dolorosamente. |
La <<frase>>
In un momento qualunque suono, voce, <<frase>> vicina e lontana brivido del cuor di un poeta, aria profumata che va, passo che si spegne, sorvoli l’umana miseria in una tua gloria leggera voce e zampillo. L’ore grigie trapassi come muro ciclopico l’eco degli impossibili incontri. Misterioso polline che dài frutto al fior della vita, ape d’oro infaticabile o frase o musica, mi ài parlato di <<mattini dorati>>, <<d’albe gelide e tramonti di fuoco>> (Il vecchio barcaiolo curvo al suo desco nella nera cucina dello <<squero>> un piatto bianco una bottiglia nera. Rembrandt manierato e gentile). Nessuna scena importa, in un’ora qualunque su acqua verde o nuvola rosa basta il cuor di un poeta, di un povero, di un santo sapor di lagrime, e color d’occaso. Suoni, parole in un perfetto accordo e l’infinito volteggia e si torce (bella bocca baciata torso, come, braccia, mani, piedi). O voli, o paradiso scolorato e imminente. Ed è un angelo, vedi, che si libra prega e mi abbraccia. |