Rimedi contro la peste americana - la messa a digiuno testo nuovo


 

1) Dedico questa fatica, sulla "messa a privazione di tutti i favi di miele per arnie infette da peste americana", ai milioni di cospecifiche sorelle delle mie e delle vostre api, perché anche da queste proposizioni, possano sfuggire al fuoco, sia pure non doloso-causa nescienza- da parte di pirofori ufficialmente ecologi, silenziosissimi, insospettabili.. Api che potranno continuare con noi a portare avanti il meraviglioso gioco della vita anche solo per quaranta giorni.

-Onde, però, evitare di passare per Catone il censore preciso subito, sommessamente, che anch'io sono passato attraverso questa fase tribale distruttiva; poi , il "conoscere", mi ha reso ( forse) libero.

"Per Elisa"

Dovendo mostrare questo pezzo anche ad una precisa persona, sempre esigente per chiunque legga, d'una facilitata comprensione di espressioni specifiche ( apistiche comprese), ... Già per questo, quindi, fin da subito dirò qualcosa sulla enigmatica dicitura artificiale messa a sciame con un "totale" digiuno di api ammalate da peste americana non dimenticando qualche accenno sul sostantivo stesso di "sciame".

Ancora in primis.

Perché si parla di peste americana e non, supponiamo, di peste Mongoliese?

Risposta. Lo scopritore del bacillo pestifero ( lat.: fero= portare) era un americano, Mister White ( il Signor Bianco) donde la sigla scientifica di .. Bacillus larvae White...

Tre brevissimi accenni letterari.

Secondo intervallo, musicale, scherzoso.

La messa a sciame con digiuno...

non si riferisce alla Messa dell'apicoltore magari in periodo quaresimale digiunatorio, indetta con estremo rispetto ideologico verso altri da Giovanni Rizzoli in occasione dell'ultima Fiera in bios.

Non si tratta delle venti messe musicate da Mozart o di quella più famosa da Requiem interrotta con la morte; neppure la Missa solemnis del grande Beethoven .

Non siamo alle prese con lo spartito della Messa in fa minore ed i suoi avvii da Adagio di Sinfonia, di Anton Bruckner, diretta recentemente da Riccardo Muti a Milano.

Per capire meglio cos'è, questa "artificiale messa a sciame", personalmente, ritengo sia obbligatorio riferirsi a quell'insieme di circa quindicimila-ventimila api, cioè uno sciame, che fascinosamente numinosamente ( dal ted.: numinos= terrorizzante e nello stesso tempo attraente ) decidono di partire e volteggiare nel cielo verso il sole assemblandosi poi su una pianta o con psicologica turbativa pubblica sotto i paraurti di una vettura ferma.. Api radunate anche lì sotto ma sempre con dentro l'intima tenace speranza di trovare un ambiente migliore, logisticamente più spazioso, e piazzarvi favi a cera nuova, priva di fetenti residui liposolubili ( greco:l u p o s , lipos= elemento grasso) con cui sono forzatamente costrette a convivere..

Per alcuni giorni, finché l'apicoltore non deciderà ad ospitare le api sciamate offrendo loro una casetta su cui ha inciso o scritto il nome di sua moglie o del bimbo più piccolo, fornendo solo fogli cerei o favi interamente già costruiti) le api dello sciame sono autentiche nulla- tenenti se non di 36 milligrammi di miele ( il loro pieno di benzina dei circa dieci giorni fatto prima di mettersi in viaggio). (Va segnalato che alle cospecifiche sorelle che rimarranno a casa, abitualmente è sufficiente un serbatoio di soli dieci).

L'esempio di api "scappate" descritto sopra è caso classico di uno sciame spontaneo, naturale glomerizzato, sistematosi, cioè, stile tegola anti pioggia, a gomitolo termico sotto qualche appiglio protettivo appena un po' lontano dalla casa "del vecchio ceppo materno"

Quando la stessa situazione sciamatoria viene realizzata dall'apicoltore in maniera manipolativa forzosa, si parla di "artificiale" messa a sciame di api

L'aggettivo artificiale - ben inteso -, non deve far pensare ad api di plastica, artificiali. Indica simpliciter che con manovre manuali, mirati spostamenti, (fatte ad arte= artificialmente) ad una famiglia d'api viene fatta rivivere la tipica avventura in cui si è trovata un giorno.

Attiene sempre al concetto precedente di sciame artificiale il privare le api di tutto il materiale di cui usufruiscono nel nido per:

una ricostruzione di tutto il materiale cereo in altrettanti nuovi materassini da nido ( favi per covata e favi per insilare miele e polline). Ricostruzione oggi come oggi resa obbligatoria perché da documentazioni serie, esami gascromatografici, si viene a sapere che negli anni recenti passati questi favi sono stati oggetto di irrorazioni a base di prodotti sanitari con elementi liposolubili, assorbiti, di certo dalla cera o ancor più dalla propoli; dosi liposolubili, a quei tempi, sia pur legali di coumaphos, perizin, folbex ...

Solo qualche accenno a questo riguardo

-Le Ditte apistiche di settore che trattano la cera tendono a non innalzare troppo la temperatura durante la lavorazione. La procedura diventa così meno cara ma fa nascere forti dubbi sulla certezza sanitaria della cera circa la sua effettiva sterilizzazione.

-Pur non più utilizzati da 12 o 13 anni ( Perizin) e Folbex VA Neu, studi effettuati in Austria documentano la presenza ancora oggi di loro residui, seppure vicini alla soglia di rilevabilità ( da 0,5 a ppm).

Quelli di Apistan sono invece risultati decisamente più elevati ( da 2,5 a 3,5 ppm, sopra la soglia (1 ppm) per cui la loro migrazione dalla cera al miele può essere riscontrata addirittura analiticamente

(Pechhacher H, Eine Information zur Ruckstandsproblematik, Bienenvater, 2000,121,7/8:18-20)

 

Mie esperienze circa la ricostruzione solo naturale di favi cerei

( (Provo un po' di vergogna ad ammetterlo ma, ogni anno, a primavera con fredda programmazione, sia pure a fini ecologici estremamente utili alla lunga distanza, adocchio sempre una o due famiglie forti sottoponendole ad un pesante trauma operativo, già solo con la costrizione al cambio di (quasi) tutte le loro mansioni in atto; le faccio, cioè, ritrovare improvvisamente in un "container"-arnia spoglia, con soli telai in legno.. Come unico ridotto essenziale mobilio domestico avranno solo queste barrette di legno per sostegno ai loro futuri favi cerei, telai lignei alla greca, prima maniera, sostegni intelligenti che ovviano l'aggancio cereo al coprinido..

Artificiale messa a sciame di api sane

Con l'operazione del rifacimento di tutti i favi dell'arnia, appunto perché portati a termine senza neppure il foglio cereo delle Ditte di settore, il materiale del nido ridiventerà così integrale "roba" delle api .

( Riguardo a questo rifacimento dei favi è però ancora utile operativamente inserire per motivi di giusta spazialità del cosiddetto "spazio d'api", una mini striscia di cera da inserire nella scanalatura del telaio. Eviterà distanze eccessive tra la risultante di un favo e l'altro....)

- Ugualmente ci si ricordi di non alzare o peggio trasportare queste arnie a cera nuova, prima che le api abbiano finito di ancorare ai lati anteriori e posteriori del telaio i favi che altrimenti si piegherebbero ammucchiandosi, pantanosi, sulla rete antivarroa sottostante soffocando migliaia di povere api...

Ancora. Va rammentato commercialmente che questo far ricostruire tutto, comporterà che il raccolto dell'annata sia sufficiente soltanto per il sostentamento invernale delle api ma... già i figli del popolo viticoltori di una volta- come si sa - sentenziavano che non è possibile avere la moglie ubriaca e la botte piena.. Gestire materiale apicolo sano o recuperarlo come tale è pur sempre un altrettanto grande valore)

Di questo momento biologico di iniziale ricostruzione naturale di tutti i favi che non presentano celle chiuse con varroe al loro interno ed impossibile bersaglio mortale se non con il termico. Si potrà approfittare sanitariamente ... Essendo totalmente allo "scoperto" con relative inquiline varroe sul loro corpo, le api potranno essere sottoposte a trattamento all'acido ossalico o formico ( volatile) o lattico (idrosolubili). Prodotti questi ultimi che non vanno ad inquinare ma "solo" ( sia pure purtroppo) a turbare il sapore del miele non recando danno all'uomo e "minimamente" anche alle api.. se la nebulizzazione viene realizzata con perfetta maestria ed a precise dosi minimali

Artificiale "messa a sciame" di api ammalate con asportazione di tutti i loro favi di miele

Costringere manualmente-artificialmente api sane, già accasate, in un'arnia, fornendole di soli telai in legno... è, come già detto un'artificiale messa a sciame Farlo con api ammalate di peste americana si pone davanti alla stessa operazione a cui si aggiunge una specifica operazione sanitaria:

un "digiuno" di cinque giorni con la asportazione totale del miele insilato nei favi dell'arnia, unitamente al divieto per l'apicoltore di intervenire con qualsiasi altra forma nutrizione dall'esterno

Le api potranno logicamente attingere al miele della borsa mielaria ( il loro zainetto con la merenda) e a quel poco, precario, meteorologico nettare legato alla solerzia fortunata delle bottinatrici che entreranno in servizio di emergenza di emergenza nel frattempo.

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Ora che abbiamo tentato di spiegare la terminologia di artificiale messa a sciame di api sane o ammalate sono certo che siamo in grado di degustare anche ogni benché minimo accenno al tema.

Per avere utilmente davanti una bussola didattica polare ecco subito l' indice di tutto ciò che presenteremo.

 

<------Classica peste americana che rimane avvolta in maniera collosa ad uno stecchino. Se il favo non è stato affumicato di recente sovente aiuta alla diagnosi anche il solo tipico fetore della larva decomposta imputridita

-Procedure, senza ricorso al fuoco, per salvataggio di api ammalate da peste americana. Loro costrizione a vivere cinque giorni con il solo miele della borsa mielaria.

1) Asportazione dalla casetta ammalata di tutti i favi ricoperti dalle api, favi di covata, favo con solo miele, compresi quelli del mielario (pure sporigeno-infetto) se in quel momento fossero parte integrante della produzione,

2) prelievo dei favi per deporli, in una cassetta di servizio che li isoli subito

3) Inserimento nella 'arnia " ammalata", resa testé vuota, una decina di nudi telai da nido, senza foglio cereo ..

4) ad uno ad uno, riprendere i favi infetti, in sosta protetta nella cassetta di servizio e scuoterli con le api su uno "scivolo" piattaforma, posta orizzontalmente all'ingresso dell'arnia

5) Allorché le api "scosse" saranno rientrate nella loro precedente arnia "ammalata"( per il momento non ci si impressioni sanitariamente della cosa), chiudere l'arnia .

6) -Passare alla sola fiamma:

  1. la cassetta di servizio che ha ospitato temporaneamente i favi ammalati;
  2. la piattaforma "ingressuale"che ha accudito il camminamento delle api scosse;
  3. a fine cura la stessa non si bruci ma soltanto si arrosoli alla fiamma da bombola l'arnia appestata

Per i favi ammalati: destinazione fuoco ( Vedremo la questione raggi gamma o raggi beta riguardo al solo materiale)

Per la peste non basta bruciare normalmente: occorre scavare una buca

7) Far seguire cinque giorni di "digiuno" nei quali non sarà ammesso alcun'altra forma di nutrizione alle api

8) Dopo questi cinque giorni distruggere col fuoco gli stessi nuovi abbozzi di cera delle api. Passare invece solo alla fiamma da bombola a gas i telai di legno che li hanno supportati

9) Reduci dalla cura digiunatoria offrire finalmente alle api,, un'arnia nuova o bonificata e, se il periodo stagionale per costruzioni ceree fosse avanzato, dare all'arnia favi di altre casette; cercare un favo per immediata deposizione della regina ; attendere prima di dare alle api un favo con polline

10) Una volta accertato che la nuova covata della regina non ha cellette sforacchiate, aggiungere favo/i per polline.

11) Ogni arnia, messa ad artificiale messa a sciame con totale privazione di miele, andrà tenuta sott'occhio anche per i mesi dell'anno a seguire...

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Prescindendo da tanti altri giusti problemi se ricorrere a queste manipolazioni contro la peste americana ( a fine agosto- settembre-ottobre? Lo vedremo!) ; interrogativi sul quanto: intervenire anche se la famiglia abbia una estesa vistosa patologia; se è giunta a quel punto perché subissata da massicce dosi di trattamenti;... se trattasi di peste europea; se americana o se ci troviamo davanti a sintomatologie affini ( come da laboratorio)..; sorvolando su tutto questo anticipo subito che la procedura operativa che indicherò seguirà specificamente la falsariga di ciò che si sperimenta un po' ovunque nel mondo apicolo amatoriale.

I dati si basano su uno studio di coniugi docenti universitari, relatori alla

Conferenza in Canada - Apimondia '99,

Camilla Juul Brodsgaard & Henrik Hansen, Danish Institute of agricultural sciences. Denmark

Esperimento realizzato

- Quindici famiglie sane in periodo primaverile sono state nutrite con miele contenente volutamente spore in rapporto di 1,0-109 P.l larvae. .

Dopo ogni nutrizione era controllata la quantità presente di spore e ciò per tre mesi.

(In pratica per cicli di quattro covate)

-Dopo 43 giorni di nutrizione infettiva, dodici casette mostrano segni evidenti di peste. Altre tre invece per tutto il periodo di osservazione non segnalano alcun dato visibile di malattia

-Scoperta l'infezione, alle dodici arnie ammalate, si fa seguire una messa a digiuno per 4 giorni. Si scrollano, cioè, quelle api su altri nuovi telai da nido, telai con il solo scheletro ligneo e una mini striscia di cera per partenza costruzioni

Dopo i quattro giorni di "dieta", al controllo, il livello delle spore precedenti risulta sceso del 99, 94 per cento.

Nella peste europea la larva viene colpita prima che le sia stato ultimato il cappellino-opercolo

(Gli studiosi, a questo punto, precisavano con parametri che io non so spiegare, che ciò sta a significare solo 1043 spore per g miele.)

-Dato interessantissimo. Il livello delle spore delle tre colonie rimaste "sane", alla fine, era leggermente più basso delle "appestate".

Prime osservazioni.

Nonostante tutta la batteria di quindici arnie fosse nutrita con miele infetto, tre non mostrarono sintomi clinici. Le loro spore erano evidentemente state ridotte "da qualche interno meccanismo delle api" ad un livello tale da non permettere l'esplosione della malattia.

( The spore are reduced to a level at wich they do not provoke further outbreak (esplosione) of AFB (American Foul Brood.. ).

Passiamo ora finalmente a ciò che potremo realizzare noi.

( Secondo sommario arricchito di ulteriori particolari)

Con mestizia professionale davanti al capezzale dell'arnia ammalata

1) travaso in un'arnia di servizio tutti i favi appestati, volendolo, eccetto uno che lascio ancora lì temporaneamente. Non prelevo, cioè, un favo da nido sul posto per il semplice motivo che finché non avrò finito, molte api, non trovando più il loro materiale nell'arnia, finirebbero col dirottarsi nelle due casette accanto, innevandole di spore pericolosissime.

2) Inserisco nell'arnia " ammalata", resa vuota , telai lignei da nido, senza alcun foglio di cera, neppure mini strisce..

-Un tempo pur evitando ogni scossone che portasse a cadute di gocce di miele, o di larve a finire fuori dalla loro culla, spazzolavo le api direttamente sui telai,( quelli, per capirci, senza cera) ma poi compresi che la cosa diventava sanitariamente perturbante.

3) Oggi, ricorro semplicemente ad uno scivolo-piattaforma ( lamiera, compensato) di un metro e mezzo con pareti rialzanti ai bordi per maggior utilità detentiva per le api.

Scuoto cioè tutte le api direttamente sullo "scivolo"-piattaforma

(Bastano due pugni bene assestati su costone del favo mentre ritorna come un metronomo verso di noi.)

Giunto al favo su cui opera la regina, chiedendole scusa del trambusto, avec tendresse con pollice ed indice allenati all'uopo, cerco di deporla nell'angolo posteriore dell'arnia. Se lei, finisse all'esterno ( non sarebbe niente di grave..!) molte api resterebbero con lei; ci si accorgerebbe che è ancora lì...)

Sbatto ugualmente sull'autostrada i favi con le inquiline del mielario ..

Le api risaliranno in ansiosa ventilata processione, preoccupate di avvertire ogni vicina sorella della esatta direzione. ( Confidenziale. Una delle mie sadiche perversioni apistiche penso sia quella di prendere talora questa piattaforma di un metro e mezzo con migliaia di api girate verso l'ingresso e rivoltare repentinamente il tutto verso la parte opposta .. In mezzo minuto assisto ad un dietro front spettacolare degno di un battaglione alla Festa della repubblica!:J )

-La lamiera od il compensato hanno il grande vantaggio di poter alla fine dell'operazione essere passati alla fiamma ossidrica..

(Altri dati sulla disinfezione dei materiali usati li vedremo a parte)

4) Alla fine dello scotimento delle api dai favi ammalati sulla piattaforma, prelevo e scuoto sullo scivolo anche il favo che avevo lasciato sul posto come seducentissimo segnale tipico della famiglia per raddrizzare olfattivamente le bottinatrici in atterraggio.

5)Trascorsi i quattro -cinque giorni di cura nei quali alle api è sequestrato tutto:

  1. la borsa del pane ( tutti i favi con polline);...
  2. periodo in cui sono stati prelevati i loro carboidrati, saccaridi, polisaccaridi, amidi..
  3. Giorni in cui nell'arnia non c'è più una loro goccia di miele se non quello cisternato di momento in momento dalle bottinatrici e ciò che resta nel pancino-borsa mielaria di ciascuna di loro, ..

Passati i cinque giorni distruggo ( con dispiacere) anche tutto quello che è stato costruito dalle ceraiole .

Brucerò i nuovi favetti di cera; passerò invece solo alla fiamma i telai in legno che hanno fatto loro da sostegno appiglio nel frattempo; offrirò finalmente alle api dell'operazione un'arnia nuova o passata alla fiamma da bombola a gas.

-6) A questo punto, se a fine luglio, o peggio a fine agosto, dicendo alle api che sto disturbando, che si tratta di soccorrere (Operazione arcobaleno) vicine di casa che per una catastrofe imprevista hanno perso tutto...Tra le venti casette che ho, vado, a scegliere i favi di miele e covata che abbisognano. Cerco, specificamente, un favo da nido vuoto, pronto per la deposizione immediata della regina che segnerò con una puntina.

Dopo una ventina di giorni controllerò il favo ansioliticamente per vedere se il Bacillus larvae, bacillo della larva appunto è capace di colpire ancora. Solo quando vedrò che tutta la covata chiusa di quel favo nella totalità ha dei cappellini mongolfierati verso il cielo ( e non bucherellati) facendomi intuire che sotto c'è una testina viva che la tiene così in attesa di tonsurare presto il tutto con le sue mandibole- forbicine fragilissime..

Solo allora quando, cioè, la covata del favo test puntinato avrà effettuato il suo primo ciclo normale, aggiungo agli altri favi : uno o due di polline. Le api ne avranno pure assolutamente bisogno. Metterli subito assieme agli altri - se l'operazione non riesce- rischierei di dover buttare via anche questi.

Terzo sommario didattico mnemonico.

Riassumendo ancora una volta.

1) Trasferimento senza alcun scossone, nell'arnia di servizio di tutto il materiale infetto;

2) Inserimento di dieci o più telai da nido, senza cera, nell'arnia ammalata. Se si piazzassero soltanto cinque di loro, le api sarebbero capaci di scegliere la parte opposta ed abbarbicarsi direttamente al tetto copricamera;

3)Scuotere le api del nido e del mielario sul davanti arnia, su uno scivolo di lamiera, appoggiato allo zerbino d'ingresso. Fare attenzione al favo della regina;

4)Seguono i quattro-cinque giorni di artificiale messa a digiuno, trascorsi i quali distruggo anche tutto ciò che le api hanno costruito, anche gli ultimi equivalenti centimetri del verme solitario tenia ( vedremo oltre questo concetto..) altrimenti la cura digiunatoria potrebbe risultare incompleta e ripartire come prima

5) Solo allora alle api, offrirò un'arnia passata alla fiamma. Inserisco favi costruiti, presi da altre arnie se siamo in un periodo in cui le api "non possono" costruire.

6) Aggiungo favo con polline solo se noto che non risultano cellette sforate.......

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Prove se il metodo oltre che in primavera è attuabile anche a fine agosto, a settembre, ottobre inoltrato

Per i teneroni

"Ieri mi sono mosso a pietà, il caldo torrido di questi giorni era insopportabile, e ho messo un nutritore con acqua, alcune gocce di aceto, pochissimo miele ( un amico apicoltore...)

-Se durante questo totale digiuno l'apicoltore si commuovesse ed offrisse alle api ammalate di peste, nutritori con sciroppo di miele, oltre il pericolo di ulteriori spore da questo miele stesso, ( quello italiano è normalmente appestato al 67 per cento; quello europeo al 75%) le api non si "spurgherebbero" di certo come si deve.

-Nel mese di agosto, zona Piemonte ( 6 agosto- periodo già per sé proibitivo per costruire cera), ricorrendo a due mielari sovrapposti con funzione di nido per covata, ho prelevato tutto il materiale sanissimo di un'arnia (senza evidentemente le api ) mettendolo momentaneamente a custodia di un'altra famiglia sana vicina lasciando alla defraudata ( pur sana, mi ripeto!) solo dieci telai da nido, senza alcun foglio cereo.. L'ho messa cioè " a sciame con prelievo totale di tutti i loro favi per un "digiuno totale " di cinque giorni al solo fine di avere una risposta il più documentata anche fino a quando questa metodologia è fattibile senza che le api debbano morire di fame ..

Risposta. Le api hanno realizzato dei cuori, grandi come una mano d'uomo, con miele incamerato, polline ed una trentina di uovini.. Vedere foto. Api bravissime.

Ho voluto saggiare altre giornate proibitive addirittura alla fine di ottobre.

Ho ritrovato le api abbarbicate le une le altre sia pure sugli ancora nudi telai, senza mini costruzioni ma (quasi) senza alcuna morta sotto alla loro proiezione gravitazionale di raggomitolamento

-Per non far, quindi, riattivare ghiandole mammarie anche in uomini decisamente maschi che potrebbero far finire "quel digiuno" nutrendo le stesse api, insisto nel ricordare esplicitamente che da plurime esperienze per cinque giorni, con tempo normale discreto, api messe a digiuno, non mi sono mai morte di fame.

-Ora che abbiamo ultimato il da farsi, possiamo prenderci il lusso di accudire interrogativi che di certo porrà, la nostra innata curiosità

  1. Per i grossi apicoltori è più redditizio bruciare le api ammalate che non curarle?
  2. Alla lunga il non far uso di antibiotici contro la peste americana può ripagare perfino il grosso industriale? Se la dogana tedesca ferma già il cinquanta per cento del miele italiano.. Quando, presto, verrà diffusa la documentazione che anche nel miele si trovano dosi di antibiotici quanto prodotto si riuscirà ancora vendere?-La ossitetraciclina contro la peste americana ammazza anche i batteri buoni che ci sono nelle api rendendole più fragili sanitariamente?
  3. Che senso ha mettere api a "digiuno" e nutrirle nello stesso tempo?
  4. La peste europea colpisce le larve prima che sia stato tessuto il loro opercolo( leggi: cuffia da notte della nonna?)
  5. Quella americana infetta le larve al sesto giorno quando ormai è già ultimato il cappellino di chiusura della cella?...
  6. Cosa sono le spore, i bacilli, i virus? Come mai troviamo pesantemente appestate soprattutto arnie fortissime?... Nella malattia della tenia (verme solitario anche con ben undici metri di anellidi) riuscire a liberarsene di soli otto non serve un ben nulla .. Distruggere tutti i favi ammalati ma voler conservare quelli che le api stesse hanno costruito mentre erano infettate?
  7. Raggi gamma e beta per disinfestazione contro la peste ( non per le api) americana: dove, come e con quali modalità?...
  8. Quali sono le operazioni che vengono effettuate dalle degenti durante la cura antipeste americana: a) la trofallassi ( è una parolaccia oppure...?) ; b) costruzione di nuovi favetti di cera ( è miele essudato?..); c) ingresso, senza possibilità di ritorno nella borsa mielaria, delle spore una volta oltrepassata la valvola del proventricolo, la dogana che le ferma permettendone soltanto l'uscita in esterno? (Ricorreremo per chiarire ciò a specifici disegni anatomici..)

Schema riassuntivo delle operazioni

Percelsi Adolfo. e-mail
adolfope@tin.it