Comunicati stampa Ismea
Miele, raccolti scarsi e prezzi elevati nel 2001
I trattamenti ai vigneti decimano gli alveari
Roma,3 luglio 2001
Il mercato del miele non è ancora entrato nella sua fase più attiva. Dalle prime intenzioni mostrate dagli operatori, tuttavia, l'eventualità che i listini raggiungano livelli medio-alti risulta quest'anno sempre più attendibile, soprattutto in considerazione dei magri raccolti che hanno caratterizzato molte tipologie di miele.
Prezzi elevati - rende noto l'Ismea - sono attesi in particolare per il prodotto d'acacia, a causa di una scarsa produzione nazionale e di una ridotta interferenza del miele ungherese, disponibile solo in quantitativi limitati. A giugno le prime quotazioni sulle piazze italiane hanno oscillato attorno alle 7-8mila lire il chilo franco produttore, mentre in Ungheria si registrano prezzi tra 4.500 e 5mila lire.
Sui raccolti 2001, intanto, si conferma scarsa nella generalità delle zone vocate la produzione di sulla, con la sola eccezione delle Calabria, e soprattutto del Crotonese, dove le rese superano i 50 chilogrammi per alveare. Deludente anche la produzione nazionale di miele di castagno, ancora in corso in molte regioni, con rendimenti sotto la media in tutta la fascia appenninica e alle basse altitudini dell'area subalpina.
La siccità, nel frattempo, potrebbe creare problemi al raccolto di millefiori estivo, con risultati che si preannunciano estremamente diversificati da zona a zona. Buone invece le condizioni climatiche per il miele di medica e di eucalipto, con attese soddisfacenti - a detta degli operatori - anche per il girasole, soprattutto nelle Marche.
In relazione alle altre tipologie di miele, i primi riscontri non appaiono favorevoli per il tiglio, anche se bisognerà attendere la fine di luglio per avere un quadro più chiaro della situazione. Stanno lentamente creandosi, infine, le condizioni favorevoli per l'avvio del raccolto di melata di metcalfa, mentre sul fronte sanitario i trattamenti antiparassitari in corso nelle province viticole di Alessandria, Asti, Cuneo e Torino hanno determinato frequenti decessi e consistenti perdite delle famiglie di api.