Comunicato stampa I mieli italiani alla riscossa


I MIELI ITALIANI ALLA RISCOSSA: QUALITÀ, TIPICITÀ E SICUREZZA ALIMENTARE LE ARMI CONTRO L’OFFENSIVA DI CINA, AMERICA LATINA ED EST EUROPEO
Individuare una strategia comune a livello nazionale, che coinvolga i territori tipici di produzione, per contrastare l’invasione del miele extracomunitario, proposto a prezzi bassissimi e di qualità mediamente scadente. Sono questi gli obiettivi del Forum che l’Osservatorio nazionale del miele ha proposto di realizzare, in occasione dell’incontro svolto nei giorni scorsi a Castel San Pietro Terme (Bo), nell’ambito della 52° Fiera del miele.
Il Forum coinvolgerà le Amministrazioni centrali, alcune Regioni, Province e Comuni interessati, la Conferenza Stato-Regioni e le Associazioni di produttori apicoli.
Reagire prontamente alla rinnovata minaccia dei Paesi extraeuropei che si apprestano ad invadere il mercato è ormai un obbligo. Non essendo possibile contrastare il fenomeno sul fronte prezzi (la Cina offre miele a circa la metà del costo di produzione italiano), l’unica strada è quella della qualità.
Ne va dell’esistenza stessa dell’apicoltura italiana. Già ora in Italia si produce solo il 50% del fabbisogno nazionale: diminuire la quota equivarrebbe alla scomparsa dell’apicoltura e dei mieli italiani. Fortunatamente l’Italia – unico caso al mondo – produce oltre 30 diversi mieli monoflora e diversi millefiori ben caratterizzati, di altissima qualità. Manca solo una strategia comune che sia in grado di sfruttare le potenzialità dei produttori e gli strumenti che l’Unione europea offre, come Dop e Igp e, speriamo, il miele vergine integrale, per caratterizzare i mieli sul piano della territorialità e origine botanica, oltre che della qualità.
Il maggior pericolo viene dalla Cina, primo produttore mondiale, ora che l’Unione europea ha deciso di autorizzare nuovamente le importazioni di miele dal Paese asiatico, vietate nel 2002 dopo aver accertato la presenza di residui di un potente e pericoloso antibiotico. L’offerta asiatica è enorme e i prezzi allettanti (1,20/1,80 Euro/kg contro i 2,60/5,00 Euro/kg dei mieli nazionali).
Ma anche altre nazioni minacciano la sopravvivenza dell’apicoltura italiana: Argentina (4° produttore al mondo), Brasile e Cile, in parte superati i problemi economici interni sono nuovamente in lizza per accaparrarsi una quota di mercato. Dall’Est europeo infine, oltre alla solita Ungheria (primo produttore europeo), si stanno facendo sotto paesi come la Polonia, la Repubblica Ceca, la Bulgaria, la Romania e la Serbia, per non parlare della Turchia (5° produttore mondiale).
Tra i primi obiettivi di questo Forum, la riconoscibilità e la valorizzazione di mieli come, ad esempio, l’acacia e il castagno delle Prealpi, l’eucalipto della Maremma, gli agrumi d’Italia, i millefiori di macchia mediterranea o i mieli della Sardegna, in modo da affermare i mieli che insieme rappresentino tutto il territorio nazionale – in una ipotetica rete di Dop e Igp - e per i quali via sia una significativa disponibilità di prodotto.