L'Exultet è un prodotto multimediale ante litteram, confezionato ad hoc, a partire dal secolo X in un'area molto ben circoscritta, quella geostorica della Longobardia minore.
E' un rotolo formato da fogli di pergamena cuciti insieme sui quali è trascritto il testo della Benedictio cerei, corredato da notazioni musicali ed illustrato da miniature che corrono nel senso inverso alla scrittura, particolare insolito ma funzionale alla destinazione d'uso: la suggestiva liturgia del sabato santo.
Durante la veglia, nella chiesa gremita, satura di incenso, ricca di preziosi arredi, rischiarata dalla luce mobile che profila uomini, architetture e cose in cangianti sembianze. Il diacono intona la Laus, srotolando man mano dall'alto dell'ambone il rotolo davanti al clero e ai fedeli riuniti in mistica attesa. In un'atmosfera solenne e trepidante dove i gesti, gli apparati, i canti, le luci, gli odori concorrono a preparare gli animi all'estrema catarsi della tragedia cristiana, l'illustrazione, la scrittura e il canto si fondono nell'Exultet in una sintesi sfarzosa carica di significati religiosi, politici ed ideologici la cui riconoscibilità immediata è affidata all'immagine.
Nella rielaborazione emotiva e nel ripensamento di ciò che è stato il Medio-Evo, mai, come in questi ultimi anni, lo sguardo, saturo di consumo visuale, ha riportato all'orizzonte della storia i segni, i significati, le connessioni strutturali di parole quali imago, pictura, species, vultus, con cui quell'epoca lontana e distante designava l'immagine, penetrando i sensi: didattica ma anche, memoria delle cose sante e funzione emozionale,
Nell'Exultet c'è tutto questo e di più. Già come oggetto, per confezionarne uno occorrono le pelli di 30 pecore, l'Exultet esprime, senza mezzi termini, lo status symbol e il potere dei grandi signori della preghiera, della guerra e del denaro, i committenti di questo potente mezzo di comunicazione che usa linguaggi diversi nella logica di una inculturazione serrata volta verso tutti i fedeli, la maggior parte "idiotae" analfabeti.
La parola cantata, drammatizzata, scritta, visualizzata in un contesto di forte emotività devozionale, colpisce gli astanti, ognuno dei quali decodifica i segni che sa intendere.
Nel rapporto testo-immagine il Medioevo privilegia il testo cui l'immagine è subalterna. "In ipsa legunt qui litteras nesciunt".
Il pensiero di Gregorio Magno, semplificato dal Mâle(1898) nella fortunata espressione di Biblia pauperum ha segnato tutto il Medioevo. Ancora nel secolo XII Onorio Augustodunense definisce la figurazione come litterae laicorum. L'immagine assume per gli analfabeti la funzione propria del testo destinato ai letterati che possiedonogli strumenti per comprenderlo. Attraverso la figurazione si organizza un discorso visuale, l'unico comprensibile alle masse, che però, non sempre risulta essere speculare al testo. Spesso l'immagine è manipolata per affermare concetti forti, funzionali al potere e alla cultura dominante. Un chiaro esempio è la raffigurazione delle api che è presente nella maggior parte degli Exultet. La scena delle api, che simboleggia la verginità di Maria, è caratterizzata da varietà iconografiche riferibili a due tipologie: una figurazione, forse di origine bizantina, ridotta agli elementi essenziali, quali api, alveari e fiori e un gusto più narrativo e popolare che compone scene realistiche e vivaci raffiguranti sciami che volano per i campi, contadini intenti a raccogliere miele e cera o catturare uno sciame per rinchiuderlo nei bugni.
Floriana Sacchetti