Il 31 ottobre si è svolto a Cervia ( Ravenna ) organizzato dall'importatore, l'incontro sulle esperienze di feromone reale sintetico (Bee Boost ) in apicoltura.
Nel 98 sono stati molti gli apicoltori che hanno preso confidenza con questo " attrezzo apistico " e in tutti i modi che il genio dell' apicoltore suggerisce.
Tutto si può dire, meno che chi lo ha utilizzato sia rimasto indifferente. Gli utilizzatori , o sono rimasti entusiasti ( alcuni hanno dichiarato che ha superato ampiamente le aspettative) o profondamente delusi ( qualcuno lo ha definito la più grande
fregatura dell'anno )Sembra evidente che giudizi così profondamente diversi derivano da differenze nel modo di lavorare con le api e nel modo di utilizzare il prodotto. Vi sono inoltre aspetti che vanno indubbiamente meglio compresi. Anche le differenze ambientali e le caratteristiche genetiche delle api sembrano influenzare i risultati.
Il partito degli " scontenti " lo ha in genere considerato una sorta di "panacea" da mettere negli alveari il primo marzo e da dimenticare. Questi utilizzatori riferiscono di non aver notato in pratica stimolazioni della deposizione , controllo della sciamatura e in taluni casi la mortalità di regine senza ricambio della stessa e quindi famiglia che raccoglie, ma che lentamente si estingue.
Altri utilizzatori professionisti lo hanno utilizzato anch'essi in maniera estensiva, ma controllando le api più da vicino. Questi hanno verificato effetti variabili nella stimolazione e nel successivo controllo della sciamatura.
Ma vediamo nel dettaglio.
La circolazione del feromone aggiunto risulta probabilmente difficile nelle famiglie di dimensioni molto elevate specialmente in condizioni di grande abbondanza tipiche del meridione a fine aprile ( anche la maniera in cui lo si sistema può avere importanza)Diverse famiglie hanno prodotto celle,ma hanno poi sostituito la regina senza sciamare . In diverse famiglie è stata osservata la costruzione di celle che poi sono state distrutte, per essere poi di nuovo costruite e nuovamente distrutte senza sciamature per non meno di venticinque giorni.Diversi sciami usciti da alveari con Bee Boost sono risultati piccoli rispetto alla norma ( questo dato è confermato dagli scontenti) . Questo sembra confermato anche dalle esperienze francesi e belghe ( Lapis n°7 settembre 98). Si ipotizza che la presenza del feromone vicino alla porta di volo possa influire sulla formazione dello sciame anche in presenza di celle , impedendola o facendo sì che il numero di api che partecipano al processo di uscita sia minore.
Sistemando il supporto sulle calastre dei telai si può assistere a comportamenti di attenzione molto diversi a seconda delle caratteristiche della regina.
In alveari orfani o con regina vecchia il comportamento di "corte reale" attorno al supporto Bee Boost è molto marcato. In quelli con regina giovane l'attenzione delle api verso il supporto è molto minore .
Si ipotizza che questo comportamento possa essere usato per monitorare le caratteristiche feromonali della regina e di conseguenza la sua attitudine a sciamare . Ciò consentirebbe un intervento mirato , sia come aggiunta feromonale che come consuete pratiche di contenimento .
Una certa mortalità di regine vecchie con sostituzione è osservata dopo l'inserimento di Bee Boost in primavera ( marzo ) . In questi casi la regina sembra essere molto scarsa e destinata a sciamare e una sua sostituzione naturale e precoce viene definita utile ai fini produttivi. La sostituzione delle regine vecchie in primavera è però molto comune anche senza l'utilizzo di feromone .
La sostituzione della regina in presenza di feromone è indubbiamente uno dei motivi più scottanti. Questo non era forse l'anno più indicato per il
primo anno di utilizzo di un prodotto come il Bee Boost. E' opinione generale che sia stato un anno di grandi perdite di regine. Dal 10 al 100% ( incredibilmente anche un apiario di 15 alveari in provincia di Forlì è stato trovato un bel giorno coi 15 alveari contemporaneamente orfani . Il proprietario non sapeva dell'esistenza del Bee Boost) senza utilizzo di feromone.Difficile trovare spiegazioni. Si potrebbero fare ipotesi sul passaggio della nube radioattiva proprio in quel periodo o sugli effetti residuali di nuovi fitofarmaci o sugli effetti a lungo termine dell'acido ossalico ( i ricercatori spagnoli affermano che provochi non poche regine fucaiole) ma queste ipotesi sono solo ipotesi.
Nemmeno una segnalazione di mortalità di regine ipoteticamente associabile all'uso di Bee Boost giunge per il momento dall'estero. Comunque sia in molti casi le api hanno rinnovato regolarmente le regine in presenza di feromone fino a giugno inoltrato. In altri casi si sono ritrovate orfane e senza celle di emergenza ( ma potrebbero anche essere state fatte, con successiva perdita della regina vergine) . Difficile dire cosa sia successo perchË i nidi di questi alveari non venivano controllati ( per più di quaranta giorni ), essendo la produzione l'esigenza del momento.
E' da segnalare un caso particolarmente documentato in cui due apiari contigui di 40 unità, recanti le stesse quantità di feromone ( da uno a tre) immesso nello stesso periodo e con le stesse modalità, in produzione sull'acacia a pochi km di distanza hanno presentato in un caso totale normalità delle regine e nell'altro un'orfanità del 50%.I problemi sarebbero inoltre sorti dopo più di un mese dall'inserimento del feromone.Su questo tenore anche altri casi di utilizzo massivo. Un apicoltore ha segnalato 150 fra orfane e fucaiole su 300 con feromone con anche un controllo della sciamatura definito scarso. Purtroppo questi operatori hanno utilizzato il feromone sugli interi apiari e nessun elemento di controllo è oggettivamente disponibile.Per contro un altro operatore ha portato l'esperienza di utilizzo su 200 alveari ( 8 apiari ) tutte le regine vive nonostante tre supporti Bee Boost siano stati lasciati in permanenza negli alveari fino in alcuni casi a settembre e un controllo della sciamatura pressochè totale, mentre negli altri apiari dello stesso la sciamatura si è fatta sentire.. Molti degli scontenti hanno tolto il feromone al primo accenno di costruzione di celle. Altri hanno lasciato proseguire le api concludendo che non sempre ció si traduceva in sciamatura.
Insomma nella sostanza idee ancora molto confuse ......
Soprattutto, decisamente inspiegabile il ritrovamento di famiglie orfane dopo molto tempo dall'inserimento del feromone e senza che queste abbiano realizzato celle d'emergenza quando in molti altri casi le api hanno regolarmente sostituito le regine. Nelle ricerche effettuate le api non hanno mai ucciso le regine, anche con quantitativi giornalieri disponibili di feromone sintetico aggiunto 50 volte superiori a quelli utilizzati in campo in Italia.
D'altra parte, il quantitativo utilizzato in campo non dovrebbe essere ( in accordo alla letteratura scientifica e con riferimento alla quantità di api nell'alveare ) in grado di bloccare completamente la costruzione di celle reali d'emergenza in caso di orfanità. Non si spiega perchè molte famiglie abbiano tranquillamente cambiato la regina e altre non abbiano addirittura costruito celle di emergenza.
Non si spiega neanche considerando differenze genetiche di sensibilità al feromone.
Curiosamente, nessun problema è stato segnalato in marzo e Aprile. Tutti i problemi sono avvenuti nella seconda metà di maggio.
Il Bee Boost non è uno strumento da lasciare indiscriminatamente e senza controllo nell'alveare per quattro o cinque mesipuò succedere ad esempio che api orfane col feromone non " suonino " da orfane e di questo e necessario tenere conto.
Effetti del feromone mandibolare sullo sviluppo di covata in nuclei e famiglie
Numerose conferme sono giunte relativamente a questo tipo di utilizzo. Altri apicoltori non hanno invece percepito differenze.Significativo l'utilizzo massivo effettuato in primavera in numerosi apiari da cui è risultato un aumento della deposizione inversamente proporzionale alla forza delle famiglie.
Una correlazione sembra anche presente con le condizioni ambientali. Il miglioramento dello sviluppo delle famiglie sembra tanto migliore quanto più le condizioni ambientali sono avverse. Da citare un'esperienza di produzione di nuclei in Veneto. In queste
condizioni le famiglie realizzate a maggio con due favi di covata si invernavano solitamente su 5 telai. Con l'utilizzo del BEE BOOST sono state invernate su otto.Effetti di feromone mandibolare della regina sintetico su pacchi d'api
Le api a pacco sono tenute molto bene in coesione dal feromone. Persino troppo.... Bisogna considerare che in questa condizione di completa assenza di altri riferimenti ( covata coi relativi feromoni, ciclo biologico dell'alveare ( o meglio ex alveare) sconvolto e inesistente nel momento in cui le api sono ridotte a pacco ) e nella condizione di assoluta immobilità le api ricevono una forte sensazione di " presenza di regina" anche con poco feromone. Se si riuniscono senza nessuna cautela con altre api inarniate, queste avranno la sensazione di una riunione di due famiglie con regina. A causa delle condizioni in cui sono state mantenute saranno anche molto convinte che è la loro regina la migliore......
Il risultato sarà molto probabilmente l'uccisione della regina vera....anche perchè le api della famiglia inarniata non possono uccidere il BEE BOOST.E' necessario tener conto di questo nella riunione ed operare di conseguenza
L'uso di feromone mandibolare della regina nella gestione dei nuclei di fecondazione
L'utilizzo di una quantità moderata e proporzionale alla quantità di api presente nel nucleino di fecondazione ha dato effetti soddisfacenti nel mantenimento della coesione dello stesso e nella riduzione della deriva delle api. Le celle sono state accettate e le vergini si sono fecondate regolarmente. Per quest'uso sembra utile posizionare il feromone nella parte posteriore dell'arnietta, in un angolo. Il BEE BOOST ha mantenuto anche la coesione dei cassettini alla costituzione,fatti senza covata. In questa situzione è necessario introdurre una quantità più alta di feromone, disponendolo vicino all'ingresso, fino all'introduzione della prima cella. Inserendo la cella è necessario diminuire sensibilmente la quantità di feromone presente disponendolo nella parte posteriore. Non appoggiare il supporto al legno. Sembra che l'accumulo nel legno richieda alcuni giorni per disperdersi potendo così risultare in alcuni casi in eccesso facendo la differenza fra una buona o una cattiva accettazione della vergine
Esperienze pratiche di utilizzo con api orfane e per impollinazione con nuclei orfani in serre
L'aggiunta del supporto Bee Boost a famiglie orfane di varie dimensioni ha avuto effetti definibili sorprendenti senza tema di essere smentiti e sui quali sono risultati d'accordo anche i denigratori del prodotto. Vengono segnalati casi di alveari orfani o con regina vergine che hanno costruito la cera dei melari e li hanno poi riempiti di miele.
Notevole su tutti l'esperimento effettuato dall'apicoltore professionista Francesco Artese ( poi ripetuto da altri colleghi) che in pieno raccolto sull'arancio, quando le famiglie erano già al secondo melario,ha spostato il nido da due di queste,lasciando quattro melari con dentro un Bee Boost poggiati su un fondo mobile. A fine raccolto i melari erano pieni , mentre i nidi erano nel frattempo serviti ad altri scopi. Sembra che le bottinatrici abbiano prodotto anche in assenza del nido.Questo particolarissimo tipo di utilizzo potrebbe tornare utile anche:
* come tecnica veloce di contenimento della sciamatura
* come tecnica per trattare anticipatamente i nidi in caso di infestazione preoccupante di varroa mantenendo le bottinatrici in produzione.
Sembra dunque , visto l'ottimo funzionamento con api orfane e l'attività di volo e raccolta di polline da esse ottenibile, che il supporto Bee Boost sia molto adatto a sostituire la regina nell'utilizzo per nuclei da impollinazione delle serre. Vista la dimensione di questi, già un mezzo supporto potrebbe essere sufficente. Inoltre il feromone risulta consumato molto lentamente e attivo molto a lungo.Le api bottinano fino alla completa estinzione della famigliola.
Si può anche pensare all'utilizzo del feromone per la gestione controllata di blocchi di covata allo scopo di trattare la varroa come contemplato dal manuale Unaapi-Fai. Non è raro trovare alveari pesantemente infestati per i quali è difficile coi mezzi attualmente a disposizione riuscire a fare qualcosa. Un periodo di orfanità controllata dal feromone,senza derive e saccheggi , ma con api che raccolgono e costruiscono cera potrebbe far diventare determinante un unico trattamento della varroa. Bisogna però anche attentamente valutare la difficoltà di reintroduzione della regina dopo lungo tempo di orfanità.
Il feromone è stato utilizzato anche nella produzione di pappa reale e regine, spillato alla stecca portacupolini allo scopo di far salire un maggior numero di api. L'accettazione dei cupolini innestati è risultata normale, nonostante la presenza estremamente ravvicinata del supporto col feromone.( api orfane con feromone non sanno decidere nei primi tre giorni se fare celle reali o meno, ma le allevano se queste vengono loro proposte- come dire " se qualcuno ha deciso di farle noi le alleviamo) Sempre allo scopo di verificare la possibilità di far salire le api, il feromone è stato collocato all'inizio della fioritura dell'acacia in un alveare con due melari vuoti, fra i due telai centrali di quello superiore. Le api hanno raccolto poco, ma hanno disposto il miele nei telai centrali dei due melari in corrispondenza del feromone. L'utilizzo di feromone nel melario puó tornare utile per far raccogliere alle api nel melario senza intasare il nido ( sfruttando così ad esempio tutto il raccolto sull'acacia) o per ridurre la congestione del nido favorendo la salita a melario delle api ottenendo in questo modo un effetto antisciamatura. Tuttavia maggiori verifiche sembrano necessarie per questi utilizzi.
Per l' impollinazione delle serre
E' possibile produrre nuclei orfani che avranno scarsa propensione a bottinare oppure nuclei con regina.
In questo secondo caso si avranno invece i costi aggiuntivi legati alla presenza della regina ( necessità di un gran numero di regine fuori stagione, loro conservazione e gestione ecc.) e i problemi della non infrequente sciamatura dei nuclei all'interno delle serre.La produzione dei nuclei con Bee Boost è una soluzione che consente di ottenere nuclei con volo analogo a quelli con regina ma a costi inferiori.Anche i tempi di produzione dei nuclei vengono accelerati con l'utilizzo di Bee Boost, il cui utilizzo consente anche una maggior stabilità dei nuclei alla produzione,con deriva minima di api.
Per le impollinazioni più corte i nuclei potrebbero essere costi
tuiti anche senza telai.Effetti del feromone sulla costruzione di celle nelle varie situazioni
Aggiunta di feromone in presenza di regina in primavera, prima e durante la sciamatura
Il feromone sintetico integra la produzione della regina( che è di tre tipi ). L'insieme può ritardare o evitare la sciamatura. Come detto, estrema variabilità dei risultati ottenuti
L'aggiunta del feromone non blocca in alcun modo la costruzione delle celle se questa è già iniziata per qualsiasi motivo.
Il feromone non deve perciò essere inserito in ritardo.
Il solo BEE BOOST non dovrebbe di norma impedire completamente la costruzione di celle in assenza di regina. Questo aspetto è però al momento poco chiaro.
I
ntroduzione di regine in nuclei orfani con Bee BoostIn alcuni casi l'accettazione delle regine in presenza di Bee Boost non è stata eccellente,specialmente agli alti dosaggi del feromone. Il feromone non migliora l'eventuale accettazione della regina ed è bene limitarne la quantità presente al momento dell'introduzione della regina ad una quantità minima ( 1/10 del supporto vicino alla porta di volo) per mantenere la coesione e il volo di raccolta ( evitando saccheggi ) fino a che questa è uscita dalla gabbietta.Successivamente si può aggiungere una quantità maggiore di feromone ( ricordando che troppo non aiuta), proporzionale al numero delle api per stimolare la raccolta di polline. Nel caso di api su favi, finita la covata ( specialmente disopercolata) l'atrofizzazione ovarica delle operaie comincia a mancare. Questa mancanza che dipende dai feromoni della covata e da altro, ma non dal feromone mandibola, rende più difficile l'accettazione.
Attrazione di api alla deriva
-questo tipo di utilizzo non ha presentato particolari difficoltà. Con questa tecnica si possono produrre velocemente anche nuclei costituiti in prevalenza da api vecchie. I nuclei così prodotti hanno tirato la cera e raccolto in assenza di regina.Prevenzione dei saccheggi
* confermata anche la riduzione dei saccheggi in attoPer inarniare sciami
- Il Bee Boost, meglio ancora se insieme al feromone di Nasonov contenuto nel prodotto Swarm Catch, può essere utilizzato per un più facile, efficace e veloce inarniamento degli sciami.Appoggiare i supporti feromonali sui legni dei telai e scuotere come d'abitudine.Le api entrano più velocemente nell'arnia e difficilmente la lasceranno. Molto utile anche per raccogliere sciami a terra. Lasciando il feromone in taluni casi la regina è stata uccisa. Difficile spiegare queste differenze di comportamento.Blocchi di covata controllati per trattare la varroa
-Il Dossier " Varroa sotto controllo: istruzioni per l'uso " elaborato da UNAAPI e Fai presenta tra gli interventi complementari il blocco della covata. Tra i difetti del metodo vengono segnalati i rischi di saccheggio in condizioni di carestia che le famiglie orfanizzate dovrebbero affrontare. Questi sarebbero evitabili con l'utilizzo del Bee Boost negli alveari orfani.
Blocchi di covata con il metodo dell'asportazione della covata opercolata per il controllo della varroasi (
Secondo il dossier succitato)-la presenza di BEE BOOST nell'alveare di partenza a cui sono stati tolti favi con covata aperta, api e regina, conferisce una stabilità molto superiore, consentendo un miglior sfruttamento dell'eventuale raccolto del periodo, una maggiore capacità di costruzione della cera e una tenuta molto superiore ai saccheggi.
Ipotesi di produzioni nomadi con sciami a melario
L'"esperimento Artese " in cui le api hanno prodotto miele in assenza di nido ( ripetuto poi con successo da altri apicoltori) porta ad alcune considerazioni al momento teoriche, che suonano tra l'altro come sfrontate provocazioni, come tutte le novità molto ardite.
Di un "trasporto" di api per una produzione nomade si può considerare che i due terzi del volume e ben più di due terzi del peso, per quanto considerati essenziali sino a ieri, siano di fatto inutili dal punto di vista strettamente produttivo.
Se si mettessero le bottinatrici della famiglia dentro due melari e si portasse questo sul raccolto, anzichè la cassa col melario è evidente che un trasporto conterrebbe nello stesso volume e con peso inferiore il triplo di entità produttive.
Questo porta evidentemente ad un grande risparmio di costi, di fatica e di tempo.
Anche le operazioni di scarico risultano più agevoli e leggere visto che non si sballotta inutilmente il nido. Anche il recupero del miele sembra più agevole. Non avendo a che fare coi nidi, niente pericoli per regina e covata. Anche eventuali p
roblemi di saccheggio risulterebbero del tutto privi di importanza. Poi, assoluta mancanza di residui.Difficile dire " a lume di naso" che differenze di produzione ci siano tra la tecnica tradizionale e quella a sciame. L'alveare ha senz'altro più api, ma anche un consumo maggiore per il riscaldamento e la nutrizione della covata. Ha un suo ritmo di racco
lta e deve raggiungere condizioni ben note prima di cominciare a stoccare a melario. Quando comincia, il miele segue un percorso lungo e tortuoso prima di arrivare a melario. Lo sciame a melario è verosimilmente più veloce e l'energia necessaria per stoccare il miele è molto ridotta. Rimarrebbe anche da verificare se gli sciami a melario seguono le leggi di Farrar, ciò che una quantità ad esempio doppia di api produce più del doppio del miele.La produzione degli sciami a melario potrebbe essere in teoria abbastanza facile. Potrebbe essere sufficente spostare all'indietro l'alveare originale e mettere al suo posto un paio di melari su adeguato fondo. In poche ore questa struttura raccoglierebbe gran parte delle bottinatrici.
Tutte ipotesi audaci e intriganti.
Gianni Savorelli