FLORA DEI MONTI ERNICI


PREMESSA

Dal punto di vista botanico i Monti Ernici sono un biotopo quasi sconosciuto e quindi per colmare questa mancanza ecco il modesto contributo di questa pubblicazione prettamente scientifica e dallo scopo esclusivamente documentativo.
Da circa vent'anni, prima separatamente e ora insieme, ci dedichiamo alla classificazione delle specie vegetali dei Monti Ernici e, sin dal 1985, abbiamo istituito, all'interno del WWF, il CENTRO BOTANICO SPERIMENTALE poi divenuto anche GIARDINO BOTANICO FLORA ERNICA.
Inutile constatare le estreme difficoltà incontrate e ancora da affrontare nella classificazione fin qui svolta ma, vista la dedizione e la tranquillità con cui abbiamo operato, possiamo essere più che soddisfatti dei risultati ottenuti.
Allo stato attuale abbiamo classificato circa 1200 SPECIE appartenenti a 150 FAMIGLIE in uno spazio altitudinale compreso tra i 200 e i 2100 metri s.l.m.
Tutte le entità classificate sono state osservate sul campo e la maggior parte sono confortate da fotografie, essiccata (presenti nell'erbario della Pro-Loco di Collepardo), e ben 500 "specie vive" presenti e osservabili da tutti nel GIARDINO BOTANICO FLORA ERNICA.

LA FLORA ERNICA

Per flora ernica, così come già illustri Botanici avevano denominato una vasta zona del Lazio centrale "Flora Romana", si intende "battezzata" la zona geografica interessata dalla ricerca e che coincide con l'area che presumiamo essere influenzata dalle caratteristiche climatiche e geologiche dell'intero biotopo dei Monti Ernici.
Essa comprende tutta la dorsale da "Valle Pratiglio" (a nord-ovest) al fiume liri (lungo la Val Roveto in Abruzzo fino a Sora) e tutta la zona racchiusa dalla Via Casilina e dalla Via Maria (a Sud e ad Ovest).

I PUNTI FLORA WWF E LE ZONE CONSIGLIATE

GIARDINO BOTANICO FLORA ERNICA
Quasi il 50% dell'intera flora dei Monti Ernici e almeno un terzo di quella appenninica vegeta in questa struttura unica nel suo genere.
Esso è raggiungibile attraverso la strada provinciale che conduce alla nota Certosa di Trisulti (da Collepardo, a due chilometri, in direzione Trisulti) ed è aperto da Aprile a Luglio il sabato pomeriggio e nei giorni festivi (Gite organizzate o scolaresche possono prenotarsi per altri giorni telefonando allo 0775/47012 in orario d'ufficio).
IL SENTIERO DEI FIORI
E' un sentiero natura di recente realizzazione ed è una novità assoluta nel suo campo. In un percorso altitudinale di circa quattro chilometri (dalla Stazione sciistica di Campocatino a Fonte Pozzotello) sono collocate delle artistiche tabelle che illustrano e consentono di riconoscere le specie floreali (circa sessanta) che man mano si incontrano sul sentiero.
Il periodo consigliato per effettuare l'escursione va da Giugno a Settembre con preferenza per i mesi di Giugno e di Luglio.
LAGO DI CANTERNO
A poca distanza da Fiuggi esiste questo piccolo lago carsico che sulle sue rive e nelle paludi circostanti offre, a chi ha il coraggio di impantanarsi, una panoramica sufficientemente completa della vegetazione igrofila e palustre. Nello stesso lago è in fase di istituzione una microoasi del WWF nella quale sarà possibile osservare varie specie di fauna palustre.
LUNGO LIRI
Interessantissimo per l'osservazione della flora fluviale e palustre tutto il tratto dalla Valle di Roveto (Abruzzo) fino alle porte di Sora.
ZOMPO DELLO SCHIOPPO
Sotto l'omonima e spettacolare cascata (alta oltre 100 metri) esiste un tipico ambiente umido di Faggeta dove è possibile osservare specie botaniche interessantissime e curiose come la rara "Parnassia palustris" o la "Pinguicola", unica pianta carnivora delle nostre zone.
PRATO DI CAMPOLI E COSTA DEI FIORI
A partire dal mese di maggio questa zona, se ci si incammina verso le vette del Monte Fragara, del Passeggio o Pizzo Deta, offre numerose e variopinte fioriture di orchidee, viole, anemoni, narcisi e tante altre. La zona è gestita da una cooperativa locale che ben custodisce l'intera area attrezzata di servizi, parcheggi e tavoli pic-nic. Allontanandosi di poche decine di metri dalla strada è possibile ammirare e osservare l'interessante e spettacolare faggeta con la ricchezza primaverile del sottobosco.
COLLEPARDO
Detto anche "Paese delle erbe" ospita, grazie alla Pro-loco e al WWF un interessante e antico MUSEO DELLE ERBE. Nel paese, ogni anno nel periodo maggio - giugno, le stesse associazioni organizzano un CORSO INTRODUTTIVO AL RICONOSCIMENTO ED USO DELLE PIANTE OFFICINALI.
CERTOSA DI TRISULTI
La magnifica e secolare omonima querceta offre nel periodo primaverile una varietà quasi incalcolabile di flora spontanea. All'interno della Certosa esiste l'antichissima FARMACIA CERTOSINA simbolo della tradizione erboristica dei luoghi circostanti.

I MONTI ERNICI

Geografia, morfologia e clima
I Monti Ernici sono una catena montuosa del sub-appennino centrale e costituiscono con il loro spartiacque il confine naturale tra il Lazio (nord-Ciociaria) e l'Abruzzo con versanti conseguentemente esposti ad ovest (più articolati e meno ripidi) e ad est (più diretti e ripidi).
Le cime sono alte mediamente 2000 metri, la più alta è quella del Monte Passeggio (2064) seguito dal Pizzo Deta (2041), Monte Fragara (2006) e Monte Ginepro (2004) costituenti nel loro insieme il massiccio meridionale (Gruppo Pratelle - Prato di Campoli). Il massiccio settentrionale (Campocatino - Monna - Rotonaria) si presenta più continuo nei crinali formando un'unica lunga dorsale che da Campocatino (1800) culmina con il Monte Pozzotello (1995), Monte Crepacuore (1997), Monte Ortara (1900), Monte Monna (1952), Monte Fanfilli (1952) e Monte Rotonaria (1750).
Per l'influenza di più climi, continentale-balcanico da est e oceanico mediterraneo da ovest, non è possibile definire una situazione climatica precisa se non individuare i vari mesoclimi territoriali dipendenti dall'esposizione dei versanti (più di dipendenza mediterranea quelli ad ovest e prettamente continentali quelli abruzzesi) e condizioni microclimatiche ed edafiche determinate dall'intersezione ed esposizione delle vallate, dalle formazioni geologiche e tettoniche e dalla natura geo-chimica e idrologica dei suoli.

Geologia e Tettonica
I Monti Ernici iniziarono la loro emersione dovuta a movimenti tettonici nel periodo TRIASSICO (circa 230 milioni di anni fa). Ciò può essere verificato dalla presenza di numerosi lamellibranchi fossili (conchiglie coniche dette Rudiste) distribuiti a diverse altitudini e facilmente osservabili all'inizio del sentiero Campocatino - Monna.
In generale si tratta di un massiccio CALCAREO - DOLOMITICO costituito in prevalenza da rocce calcaree affioranti e da evidenti fenomeni carsici. Unica eccezione di anomalia geologica è una porzione della dorsale centrale (Valle dell'Inferno - Monte Prato) che presenta "lastroni" affioranti totalmente costituiti da PUDDINGHE (agglomerati che si presentano come un impasto di pietruzze più o meno arrotondate).
Nell'orizzonte montano inferiore (fascia Vico nel Lazio - Trisulti) possono essere trovati piccolissimi giacimenti di Limonite (minerale ferroso), Bauxite e i resti di una miniera di asfalto unica attività mineraria della zona nei pressi della Certosa di Trisulti e che ora è utilizzata per la coltura di funghi.
Nella zona pianeggiante e collinare che man mano si estende verso ovest la natura sempre carsica e calcarea del suolo e spesso interrotta da arenarie, sabbie e argille torbiditiche e, particolarmente interessante, il "Cono di Tecchiena" (la montagnola conica che sovrasta il castello di Tecchiena o Grangia) che, secondo alcuni autori, pare rappresenti il residuo di un'esplosione vulcanica.

LA VEGETAZIONE

Man mano che dalla zona pianeggiante si procede verso est fino alle cime più alte, la vegetazione si distribuisce secondo piani altitudinali precisi e fortemente condizionati dalle influenze climatiche.

PIANO BASALE
Orizzonte submediterraneo
(200 - 700 mt. s.l.m.)
Zone umide, lago di Canterno, Castagneti di Alatri, Fiuggi e Acuto, Boschetti planiziali e collinari(Roverella, Acero campestre, Tiglio, Carpino, Frassino), coltivi, incolti e uliveti.
PIANO MONTANO
Orizzonte montano inferiore
(700 - 1200 mt. s.l.m.)
Cespuglieti di Ginepro, Cerreta diTrisulti, Bosco misto (Acero,Carpino, Castagno, Frassino,Roverella e faggio).
Orizzonte montano superiore
(1200 - 1700 mt. s.l.m.)
Faggeta pura e praterie montane.
PIANO CULMINALE
Orizzonte subalpino
(1700-1800 mt. s.l.m.)
Margine superiore della faggeta, earbusteti d'altitudine.
Orizzonte alpino
(1800 - 2100 mt. s.l.m.)
Praterie d'altitudine, ghiaioni, zonerocciose e pietraie.

ECOLOGIA DEI PRINCIPALI AMBIENTI VEGETALI

Il piano basale (la campagna)
Non sarebbe corretto definirlo come ambiente unico ma, in quanto caratterizzato dall'unione di diversi microambienti (boschetti, colture, incolti, fossi e uliveti), non abbiamo altra soluzione per esemplificare una zona tanto ricca quanto complessa.
Si tratta di un ambiente sottoposto a continue alterazioni sia di carattere edilizio che agricolo ed è soprattutto quest'ultimo a determinare le varie successioni vegetali spontanee delle zone coltivate dove la predominanza di graminacee (coltivate e non) è "colorata" spesso da composite (margherite, crisantemi, cardi e fiordalisi), papaveri, ranuncolacee (speronelle, anemoni e ranuncoli), ombrellifere (carota selvatica, cicuta ecc.) e liliacee (latte di gallina, agli selvatici e rarissimi tulipani selvatici).
Si tratta di specie altamente adattate alle diverse lavorazioni del terreno (zappatura, aratura, mietitura e bruciatura) ma non altrettanto agli interventi chimici (insetticidi e pesticidi) che, oltre alle loro negative influenze, sottoforma di residuo accumulato, sull'alimentazione umana stanno determinando la scomparsa di quelle specie i cui colori stagliavano tra il giallo dei campi di grano e di orzo.
I boschetti, a parte gli estesi castagneti presenti da Alatri a Fiuggi e Acuto, sono ormai presenti in forma di residuo e costituiti in larga parte da Roverella e Carpino mentre a delimitazione di confini privati o di strade o lungo i fossati e le rive dei fiumi resistono ancora grosse querce (cerri, roveri e farnie), pioppi delle tre specie, olmi e ontani. A livello infestante sono invece abbondanti alberi come robinie e ailanti che progressivamente vanno sostituendo i già rari esempi di vegetazione autoctona.
Altro microambiente è costituito dalle siepi (rovo, biancospino, prugnolo, sanguinello e ginestre) che, al loro interno, ospitano nidi di uccelli insettivori e insetti predatori (utili all'agricoltura), ciclamini, viole, anemoni e pervinche.
Molto interessanti dal punto di vista botanico sono gli incolti spesso aridi e rocciosi (garighe) e gli uliveti. In questi ambienti, poco alterati dall'uomo, esistono numerosissime specie di orchidacee, succulenti asparagi, mediterranei esempi di ginestre, terebinti, lentischi e lecci e bianchi cuscini arbustivi di cisto mentre erbe aromatiche (timo, mentuccia, santoreggia e origano) inebriano l'aria di profumi gradevoli e penetranti.

GLI AMBIENTI UMIDI

Per ambienti umidi si intendono tutte quelle zone dove la presenza di acque superficiali determina condizioni vegetative favorevoli per le piante igrofile.
Tali ambienti sono costituiti da stagni, ruscelli, acquitrini, fiumi, laghi e paludi che, nel caso dei monti Ernici, sono tutti situati nel piano basale e quindi nella zona pianeggiante.
In realtà l'unico grosso habitat palustre è costituito dal lago di Canterno e l'intero suo bacino mentre altri esempi sono ovunque distribuiti in maniera puntiforme e comunque di carattere stagionale.
La vegetazione presente, detta appunto igrofila o idrofila, può essere distinta in due gruppi a seconda delle necessità ecologiche:
Queste piante presentano adattamenti specifici adatti alla vita acquatica. Nella maggior parte dei casi si tratta di MONOCOTILEDONI e comunque mai di piante legnose che altrimenti andrebbero incontro a deperimento. I fusti presentano grosse cavità e le radici non sono rigide ma quasi sempre tenere e flessuose. La caratteristica principale di adattamento è costituita dalla presenza di queste cavità sia nel fusto che nelle radici aventi lo scopo di areare e quindi fornire ossigeno alle parti sommerse soprattutto nella fase di germogliazione.
Le famiglie vegetali prettamente igrofile (con specie esclusivamente acquatiche) sono rappresentate da: Juncaceae, Thyphaceae, Potamogetonaceae, Sparganiaceae, Lemnaceae, Lythraceae, equisetaceae e Salicaceae ; mentre altre famiglie, non prettamente acquatiche, da: Cruciferae, Ranuncolaceae e graminaceae.

LA FAGGETA

E' la foresta appenninica per eccellenza e occupa praticamente tutta la superficie del piano montano. L'insieme dei faggi che la compone influenza totalmente, con le fitte e dense chiome, il sottobosco che si presenta oscuro e quindi privo di vegetazione significativa.
I faggi, a differenza di altri alberi, non affondano le radici nel suolo ma formano tra più individui fitte ragnatele quasi superficiali che imbrigliano il suolo e ne impediscono l'erosione.
Questo particolare sviluppo radicale è dovuto all'alta permeabilità del suolo e quindi alla necessità di catturare l'umidità superficiale trattenuta anche dalla spessa lettiera di foglie.
Dati gli impedimenti alla penetrazione della luce dalle fitte chiome la vegetazione sottostante rimedia all'inconveniente mediante adattamenti spaziali e temporali.
Quando gli alberi sono ancora privi di foglie, nel caso della faggeta da ottobre a giugno, soprattutto nel mese di maggio assistiamo ad una vera esplosione di fioriture (anemoni, primule, lilium, narcisi, bucaneve, ciclamini, orchidee ecc.) mentre, quando l'oscurità incombe nel periodo estivo, solo alcune specie particolarmente adattate alla scarsità di luce (felci e altre piante con larghe e scure foglie dense di clorofilla) riescono ad emergere dalla lettiera che si presenta stratificata per via della lenta decomposizione (data la bassa temperatura una foglia di faggio può impiegare anche quattro anni prima di essere totalmente decomposta ed ecco perché la lettiera è così abbondante). Molto interessanti, in tutte le stagioni, sono invece le radure e i margini della foresta dove l'evidente maggiore luminosità consente la crescita di numerose e interessantissime specie vegetali (genziane, epilobi, fragole, lamponi, sorbi, campanule, aquilegie, orchidee, cardi e varipinte composite).
Quando, salendo, si raggiunge il limite della faggeta, a quota 1800 metri circa, i faggi perdono il loro fusto alto e slanciato per diventare bassi e intrigati a causa del vento che, incessantemente, soffia sulle alte creste.

L'AMBIENTE CULMINALE O CACUMINALE

L' ambiente culminale inizia laddove finisce la faggeta e quindi, a seconda delle zone, è compreso in una fascia altitudinale oscillante tra i 1700 e i 2100 metri. Ecco quindi che da un primo sguardo tale ambiente appare spoglio e privo di coperture vegetali cospicue con qualche sparsa prateria, rupi maestose, pietre aguzze affioranti e ghiaioni.
In queste condizioni le piante devono lottare contro il vento, il gelo, la copertura di neve e la siccità. Per questo motivo esse presentano adattamenti specifici atti a difenderle dalle condizioni estreme dell'alta montagna.
Il vento e il carico gravitazionale della neve impediscono la crescita e l'attecchimento delle specie arboree e quindi gli arbusti si presentano nella forma a " cuscinetto " come nel caso del GINEPRO PROSTRATO (Juniperus nana) che forma larghe macchie sempreverdi lungo i pendii sassosi.
Il gelo e la neve condizionano a tal punto l'attività vegetativa che le fioriture vengono regolate esclusivamente dal periodo di scomparsa della neve. La siccità che, ricordiamo, non è propria solo dei climi caldi ( l'acqua in alta montagna si disperde facilmente o è presente in forma di neve o di ghiaccio e quindi non è assimilabile dagli apparati radicali) determina adattamenti tendenti a conservare l'acqua (piante grasse) o a limitarne l'evaporazione attraverso la presenza di una fitta peluria che conferisce al fusto e alle foglie una colorazione grigio-tomentosa.
Molte piante si adattano all'evoluzione dinamica dei ghiaioni con apparati radicali capaci di rispondere in modo "elastico" ai piccoli e continui movimenti del pietrame.

Walter Culicelli