UOMINI E API di Geminello Alvi
Dall'ESPRESSO in edicola il 10 ottobre 1997
La collina s'adagia amena in questo declivio verde. E la casa di pietra con le travi
che spuntano dal tetto sfondato, i coppi sparsi intorno al muro fratturato
quasi la decorano meglio di prima. Né il vecchio che ci viveva, in questa frazione di
Foligno se ne lamenta. Seduto, guarda dall'alto le arnie sotto le robinie, e
si industria perchè il muretto non cada sopra quelle casse d'api. Accomoda
e snoda i fili di ferro; ricorda la guerra, la moglie che non cammina. Quando
arriva la scossa si solleva sulla seggiola con le manone rozze e tutte rovinate.
Ma poi ritorna, naturalmente silenzioso, a preoccuparsi delle arnie.
Nelle 'Nozze chimiche' di Christian Rosenkreuz,libro misteriosofico e inconsueto
di vari secoli fa, a un certo punto viene descritta una strana bilancia dove si
pesano gli uomini, il loro pregio eterno. Un pò come Gesù Cristo o qualche
Arcangelo faranno in cielo. Così il terremoto e questo vecchio semplice e mite
diventano una pesa, un modo per comparare gli uomini e gli eventi.
Un vecchio, le api, e il boato sovrumano che scuote la crosta sottile su cui si
vive, distruggendo vite e case e tutto quanto gli uomini credono indispensabile
e normale.
Chi mai potrebbe stargli accanto senza diminuirsi, senza svelare immediatamente
il proprio vero peso? Penso alla soubrette popputa che dice ciao al telefono
e si commuove per i canzonettisti che cantano, isterici davanti al papa che
applaude, mentre il Bertinotti, insonne, recita con Prodi l'ennesima puntata
delle avventure di Gianni e Pinotto, con gli altri politicastri di destra o
di sinistra, liftati, a recitare come gallinacci. E me li penso qui, adesso,
fermi accanto alle arnie, senza il carisma ipnotico che deriva dal denaro o dai
televisori. Tutti assieme non credo pesino quanto le api che questo vecchio silenzioso
si cura di accudire. Qui, malgrado le scosse, è gran pace.Il vecchio non vuole andare in una tenda,
e se ne rimane con il cappello in testa,seduto, a badare alla collina e alle
api. Tocca per terra. Non parla di Maastricht, di Euro, di Zorri zapatisti, di
competizione totale o mercati finanziari. Non uno degli argomenti per cui siamo
tormentati e pedagogizzati o ipnotizzati nella vita consueta ha qui, o per lui,
senso. Il terremoto è tremendo, è un orrore eccitato dal sole dentro la terra.
Distrugge e tormenta il sentire degli uomini; eppure anche scuote e avverte.
Soprattutto svela che cosa sia il toccare con i piedi la terra. Distrugge e tormenta
il sentire degli uomini; eppure anche scuote e avverte. Soprattutto svela che
cosa sia il toccare con i piedi la terra, appoggiarvisi.
Un mondo di visioni televisive, di procedure informatiche, di Pil e mercati
plasma in ognuno incubi ad aria condizionata.E' l'esistere senza i piedi
per terra, astratto nel brusio nel continuo di pensieri che plastificano
i cuori, in un universo sempre più finto, nel quale persino le mansuetissime
mucche impazziscono.Un cartone animato di calcoli continui, e improperi.
Ma se questa è, ahimè, l'oppiata percezione del mondo adesso, allora il
terremoto ha anche un suo pregio. Ridà peso.Fa risentire la terra, fa capire
che gli incubi venali o retorici dentro i cervelli sono un niente. Meglio
i declivi, il vecchio e le api, san Francesco.