L’ape parla danzando e dice dov’è il bottino
LA CONFERMA OTTENUTA CON MICROTRASMITTENTI POSTE SUL DORSO DEGLI INSETTI: SULLA RIVISTA «NATURE» GLI ESPERIMENTI COMPIUTI DA JOE R. RILEY
Pare che Karl von Frisch si sia ben meritato il suo Nobel nel 1973: le api effettivamente sembrerebbero in grado di "leggere" le danze delle compagne d'arnia per capire dove trovare il cibo migliore e più abbondante. Dalla metà del secolo scorso, dal 1967 per l'esattezza, data di pubblicazione del famoso articolo «The Dance Language and Orientation of Bees» (Harvard University Press), dubbi e controversie hanno offuscato gli straordinari risultati delle osservazioni compiute dal naturalista austriaco.
Tornando all'alveare cariche di nettare, le api cominciano a disegnare figure nell'aria in una specie di danza, mentre dimenano l'addome intriso di polline. E le compagne si radunano intorno, osservando la strana cerimonia. In questa scena Frisch vide una trasmissione di informazioni, una sorta di proto-linguaggio con cui questi insetti avviano le colleghe verso le fonti di cibo: la direzione dell'ape mentre danza indica la via da seguire in relazione al sole, la durata della danza esprime la distanza dal cibo e la frenesia del dondolamento comunica l'abbondanza della risorsa.
L'ipotesi fu accolta con certo scetticismo e anche quando la maggior parte degli studiosi si convinse della fondatezza della teoria della danza, voci autorevoli continuarono a sostenere che tutti quei movimenti erano diretti a trasmettere sì informazioni, ma di carattere olfattivo. Tra questi Adrian Wenner, professore emerito di storia naturale e grande esperto di api, convinto che l'olfatto sia l'unica sorgente di informazioni per questi insetti.
Il dibattito è proseguito sulle principali riviste di etologia, sui libri, sulle più svariate pubblicazioni di tema biologico. Ma finalmente sembra possibile mettere la parola fine a questa lunga diatriba: esce in questi giorni su «Nature» un articolo che porta nuovi dati in favore di Frisch e questa volta i metodi e le tecnologie utilizzati dovrebbero mettere a tacere qualunque oppositore.
Se infatti Frisch e i suoi successori dovevano basarsi sull'osservazione diretta degli animali per sostenere le loro ipotesi, oggi gli occhi non sempre sono sufficienti e i ricercatori possono fare affidamento su trasmittenti radio e satellitari per controllare e ricontrollare i percorsi di tartarughe, lupi, albatri, foche e via via delle più svariate specie marine o terrestri. Marchingegni sempre più precisi e leggeri, sempre più versatili e soprattutto sempre meno pesanti, miracoli tecnologici di miniaturizzazione.
Tanto piccoli da poter essere applicati su un’ape senza troppo disturbarne il volo e l’esistenza. È questa la grande novità del team del Tothamsted Research guidato da Joe R. Riley, che ha affiancato alle osservazioni sul campo i dati prodotti da questi microtrasponder che amplificano le frequenze degli animali in volo e rendono possibile registrarne i movimenti con un radar.
«Siamo stati i primi a utilizzare questa tecnica sugli insetti: non solo api, ma anche bombi, falene e farfalle - dice Riley - e speriamo in seguito di continuare a studiare i sistemi di navigazione usati dalle api e dagli altri insetti, anche se è molto difficile trovare i finanziamenti, che spesso prediligono campi di biologia molecolare e manipolazione genetica». Con un peso compreso tra i 6 e i 20 milligrammi, strumenti del genere erano impensabili fino a pochi anni fa (per lo meno in ambito etologico), ma oggi questi dispositivi aiutano a capire il motivo di quel ritardo con cui le nuove reclute dell'alveare raggiungono l'obiettivo cibo, ritardo che tanti dubbi aveva fatto sorgere riguardo all'ipotesi della danza comunicativa.
La spiegazione sarebbe proprio quella proposta per primo da Frisch, che aveva ipotizzato anche l'utilizzo dell'olfatto e di altri sensi, per individuare l'esatta posizione del cibo, una volta approssimatisi alla meta grazie alle indicazioni contenute nella danza. Riley e il suo gruppo hanno collocato sorgenti di cibo artificiali e poi hanno seguito le api in partenza dall'alveare al termine della danza delle compagne. Effettivamente gli insetti seguivano la direzione indicata, anche se venivano spostati a 250 metri dall'alveare. «In questo caso le api non si dirigevano verso il reale obiettivo, ma invece volavano dritte seguendo la direzione che le avrebbe condotte al cibo se non fossero state dislocate», precisa Riley nell'articolo, sottolineando che in questo modo era possibile escludere indizi di carattere olfattivo. «Le api lasciano l'alveare con la nozione della direzione e della distanza che le separa da una fonte di cibo mai vista in precedenza - spiega Riley - e la prova più attendibile viene proprio dal volo delle nuove reclute dislocate». In normali circostanze, conclude lo studioso, le api usano la danza per raggiungere un campo di fiori e si basano poi sull'olfatto per atterrare sull'obiettivo specifico. Questo diceva Karl von Frisch e questa è la conclusione su cui sembra calare il sipario a 23 anni dalla scomparsa del grande studioso, morto il 12 giugno 1982. Cui il Nobel dunque spettava, e a pieno titolo.
8/6/2005
Sara Capogrossi
http://www.lastampa.it/_settimanali/tst/estrattore/Tutto_Scienze/art10.asp