da Il giornale di Brescia on line Data pubblicazione:23-07-2003
Anche le api... alzano il gomito
Entomologia
Le api sono forse gli insetti che conosciamo meglio, e questo anche perché la loro operosità è stata sfruttata, sin da tempi immemorabili, per ottenere quel prodigio che è il miele, unico dolcificante usato dall’uomo fino all’avvento dello zucchero.
Amate per questo e per gli altri prodotti di alveare come pappa reale e propoli, ma odiate per la loro abitudine di colpire col pungiglione se si sentono minacciate, sono da sempre sotto la lente d’ingrandimento degli scienziati.
L’azione pronuba delle api nella fecondazione dei fiori di molte piante è forse la loro caratteristica più studiata: senza questi insetti che nutrendosi del nettare trasportano il polline di fiore in fiore, consentendo la fecondazione e quindi la nascita del frutto, non avremmo né mele né pere, né moltissimi altri appetitosi ingredienti delle nostre mense.
A questo proposito una scoperta interessante è stata fatta di recente da alcuni scienziati francesi: essi hanno appurato che la scelta dei fiori da visitare non dipende soltanto dal colore, come si pensava finora, ma anche dall’odore. Sembra infatti che il nettare di cui le api si nutrono emani per loro un profumo irresistibile e che esse riescano perciò a riconoscere i fiori più ricchi di questa prelibata sostanza zuccherina grazie a dei recettori olfattivi situati sulle antenne.
Gli agricoltori che desiderino avere raccolti più abbondanti non devono fare altro, quindi, che selezionare specie vegetali capaci di produrre più nettare possibile, senza bisogno di spargere (come si fa negli Stati Uniti) ormoni sessuali sintetici per attirare gli impollinatori. A Panama, invece, è stata studiata l’azione delle api sulla produttività delle piante da caffè (che normalmente non hanno bisogno dell’impollinazione animale).
Ebbene, è stato sufficiente introdurre un certo numero di api africane per ottenere un aumento dell’impollinazione delle piante e quindi del loro rendimento, addirittura del 50%. Ma l’attività di impollinatrici delle api può essere assai utile anche per diffondere alcuni fitofarmaci usati in agricoltura per difendere il raccolto da agenti patogeni.
Gli scienziati hanno deliberatamente infettato tre campi di fragole con un fungo che ne faceva ammalare i fiori e hanno constatato che col solo aiuto delle api il fungo è diminuito del 72%, più di quanto si sarebbe ottenuto irrorando di pesticidi i campi con un aereo.
Ma parlando di quanto ci possano essere utili questi insetti, bisogna citare anche un singolare studio svolto dall’Università dell’Ohio, che propone le api come cavie di farmaci per disintossicare gli alcolisti. Esse, infatti, sono grandi bevitrici di alcool (la dose che possono ingurgitare equivale a 10 litri di vino bevuti da noi), fino al punto di ubriacarsi ; possono dunque essere disintossicate con farmaci studiati per l’uomo e darci utili informazioni sulla loro efficacia.