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Le api nel Canone
L’analisi delle interferenze, rectius delle relazioni, tra il mondo di Sherlock Holmes e quello dell’apicultura può compiersi, a mio parere, seguendo tre diverse strade: quella puramente letteraria, nella quale bisognerà soffermarsi sull’uso dell’ape come strumento metaforico, usato per evocare operosità, organizzazione, tenacia, laboriosità; quella strettamente biografica, legata al contributo del grande detective all’allevamento delle api ed all’uso della cera nell’arte del travestimento ed infine quella fantastica - la più azzardata - nella quale si pretende di indicare quali fossero gli scopi mediati che Holmes perseguiva attraverso lo studio dell’apicultura. Dal punto di vista strettamente letterario Sir Arthur Conan
Doyle ha più volte utilizzato il mondo delle api per evocare l’immagine
dell’industriosità, dell’operosità o, come si direbbe con termine
odiernissimo, di fattiva collaborazione. Sotto l’aspetto puramente biografico, invece, è di nostro particolare interesse soffermarci sul frutto delle riflessioni notturne e delle lunghe giornate di lavoro dell'ultimo Holmes. Dai resoconti delle avventure pubblicate (8) sappiamo infatti che alla fine della sua mirabile carriera di investigatore, Sherlock Holmes si è ritirato nel sud del Sussex [LAST, 978, zzz] (9), dedicando al mondo delle api lo stesso impegno riservato allo studio della criminalità londinese.
Veniamo, infine, all’aspetto fantastico. L’interesse di Holmes per il mondo delle api è stato approfondito da altri studiosi del Sacro Canone, che hanno visto in esso uno scopo mediato. Bunson, nella sua Encyclopedia, riporta la nota teoria dell’eminente Baring-Gould, secondo il quale il grande detective è vissuto fino al 1957 grazie all’uso di una mistura a base di pappa reale, mentre ne "I 17 scalini" Enrico Solito e Stefano Guerra ipotizzano che l’approfondimento per il comportamento di quegli animali fosse indirizzato ad una possibile sostituzione nell’egregio lavoro svolto dai piccioni viaggiatori. A parte queste riflessioni, la cui veridicità non è suffragata da precisi riferimenti nei testi, sappiamo con certezza come Holmes sia ricorso alla cera d’api per assumere l’aspetto emaciato del moribondo agli occhi del dottor Watson ne "L’avventura del detective morente" [DYIN, 941, 116] (11). Questi riferimenti alle api contenuti nel Canone paiono, agli occhi di noi appassionati, bastanti per giustificare una menzione di Sherlock Holmes nel suo museo. Come le dicevo, mi rendo perfettamente conto dello sbigottimento iniziale che avrà provato nel leggere queste note. Parole come Sacro Canone, grande detective, holmesiani, Encyclopedia Sherlockiana, possono sembrare altisonanti, persino risibili, ma la prego di considerare la particolare attenzione da noi dedicata ad un personaggio che molti ritengono addirittura mai esistito. Un parto della fervida fantasia di Sir Arthur Conan Doyle, modesto medico oculista al quale – comunque – dobbiamo molte delle nostre ore più felici. |
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