Miele,presentato rapporto 2004 della Federazione Apicoltori Italiani
Roma - 3 maggio 2005 - Agli italiani piace dolce, chiaro, denso e spalmabile. Ma i nostri apicoltori e le loro api sono capaci di farlo anche amaro, scuro, liquido e diluibile. Cresce la voglia di miele e la consapevolezza dei consumatori, che sono sempre più attenti alle etichette, all'origine nazionale e alle caratteristiche nutrizionali e terapeutiche del nettare degli dei e ai suoi infiniti possibili impieghi.
E' questo il quadro tracciato dalla FAI-Federazione Apicoltori Italiani sulla base dei dati ISTAT 2004 delle importazioni ed esportazioni di miele nel nostro Paese che, come è noto, in apicoltura vanta posizioni da primato in ambito europeo ed internazionale.
I consumi di miele, stando ai dati del 2004, registrano dunque una vera e propria impennata che, sul fronte delle importazioni, equivale ad una cifra da record, mai registrata in precedenza.
"Lo scorso anno - ricorda il Presidente della FAI Raffaele Cirone - l'Italia ha dovuto importare 15.368 tonnellate, spendendo ben 33 milioni di Euro, ad un prezzo medio di 2,17 Euro al chilogrammo, per far fronte alle crescenti richieste del mercato. Il 6,4% in più rispetto al 2003 e ben il 71,16% in più rispetto al 1994".
Confagricoltura evidenzia che il nostro Paese, così come tutta l'Unione Europea, non è ancora in grado di rispondere alla crescente domanda di miele, visto che il numero degli apicoltori (75.000 circa) e l'offerta di prodotto (10.000 tonnellate circa) proveniente dai loro alveari, non soddisfa che il 40% delle nuove richieste dei consumatori, che mettono finalmente il miele a tavola.
E' l'Argentina il nostro primo fornitore di miele. Il Messico ha raddoppiato le esportazioni verso l'Italia, le ha triplicate il Brasile, quadruplicate il Guatemala. Seguono Ungheria, Romania, Serbia, Montenegro e Slovacchia. Ma anche Vietnam, Giappone e Nuova Zelanda sono molto vivaci sul nostro mercato.
Ma il Miele Made in Italy, prodotto in un assortimento unico al mondo, di oltre 30 diversi monofora provenienti da specifiche fioriture, ci aiuta a compensare la bilancia commerciale.
"Sono ripartite le nostre esportazioni che, nel 2004, hanno raggiunto le 2.700 tonnellate, per un controvalore di 9 milioni di Euro e un prezzo medio di 3,37 Euro al chilo. Un incremento - ricorda il Presidente della FAI - del 5,20% su base annua e del 71,16% rispetto al 1994".
Miele italiano con il vento in poppa, dunque, e con grandi speranze di affermazione sui mercati esteri, visti i suoi elevati standard merceologici. Persino i consumatori cinesi hanno subito l'attrazione fatale del nostro miele di alta qualità e ne hanno assaggiato una tonnellata. Segno certo che dinanzi alla sfida della globalizzazione l'apicoltura italiana, che pareva dovesse soccombere al prodotto di importazione, ha davanti a sé uno spazio insesauribile per colmare le attese del mercato interno così come di quello internazionale