Dr. Franco Mutinelli
Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Legnaro (PD)
L'assenza di tecniche acaricide dotate di efficacia, semplicità
d'uso e flessibilità d'impiego paragonabili all'Apistan
costringe gli operatori del settore ad aumentare la frequenza
degli interventi acaricidi.
Nel Veneto, come in altre aree geografiche d'Italia, è
necessario intervenire almeno due volte l'anno, individuando i
periodi più adatti in funzione delle situazioni locali.
Il presente piano ha lo scopo di indicare le strategie di intervento
contro la varroasi da realizzare nel territorio della regione,
tenendo conto delle seguenti esigenze:
á protezione del patrimonio apistico dalla varroasi;
á salvaguardia delle produzioni dai rischi derivanti dall'impiego di sostanze acaricide;
á semplicità (e
quindi accessibilità ad un numero elevato di apicoltori)
dei trattamenti.
A causa delle basse temperature, nel territorio regionale si verifica,
quasi invariabilmente, un'interruzione di deposizione autunno-invernale.
Questo fenomeno risulta utile ai fini del controllo della varroasi
in quanto gli acari non sono in grado di riprodursi e, trovandosi
sulle api adulte non protetti all'interno delle celle opercolate,
risultano esposti all'azione degli acaricidi.
Il primo intervento deve avvenire nel periodo autunno-invernale,
preferibilmente all'inizio di detto periodo, quando sono più
frequenti giornate adatte all'apertura degli alveari ed alla esecuzione
dei trattamenti.
La funzione di questo intervento acaricida é determinare
una notevole riduzione del grado di infestazione delle colonie,
dopo l'incremento dovuto alla riproduzione ed alla reintroduzione
di acari al termine dell'estate e all'inizio dell'autunno (reinfestazione).
Da questo punto di vista il trattamento autunno-invernale rappresenta
il presupposto per lo svernamento e la successiva ripresa
dell'attività delle colonie.
Si ritiene che questo trattamento debba comportare la sopravvivenza
al massimo di poche decine di acari.
Ai fini pratici si può affermare con sufficiente attendibilità
che il grado d'infestazione delle colonie raddoppi ogni mese in
cui è presente la covata. Questa dinamica esponenziale,
fondamentalmente attribuibile alla riproduzione della varroa,
è responsabile di un considerevole aumento delle popolazioni
infestanti che, nell'arco di pochi mesi, raggiungono livelli critici
a partire da consistenze a prima viste contenute.
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Nella tabella viene indicato il numero di varroe presenti nella
colonia alla fine dell'inverno e nel successivo mese di agosto
(considerando un raddoppio mensile).
Gli effetti di questo incremento sono aggravati dall'aumento del grado di infestazione conseguente alla diminuzione della forza delle colonie che avviene in agosto e dalla concomitante preparazione delle api invernali le quali, se si sviluppano in presenza di forti infestazioni, possono risultare non idonee alle loro funzioni.
Quanto descritto evidenzia la necessità di intervenire una seconda volta, a fine estate, al fine di contenere la crescita della popolazione di varroe, riducendo così il livello d'infestazione delle colonie e consentendo il corretto sviluppo delle api destinate allo svernamento.
In parte del territorio regionale, la fine di luglio o l'inizio di agosto coincidono con il termine della stagione produttiva e ciò costituisce un'importante opportunità per mettere in atto gli interventi acaricidi. In questi casi sarà opportuno trattare le colonie all'inizio di agosto.
Quando le possibilità di bottinamento proseguono anche
nel mese di agosto (erba medica, melata di Metcalfa pruinosa),
non essendo possibili i trattamenti in quanto gli alveari sono
ancora in produzione, si dovrà rimandare l'intervento a
fine agosto, prevedendo però un trattamento di "tamponamento"
in maggio-luglio.
La necessità di proteggere il patrimonio apistico e di salvaguardare le produzioni dall'inquinamento con sostanze acaricide, limita la scelta dei presidi a quelli registrati e a quelli c.d. "naturali" che, sebbene non autorizzati, sono caratterizzati da limitate implicazioni negative per la salubrità dei prodotti dell'alveare e per la salute degli operatori.
Si ricorda inoltre che nell'effettuare qualunque intervento di lotta alla varroasi è indispensabile rispettare scrupolosamente tempi, modalità e dosaggi di somministrazione.
Inoltre alcuni interventi, come quelli che prevedono l'utilizzo dell'acido formico, richiedono non solo particolari precauzioni per l'operatore, ma anche esperienza pratica nella sua applicazione.
Di seguito vengono fornite in modo sintetico le indicazioni relative agli acaricidi e alle tecniche proposte nell'ambito del presente piano.
Ulteriori informazioni possono essere richieste direttamente al Centro Regionale per l'Apicoltura c/o Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Via Romea, 14/A 35020 Legnaro (PD), Tel. 049/8084261, Fax 049/8830277.
Periodo: autunno inverno, con temperatura superiore a +5°C, in assenza di covata.
Dosaggio: 5 mL di soluzione acquosa 1:50 (1 flacone da 10 mL in 500 mL) per favo popolato gocciolati su portafavi e negli spazi interfavo; ripetere una seconda volta dopo 7 giorni.
Tempo di sospensione: 6 settimane.
Note: assenza di melario; assenza di glomere invernale.
Periodo: autunno inverno, con temperatura superiore a +10°C, in assenza di covata.
Dosaggio: 10 mL di soluzione acquosa 1:50 con aggiunta di zucchero (1 bustina da 2 g in 100 mL di sciroppo zuccherino 20%) per favo popolato gocciolati su portafavi e negli spazi interfavo; in caso di difficoltà di somministrazione distribuire in due dosi a mezzora di intervallo
Tempo di sospensione: 3 mesi.
Note: assenza di melario; assenza di glomere invernale.
Periodo: autunno inverno, con temperatura superiore a +10°C, in assenza di covata, in presenza di volo.
Dosaggio: 2,5-3 mL di soluzione acquosa al 2% (28 g di acido ossalico diidrato in 1 litro di acqua) per favo popolato aspergendo le api con uno spruzzatore.
oppure
Dosaggio: gocciolare 5 mL di una soluzione zucchero-acqua al 4 - 5% di acido ossalico (100 g di ac. ossalico+1 lt acqua+1 kg zucchero) per interfavo popolato da api con una siringa. La percentuale di zucchero può variare da 20 a 50. Non somministrare più di 50 mL per alveare. Ripetere la somministrazione dopo una settimana.
Note: assenza di melario; assenza di glomere invernale.
Periodo: estate, con temperature comprese fra 15-20°C e 25-30°.
Dosaggio standard (idoneo alle temperature citate, es. metà-fine agosto): 2 porzioni (il contenuto di una busta) collocati sopra i favi, alla periferia della zona di covata. Ripetere dopo 10-12 gg.
Dosaggio ridotto (idoneo a temperature elevate, es. inizio agosto): 1 porzione (metà del contenuto di una busta) spezzata in 3-4 parti disposte sopra i favi, alla periferia della zona di covata. Ripetere ogni 7-10 gg per un totale di tre volte.
Tempo di sospensione: 1 mese.
Note: assenza di melario, rimuovere i residui delle tavolette
alla fine dei trattamenti; prodotto a base di p.a. "naturali"
registrato presso il Ministero della Sanità.
Periodo: primavera-estate con temperature comprese fra 15-20°C e 25-30°C.
Dosaggio: 1) collocare un panno spugna sopra i favi, interponendo un foglio di polietilene ed impregnarlo con 30 mL di acido formico 60%. Ripetere ogni 4-7 gg., in funzione dell'efficacia necessaria, considerando che ogni somministrazione provoca la caduta del 25-30% degli acari;
oppure
2) collocare un panno spugna sul vassoio antivarroa ed impregnarlo con 40 mL di acido formico 60%. Ripetere ogni 4-7 gg., in funzione dell'efficacia necessaria, considerando che ogni somministrazione provoca la caduta del 25-30% degli acari
Note: assenza di melario; capovolgere il coprifavo nel trattamento da sopra; per ridurre l'incidenza degli effetti indesiderati trattare nelle ore più fresche della giornata e/o usare acido refrigerato; l'acido formico è caustico; prodotto "naturale".
Se l'intervento viene eseguito alla fine dell'estate è possibile utilizzare anche acido formico all'85%. In questo caso è preferibile la modalità di somministrazione "da sotto".
Le seguenti tecniche apistiche possono essere attuate nel corso della stagione attiva per diminuire il livello di infestazione delle colonie. Non sono tuttavia in grado, da sole, di garantire il controllo della varroasi.
Allevamento di covata da fuco in appositi favi da rimuovere e
distruggere dopo l'opercolatura nel periodo compreso fra aprile
e luglio. Tale intervento può essere realizzato anche semplicemente
asportando covata da fuco opercolata.
Asportazione di favi con covata ed api per creare nuove colonie
nel periodo compreso fra aprile ed agosto, tenendo conto delle
condizioni locali.
Nel caso di evidenti sintomi clinici (varroe presenti sui favi, covata danneggiata, presenza di api deformi, ecc.) è necessario intervenire nel più breve tempo possibile con il duplice scopo di recuperare le colonie e di eliminare possibili fonti di reinfestazione. A tal fine le colonie devono essere private di tutta la covata opercolata che sarà distrutta, mentre gli sciami nudi vengono trattati con Perizin, Apitol o acido ossalico secondo le metodologie riportate in precedenza. Colonie eccessivamente deboli devono essere riunite o utilizzate per rinforzarne altre.
Nel corso dei trattamenti di emergenza le eventuali produzioni
devono venire interrotte.
Si riporta di seguito il calendario degli interventi di lotta
alla varroasi da realizzare nel corso dell'anno. Per le modalità
di somministrazione si rimanda a quanto sopra esposto.
Apilife var
Una tavoletta per volta, divisa in 3-4 pezzi Ripetere per 3 volte a distanza di 6 - 7 giorni | Acido ossalico in soluzione zuccherina o Perizin o Apitol
Ripetere una seconda volta se è ancora presente covata | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Acido formico | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Asportazione di covata da fuco | Asportazione di covata da operaia | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
opercolata con produzione di nuclei | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Questa strategia di controllo della varroasi prevede l'attuazione di interventi che, se correttamente applicati, permettono normalmente una notevole diminuzione delle popolazioni di acari presenti negli alveari.
Il risultato di detti interventi può essere vanificato dal fenomeno della reinfestazione, la cui incidenza è in genere particolarmente rilevante nel periodo che precede l'invernamento.
Per contenere questo fenomeno è necessario limitare la presenza contemporanea di colonie disinfestate e di colonie non ancora trattate nell'ambito dello stesso territorio.
Se da una parte non è semplice eliminare la fonte di reinfestazione costituita dalle colonie naturali, che generalmente derivano da sciami sfuggiti al controllo dell'apicoltore, dall'altra risulta assai più fattibile la limitazione dello scambio di acari fra alveari allevati. Ciò può avvenire impostando la lotta a livello territoriale, attraverso un coordinamento degli interventi che deve derivare dalla collaborazione fra Associazioni di categoria e Autorità Sanitarie e prevedere trattamenti contemporanei, almeno per zone omogenee.
Attraverso tale coordinamento si deve realizzare anche una
corretta alternanza dei principi attivi impiegati, al fine
di limitare il rischio di selezionare ceppi di acari farmacoresistenti.