Il disturbo e la causa: Se c’è un periodo di anomalo bel tempo invernale, così com’è accaduto quest’anno, una regina cova nonostante non ci sia apporto esterno di polline. Le api devono reagire a questa nuova covata attingendo al potenziale proteico del loro corpo e al polline immagazzinato nell’alveare per produrre pappa reale per le larve. L’inevitabile ritorno del freddo prima dello sfarfallamento impedirà alle api di uscire e di approvvigionarsi di acqua per la nuova generazione. Le api sfarfallanti avranno bisogno di acqua e polline per i primi tre giorni. Non potendo volare all’esterno, le api utilizzeranno l’acqua condensatasi negli angoli. Per la crescita delle larve occorre che venga mantenuta nell’alveare una temperatura tra i 32 e i 37 gradi Celsius, ma con un clima freddo la temperatura degli angoli sarà inferiore ai 25.
L’acqua che rimane stagnante a 25 gradi è un terreno di crescita perfetto per protozoi come il Nosema Apis, la causa della Nosemiasi, e il Malpighamoeba mellificae, la causa dell’Amebiasi. I protozoi e altri microrganismi provocano diarrea, e la diarrea amplifica la gravità della malattia. In certe famiglie d’api che hanno subito l’influenza di un periodo mite che ha indotto la regina a a covare, quando poi la temperatura ridiventa fredda, le api non possono defecare e diventano costipate. Queste api avranno un addome grasso (rigonfio). Se si schiaccia l’addome di queste api, uscirà polline secco. Questo problema può essere risolto con una miscela contenente: 70% di acqua calda, 25% di miele, 5% di succo di limone. Si spruzzano 100 grammi di questa soluzione per ogni arnia popolata in un giorno di sole a metà del giorno.
Come prevenzione e cura usiamo una nutrizione ad alto contenuto di proteine, con acidi derivati dalla frutta, api igieniche e una somministrazione minima di medicamenti.