Spariscono api e fiori
In molti paesi europei stanno diminuendo alcune specie di piante selvatichee di insetti che le impollinano. Un fenomeno che ha anche serie ricadute economiche
Che api e fiori fossero legati da un destino comune si sapeva, ora è arrivata la conferma: se spariscono le une muoiono anche gli altri. È quanto emerge da una ricerca pubblicata dalla rivista Science: un'équipe di entomologi ha scoperto che dal 1980 le varietà di apoidei, grande famiglia che comprende migliaia di specie di api e bombi, sono diminuite in Gran Bretagna del 52 per cento e nei Paesi Bassi del 67.
Negli ultimi 25 anni la biodiversità ha ricevuto in questi due paesi, di cui lo studio si occupa, un duro colpo, e il fenomeno è ormai diffuso anche altrove. A essere maggiormente colpite le varietà più specializzate, che si nutrono del nettare e del polline di un unico tipo di fiore. Molte specie di insetti impollinatori e di piante selvatiche hanno subito un parallelo declino, impoverendo le campagne.
Lo studio non chiarisce se sia la morte degli impollinatori a far scomparire le piante o viceversa. Una cosa è certa: molte specie vegetali che si affidano esclusivamente agli apoidei per l'impollinazione si sono ridotte in modo drastico. Il loro posto è stato preso perlopiù da piante che sono impollinate attraverso il vento e l'acqua.
All'origine di tutto ci sarebbe il degrado dell'ecosistema. Problema, secondo gli specialisti, che non riguarda soltanto il Nord Europa: «Si sta verificando ovunque ci sia un'agricoltura estensiva» spiega Mario Colombo, docente di apidologia all'Università di Milano.
«La semplificazione dell'ambiente vegetale porta alla semplificazione di quello animale. Per esempio, alle api non piace il mais. Stanno cominciando a nutrirsene perché non trovano altro nei campi. Ma non tutte le specie riescono ad adattarsi».
In Gran Bretagna è nato così il Bumblebee Conservation Trust (Fondo per la conservazione dei bombi), un'associazione di ecologisti ed entomologi che si batte per la salvaguardia di questo insetto. Tre specie di bombi, delle 25 autoctone in Gran Bretagna e Irlanda, sarebbero già estinte e altre nove rischiano di fare la stessa fine.
Quelli del Fondo hanno fatto addestrare un cane da fiuto speciale: è un segugio di nome Quinn, ha poco più di un anno e riconosce l'odore dei nidi di bombo (un odore simile al miele). Così gli scienziati possono mappare gli alveari, altrimenti difficili da scovare, e monitorare lo stato di salute delle specie.
La scomparsa degli insetti selvatici non è soltanto un problema da ecologisti, bensì un fenomeno che può avere serie ricadute economiche. Molte colture, in particolare ortaggi e alberi da frutto, fanno affidamento su api e bombi per l'impollinazione.
Già da qualche anno, per ovviare alla diminuzione delle varietà selvatiche e accrescere la produzione, sono nate ditte che producono insetti impollinatori e ne vendono i nidi agli agricoltori. La Koppert, leader del settore, produce soprattutto bombi. Non a caso l'azienda è olandese, paese particolarmente colpito dall'impoverimento zoologico.
In Italia Mauro Pinzauti, docente di apidologia e apicoltura all'Università di Pisa, produce da vent'anni osmie, una specie di api selvatiche che non pungono e sono impollinatrici efficientissime.
Pinzauti è consulente di diverse aziende che commercializzano questi insetti e distribuisce gratis le sue osmie a molti agricoltori. «Sono molto usate per i frutteti» spiega «e hanno un altro vantaggio: sono utili anche per le piante selvatiche, ricreano la vegetazione e ripristinano la biodiversità nelle campagne».
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http://www.panorama.it/scienze/animali/articolo/ix1-A020001037449