Apicoltori in subbuglio per le nuove direttive europee che aboliscono l'indicazione miele di "montagna"
Nel mondo degli apicoltori, a livello nazionale e anche in Valle d’Aosta, ha creato scompiglio una recente circolare del ministero delle Risorse agricole che recepisce una direttiva europea: il documento vieta di usare denominazioni tipo «miele di montagna, miele di prato e miele di bosco», giudicate troppo generiche e vaghe.
Un’interpretazione, quella ministeriale, valutata «troppo restrittiva» dalle organizzazioni di settore, e che da giorni è oggetto di confronto e discussioni fra rappresentanti di categoria e tecnici del ministero. Sono in molti, infatti, a pensare che una migliore e più dettagliata indicazione della provenienza del prodotto offra maggiori garanzie al consumatore, pur senza pretendere eccessive puntualizzazioni e precisazioni che rischierebbero di lasciare nell’incertezza troppi apicoltori.
«In Valle d’Aosta - spiega Corrado Adamo, capo del Servizio sviluppo delle produzioni agroalimentari dell’assessorato regionale dell’Agricoltura e risorse naturali - ci sono 24 prodotti inseriti nell’elenco, approvato a livello nazionale ed europeo, dei “Prodotti tradizionali".
Tre di questi sono mieli: quello di rododendro, quello di castagno e il “Millefiori” di montagna». Per i primi due, in futuro, non dovrebbero esserci problemi. Prospettive diverse, invece, per il «Millefiori», accompagnato dalla indicazione «di montagna» che, appunto, non dovrebbe più comparire.
Con le nuove normative, però, potrà comparire un elemento della massima importanza, quello del luogo di produzione: «Un modo per garantire meglio il consumatore», si concorda da più parti. Ecco allora che per i tre mieli d’élite della Valle d’Aosta ci potranno essere le usuali denominazioni con l’aggiunta del luogo di produzione. Questa sembra la strada più razionale da percorrere, e si vedrà nei prossimi giorni quali saranno le decisioni prese dopo le riunioni a livello nazionale fra apicoltori e Ministero.
In Valle d’Aosta si producono ogni anno fra i 1000 e i 1100 quintali di miele, con poco più di 500 apicoltori. E’ una produzione «di nicchia», di proporzioni relativamente modeste, ma che è sempre stata giudicata di qualità. La commercializzazione avviene attraverso la cooperativa Miel du Val d’Aoste o direttamente dal produttore al consumatore. Un ruolo della massima importanza lo svolge il Consorzio produttori, che è un ente di tutela: dopo il conferimento da parte degli apicoltori di campioni del loro miele e di accurate analisi, viene rilasciata la «fascetta» di garanzia di qualità, un atto al quale i produttori tengono molto.
La Stampa, 17 maggio 2005
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