aol-mondoapi febbraio 2001
Data:
Fri, 2 Feb 2001 Termoregolazione dell'ape
M.Galarza Vida Apicola sett. Ott.99
L'ape è un insetto a sangue freddo a temperatura variabile.La temperatura
dell'insetto, che normalmente sarebbe di 20°C , viene modificata, anche se
il suo corpo raramente può superare i 38°C e muoversi rapidamente sopra i
50°C ambiente.
All'abbassarsi della temperatura ambientale si hannoproblemi analoghi dato
che l'ape non vive più di mezz'ora a temperature più basse di 6°C.Quando
l'estremità del glomere scende sotto i 7°C le api cominciano a produrre
calore in maniera proporzionale all'intensità del freddo. Quando la
concentrazione di anidride carbonica all'interno dell'alveare supera il 4%
le api cominciano a ventilare alla frequenza di 180 battiti al secondo. Il
vapore che non si riesce ad eliminare assorbe calore dal glomere facendo
aumentare il consumo di miele Data:
Tue, 6 Feb 2001 Evoluzione in funzione dell'età delle riserve di glicogeno
U. Panenboc; K. Creilscheim - Seminario Tedesco di Ricerche Apistiche
Per ottenere energia le api ingeriscono carboidrati.
Glicogeno, trialosio e glucosio sono gli elementi fondamentali del
metabolismo degli insetti. Come si comportano i livelli di questi tre
elementi nel corso dell'attività dell'ape?
Si è perciò determinato il tenore di glicogeno in api, fuchi e alcune
egine. Sono state analizzate separatamente le quantità contenute nella
testa, nel torace e nell'addome degli insetti.
Le api invernali mostrano un tenore di glicogeno più che doppio ( 36 contro
76%) rispetto alle api estive. Anche le regine mostrano un corrispondente
aumento del glicogeno nel periodo invernale
Data:
Thu, 8 Feb 2001 Quali fuchi sono migliori per la famiglia
S. Fuchs Seminario tedesco di ricerche apistiche
Le famiglie di api sono soggette a selezione naturale.I caratteri familiari
sono determinati dalle operaie che discendono da una regina e da più di
dieci fuchi.I gruppi aventi lo stesso padre (linea paternale )
interagiscono secondo le caratteristiche e le proporzioni. Si è studiato,
per mezzo di un modello di calcolo, se un carattere condizionato
geneticamente si diffonde e se migliora i valori della colonia. Il fatto
che la regina si accoppi con fuchi di composizione genetica diversa e
casuale, fa si che le caratteristiche delle operaie che la andranno a
costituire ( subfamiglie dello stesso padre) differiscano ampiamente nelle
caratteristiche , con svantaggi e vantaggi.Tuttavia, il materiale genetico
delle colonie a basse caratteristiche risulta necessario per la
costituzione di colonie ad alte caratteristiche comportamentali. Nella
pratica tradizionale di allevamento, le colonie con caratteristiche
scadenti vengono costantemente eliminate.Ciò può dunque portare a
sopprimere caratteristiche utili per la costituzione di colonie
particolarmente valide. Gli inconvenienti della fecondazione casuale delle
regine possono essere superati attraverso l'utilizzo di inseminazione
artificiale con misture ottimizzate di sperma di differenti origini
genetiche Data:
Fri, 9 Feb 2001 Osservazione delle regine con performances scadenti
L. Gerig Seminario tedesco di ricerche apistiche
Alla stazione di ricerche apistche di Liebefeld in Svizzera vengono da 30
anni a questa parte esaminate le anomalie di regine caratterizzate da
performances scadenti. Questo lavoro ha fornito ai selezionatori nuove basi
di selezione e ha permesso ai ricercatori della stazione di avere un quadro
complessivo sulla molteplicità dei fenomeni che si producono in alveari
sani e malati.
Ne è stata ricevata una statistica che presenta i seguenti dati:
fecondità
77% fecondate
18% non fecondate
5% fecondazione insufficente
ovarioli
41% perfetti
59% degenerati
corpi grassi
normali 65%
ipertrofie 8%
di peso sotto la media 27%
assenti 1%
deformazioni delle zampe 2%
Da queste osservazioni si può concludere che l'insufficente performance non
è sempre dovuta alla regina, ma che anche il ruolo dei fuchi nella
fecondazione, quello delle operaie e altri interni alle colonie risultano
di estrema importanza per l'ottenimento di buoni risultati.
Si può affermare che la dissezione delle regine mostra che sarebbe
necessario accordare maggiore attenzione all'allevamento, alla nutrizione e
alla selezione dei fuchi oltre che alla gestione della stazione di
fecondazione. Data:
Mon, 12 Feb 2001 Fattori strutturali che regolano l'opercolazione
Goez Koeniger ; Apidologie 23 ( 92)
Le api preparano l'opercolazione delle cellette depositando cera ai bordi
delle stesse.Successivamente la cera viene modificata e modellata in forma
di opercolo.I bordi risultano allungati e l'apertura delle celle
leggermente diminuita. Al diametro di 4,5 mm l'atività di opercolazione
risulta al suo culmine.Con regolarità, nelle due ore successive
l'opercolazione è completata.
Nello studio si sono comparate celle normali con celle accorciate al
momento dell'opercolazione.Le celle accorciate vengono opercolate in
anticipo rispetto alle altre celle. In celle normali, la distanza tra la
larva e le pareti dipende dal peso della larva.
Il peso corrisponde all'età della larva e i feromoni che regolano
l'opercolazione ( esteri di metile ) cominciano a rinvenirsi sulla cuticola
larvale solo poche ore prima dell'opercolazione ( Trouiller 91). Si è
verificato che accorciando o allungando la cella si anticipa o si ritarda
il momento dell'opercolazione. Le larve di conseguenza presentano
rispettivamente diminuzioni e aumenti dipeso.
Se ne è concluso che la distanza tra larva e apertura della cella
costituisce un fattore strutturale del comportamento di opercolazione.
Dunque, la presenza feromonale sulla cuticola larvale non rappresenta il
solo fenomeno che regola l'opercolazione. Data:
Mon, 12 Feb 2001
>In riferimento a quanto chiesto posso specificare che:
la mortalità invernale di varroa ha probabilmente un senso scientifico, per
capire meglio la biologia dell'acaro e il suo legame con l'ospite. Non
sembra però possibile utilizzare la caduta invernale per sapere in
maniera attendibile quanta varroa è presente. Come detto la mortalità è
irregolare
e in più non è facile sapere con precisione estrema quale tipo di
mortalità ( che come visto ha relazione con le condizioni climatiche ) si
ha alla latitudine di ciascun apiario .
Che l'ultima covata autunnale e la prima primaverile sia scarsamente ( o
addirittura per niente infestata ) è un dato che trova riscontro negli
studi tuttora non completati ( e non ancora pubblicati ) dell'Università di
Udine.Tutto prende le mosse dalle relazioni semiochimiche ( feromonali )
che guidano la varroa nel suo processo riproduttivo che rallenta e si ferma
quando le api si preparano all'invernamento.
Non posso però esporre di più su questo senza esplicito consenso
dall'Università di Udine.
Dal lato pratico si può dire che laddove le api avranno un deciso blocco
di covata invernale ,eventuali presenze tardive non costituiscono un limite
importante per l'efficacia del trattamento di pulizia invernale.
Ben diverso il discorso al sud in cui è verosimile non vi siano
significative differenze nel livello di infestazione. Decisamente
interlocutoria la questione al centro e probabilmente inutilizzabile dal
punto di vista pratico
Savorelli Gianni ditta prodotti per apicoltura Ravenna
Gentilissimo Gianni Savorelli,
>questo pezzo sulla varroa ( clima-percentuali..) interessa molto ma al
>sottoscritto lascia ancora tanti interrogativi dovuti di certo
>alla mia ignoranza circa una lettura intelligente sulle percentuali..
>A me, infatti, sta molto a cuore poter ricavare delle
>conoscenze in base alla sola caduta giornaliera invernale di quante
>varroe all'incirca siano presenti nella singola arnia nei mesi di
>novembre, dicembre, gennaio...
>Cosa significa, che la varroa ( in Finlandia) in inverno ha una caduta del
>trenta per cento circa..se non si sa già quanti sono gli acari in loco
>almeno a fine ottobre?
>Chiedo cortesemente a te e agli altri amici, di avere qualche lume
>al riguardo..
>-Intanto,come regalo statistico personale, anticipo che sia all'ultima
>covata di fine ottobre che alla prima abbastanza estesa di fine febbraio
>( Piemonte) nelle cellette chiuse opercolate non ho trovato presenza
>alcuna di varroa non certo perchè queste non vi siano residenti ma
>perchè ( immagino) non ritengono proprio il momento di ultimare o iniziare
>la loro fase riprodouttuva
>Attendo documentazioni. Grazie. Con stima Adolfo Percelsi
>-----Messaggio originale-----
>Da: Gianni Savorelli
>A: aol-mondoapi@egroups.com
>Data: martedì 30 gennaio 2001 15.05
>Oggetto: [aol-mondoapi] report
>
>
>Mortalità invernali di Varroa
>
>Korpela; Aarhus; Fries ; Hansen JAR vol 31 n°3
>
>La dinamica di crescita della popolazione di varroa risulta funzione del
>clima.Si può assumere che dove il periodo di covata è ridotto, lo sviluppo
>della varroa è insufficente per portare rapidamente alla distrzione gli
>alveari.Significative correlazioni sono state verificate tra la caduta
>naturale di fine estate e la mortalità di alveareari sperimentali non
>trattati.
>La mortalità naturale in alveari finlandesi è stata valutata nel 30,8% dal
>26 ottobre al 1 marzo. Precedenti studi austriaci ( Moosbeckhofer )
>verificano una mortalità naturale
>del 13,6% nel periodo dall'8 novembre al 3 marzo. La mortalità naturale
>invernale dunque è funzione della latitudine e della relativa assenza di
>covata. Data:
Fri, 16 Feb 2001 Meccanismi naturali di difesa delle api
Prof. Jost Dustman istituto di apicoltura di Celle ( Germania ) ABJ giugno 93
Una famiglia di api sarebbe in grado di usare varie strategie difensive
contro eventuali malattie.Per capire queste strategie è necessario
riepilogare alcune peculiarità biologiche che le caratterizzano come
organismo sociale:
le api sono insetti olometabolici ( metabolismo totale )
nel corso della loro vita cambiano completamente la loro attività
le larve sonoprofondamente diverse dalle adulte e così le loro malattie
L'affascinante ordine presente tra migliaia di individui e basato su
comportamentiinnati di divisione dei compiti, sulla reazione a segnali
chimici ( feromoni ) e sul fenomeno della domanda e offerta..
Quasi tutti gli agenti patogeni dell'alveare possono esservi ritrovati
senza che siano evidenti i sintomi della patologia. per quasi tutte le
patologie la colonia rimane sana finchè il numero degli individui colpiti
non raggiunge il limite critico.A questo punto le normali funzioni
risultano severamente disturbate.
I principali meccanismi difensivi delle api sono i seguenti:
comportamento di pulizia e raggruppamento (grooming ) -normalmente le api
rimuovono tutto quanto di estraneo appare nell'alveare. Particelle
sconosciute, larve malate o morte.Le api adulte puliscono loro stsse e il
nido molto spesso. Questo comportamento di pulizia risulta in genere molto
efficace.Ad esempio selezionando api con particolare capacità igienica ci
si è resi conto che queste risultavano resistenti alla peste americana.
Il comportamento igienico delle adulte è responsabile di questa
resistenza.Le celle vengono disopercolate e ripulite prima che le spore si
formino. Almeno due geni sono coinvolti in questo comportamento:
U disopercolazione
R pulizia
Questocomportamento igienico è basato generalmente su tre passi:
il singolo individuo infetto muore rapidamente lasciando l'alveare
nelle malattie della covata alcune api riconoscono il decessocome anomalo e
la larva morta viene rapidamente evacuata.In alcuni casi anche i copri
delle adulte vengono evacuati.
Questo tipo di comportamento interrompe la catena infettiva
La colonia nel suo insieme, perdendo il singolo i ndividuo si dimostra
resistente al patogeno.
Reazioni immunologiche
Generalmente i singoli ( larve e adulti ) non sono particolarmente
resistenti agli agenti patogeni, tuttavia particolari razioni immunologiche
sono state osservate a livello diproduzione di anticorpi ( apidecine ).Se
corpi estranei vengono iniettatinell'emolinfa dell'ape avviene la
formazione di una sostanza peptidica con sequenza costante di 18
aminoacidi.Questi peptid sono battericidi.Anche attività di fagocitosi sono
state verificate nell'emolinfa dell'ape.
il proventrcolo dello stomaco
La raccolta di miele e polline e il comportamento di scambio ( trofallasi )
sono attività con elevata probabilità di distribuzione di agenti
patogeni.In effetti la contaminazione avverrebbe molto velocemente se l'ape
non fosse dotata del proventricolo. Quest'organo funziona a tutti gli
effetti come un filtro, rimuovendo batteri e funghi dal contenuto del
raccolto. Questa difesa naturale è molto efficace nel ridurre la diffusione
dei germi. Ci sono differenze di efficacia in questo meccanismo tra colonia
e colonia legate alle peculiari caratteristiche genetiche.
Sostanze antibiotiche nella colonia
Le api sono in grado diprodurre delle sostanze antibiotiche.Oltre che per
la difesa dalle patologie sono utilizzate per la conservazione degli
alimenti.La natura di queste sostanze è estremamente differente. Vi sono
componenti fenolici provenienti dal propoli. Glucosiossidasi formanti
complessi H2O2 conosciuti come inibine. Terpeni,peptidi, lisozimi e molti
altri. Nei laboratori di Celle è stato possibile dimosrare in vitro che la
crescita di Bacillus alveai ( agente della peste europea ) viene fermata
dall'applicazione del sistema di inibine H2O2. Si piò ipotizzare che
razioni analoghe avvengano naturalmene nello stomaco delle larve.
Per la nuova stagione apistica
Bee Boost-supporto plastico a base di feromone mandibolare
della regina per tante utilissime applicazioni nell'
apicoltura moderna-
Umonium 38 Food -disinfettante di nuovissima generazione a largo spettro .
Efficace in pochi minuti (10/20) contro tutti i patogeni dell'alveare. Per
la disinfezione da tutti gli agenti patogeni dell'alveare ( peste
americana ed europea, nosema, covata calcificata etc.
Perchè buttare materiale e il legno dei telai vecchi? Meglio disinfettarli
con Umonium 38 Food
Ipereat- un aiuto naturale contro la varroa
Apedin Vapor un aiuto naturale contro la varroa
B 401- a base di bacillus turingensis per la lotta biologica alla tarma
della cera Data:
Tue, 20 Feb 2001 Virus delle api .
Baal; Allen- Annals of Applied Biology 113 237-244
Gli insetti sarebbero efficacemente protetti contro le infezioni
dall'armatura chitinosa esternamente e dal parziale rivestimento chitinoso
dell'apparato digerente internamente. L'ape ha sviluppato difese contro le
infezioni nella fase di nutrizione delle larve aggiungendo sostanze
antimicrobiche al cibo, L'efficacia di questo sistema è evidentemente
funzione del livello di presenza dei patogeni.La difesa contro i virus
sembra essere concentrata nel tubo digerente. La parete intestinale
costituisce una difesa esclusivamente passiva. Sembrerebbe che il lume
intestinale secerna sostanze aventi effetto antivirale. In condizioni
normali occorrono milioni di particelle virali per infettare un'ape dal
canale alimentare.La presenza della varroa produce un effetto drammatico
sulle difese dell'ape. Dalle ferite aperte nella cuticola che la varroa
provoca per la nutrizione sia sulle adulte che sulle larve i patogeni
entrano con facilità e anche in piccolo numero possono risultare fatali.Ne
deriva che in presenza di varroa una minore quantità di agenti infettanti
è in grado di scatenare la patologia.
I virus delle api ad oggi conosciuti sono:
Black queen celle virus
virus Y dell'ape
virus filamentoso
da soli provocano raramente la morte delle api. Se l'intestino tenue è
danneggiato dal nosema, questi virus riescono a passare nell'emolinfa
diventando fatali
Virus X dell'ape
si trova in associazione con l'agente amebiasi del quale amplifica i danni
Clowdy wing wirus ( virus delle ali opache )
è mortale solo in caso di infezione grave.
Virus della paralisi cronica ( mal nero )
Spesso la patologia rimane allo stato latente. Se raggiunge la fase acuta
si ha un'elevata mortalità. Si osservano api incapaci di volare, nere a
causa della perdita del pelo.Su api malate di mal nero sono stati isolati
anche due batteri.
In relazione alla varroa ,questo virus è rinvenibile in colonie scarsamente
o mediamente infestate. mai in colonie fortemente infestate. Insieme
all'APV risultato avere effetto letale sulle colonie mediamente
infestate.Il massimo della diffusione si presenta dai primi di giugno ai
primi di luglio.La sua crescita, se non ostacolata dalla competizione con
APV è proporzionale all'infestazione da varroa.
Virus iridescente
trovato in india in colonie affette dalla " malattia del glomere" in cui le
api diventano inattive e incapaci di volare formando grappoli separati. In
due mesi la colonia scompare.
Virus della covata a sacco
Questo virus che non aveva carattere epidemico prima dell'avvento della
varroa, può rappresentare, associato ad essa un agente devastante.
APV virus della paralisi acuta
La presenza della varroa lo rende micidiale.Di norma APV sarebbe invece
presente nei tessuti adiposi dell'ape senza produrre danni.In estate le api
possono arrivare ad ospitare 10 milioni di queste particelle virali senza
mostrare sintomi e senza riduzione dell'aspettativa di vita.In laboratorio
100 particelle virali iniettate nell'emolinfa uccidono l'ape in 4 giorni.La
pericolosità in associazione alla varroa è perciò evidente.In aggiunta la
riproduzione del virus potrebbe venire stimolata da eteroproteine proprie
della varroa.L'acaro sembra comportarsi prima come attivatore della
moltiplicazione del virus, poi come vettore.
L' Apv si trova abbinato al virus della paralisi cronica , sul quale tende
a prevalere in condizioni di alta infestazione di varroa.grazie ad una
più rapida riproduzione.La sua presenza e moltiplicazione è proporzionale
alla crescita di varroa.A bassa infestazione si comncia a trovarlo solo in
agosto, in un numero limitato di famiglie e su non più del 10% delle api
Con forte infestazione è presente sul 100% delle stesse Con infestazione
media l'infezione colpisce il 100% delle api un mese dopo.Non è
praticamente presente in covata non infestata da varroa.In quella infestata
provoca mortalità delle pupe.Sono segnalate relazioni fra APV e peste
europea
DWV virus delle ali deformate
E' la causa delle malformazioni alari delle api che nascono in celle con
ifestazione da varroa.. Il ciclo di riproduzione è molto lento rispetto ad
APV di conseguenza prolifera solo in condizioni di bassa infestazione da
varroa. A seconda della proliferazione del virus si possono avere danni
alle ali o pupe che muoiono prima di sfarfallare. Possono anche nascere api
con deformazioni e dmensioni inferiori alla norma la cui aspettativa di
vita è drasticamente ridotta. Data:
Thu, 22 Feb 2001 L'importanza del passaggio della varroa dalla covata a quella da operaia
sulla mortalità invernale e post invernale delle famiglie di api
Roger Hoopinganer- Bollettino Michigan State University
Una delle maggiori cause delle perdite invernali dall'avvento della varroa
è da attribuire al passaggio stagionale dell'acaro dalla covata da fuco a
quella di operaia. Questo passaggio avviene quando la famiglia smette di
allevare i fuchi, alla fine dell'estate.
Quando avviene, molte pupe di operaia vengono utilizzate dalla varroa come
fonte di nutrimento. E' ben noto come questo "salasso" accorci la vita
delle api di almeno un terzo.
Le perdite invernali dipenderanno anche dal numero di api nate in
autunno,debilitate durante il loro sviluppo larvale. Il passaggio dalla
covata da fuco a quella di operaia avviene, fra l'altro, proprio nel
momento in cui la popolazione di varroa è molto vicina al suo massimo e la
famiglia di api comincia a produrre le cosidette api invernali.
Potrà dunque succedere che il gran numero di varroe nate sull'ultima covata
da fuco si trasferisca massicciamente sulla covata da operaia per un ciclo
di covata ( o due nei casi di trattamenti particolarmente tardivi ) . Molte
di queste api, con aspettativa di vita ridotta di un terzo, moriranno
dunque prima della fine del'inverno, provocando una drastica diminuzione
della popolazione di api dell'alveare che potrà mettere in serio pericolo
il positivo prosieguo dell'invernamento.
Ad esempio, se un quarto delle api invernali risultano debilitate e vivono
solo fino ai primi di gennaio ( che è un periodo in cui la famiglia ha
senz'altro bisogno di popolazione numerosa ) si avrà in conseguenza di
quesa perdita una riduzione della dimensione del glomere e di conseguenza
una limitazione della capacità di iniziare l'allevamento di covata.
Certo normalmente le famiglia di api cominciano a rimpiazzare le api
invernali in pieno inverno, ma può essere che in questa particolare
situazione di riduzione della popolazione non siano abbastanza numerose per
effettuarel'allevamento di covata in maniera adeguata.Se questo allevamento
( rinnovamento ) non è sufficente , la famiglia, sempre che non lo sia
già, soccomberà in primavera.
Per evitare tutto ciò, è ovvio che bisogna portare la famiglia ad un basso
numero di acari prima che avvenga il trasferimento delle varroe dalla
covata di fuco a quella di operaia, in maniera da avere, una percentuale
molto bassa di api invernali con aspettativa di vita ridotta.
Data:
Sun, 25 Feb 2001 I favi dell'alveare come mezzo di comunicazione
Prof Jurgen Stutz Università di Wurzburg
Adiz 6-97
Le vibrazioni prodotte da un'ape che danza possono essere amplificate dalla
struttura dei favi e diventare udibili ad un gran numero di api? Alcuni
studi sembrano dimostrare che le vibrazioni della danza di un'ape risultano
particolarmente bene sulle celle vuote. Per dare nuove risposte sulle
modalità di comucazione delle api, l'equipe del centro di ricerche
sociobiologiche dell'Università di Wurzburg ha messo in opera una semplice
serie di misurazioni delle vibrazioni dei favi mediante laser.
Ne è risultato che i favi sono un meccanismo di comunicazione altamente
complesso. La rete di celle produce una serie dimicroscopiche microonde che
tendono a rimbalzare in tutto il nido.Si è allora provveduto a verificare
il comportamento di onde sinusoidali di diverse frequenze attraverso i favi
per verificare quali frequenze circolino meglio all'interno dell'alveare. Ne
è risultato che le frequenze coosciute come tipiche dell'alveare sono anche
quelle che in esso circolano nel migliore dei modi.Un forte influsso sulla
circolazione delle due frequenze principali ( 15 e 260 HZ) è esercitato
dalla temperatura dei favi. Il riempimento e l'opercolazione delle celle
tende a rallentare non poco la propagazione di queste onde. Tenendo conto
delle differenze che esistono tra le condizioni naturali degli sciami e
quelle proposte dall'apicoltore, i ricercatori hanno concluso che nelle
condizioni di cattività la capacità "dialettica" delle api risulta menomata. Data:
Mon, 26 Feb 2001
Re: [aol-mondoapi] ossalico!
>Egregio Sig. Berardi
Essendo presente tra i prodotti da me commercializzati l'Ipereat , che
contiene acido ossalico , mi sento in dovere di darle una risposta.
Lo studio dell'utilizzo di acido ossalico in apicoltura, per contenere la
varroa , è cominciato in Russia non meno di dieci anni fa. Numerose
ricerche sono poi state svolte in Germania.
Dalla letteratura è stato da subito ben noto che l'acido ossalico non è
privo di tossicità per le api, anzi.......
Per questo motivo il Dr Liebig dell'Università di Stoccarda ha sempre detto
di non effettuare più di un trattamento sulle stesse api (da inizio autunno
a primavera le api rimangono forzatamente le stesse in molte zone;da
primavera inoltrata il ricambio è relativamente più veloce )
Per lo stesso motivo il Dr Ritter dello zooprofilattico di Friburgo ne ha
sempre consigliato l'uso alla concentrazione del 2,8%.in peso
La soluzione da lei utilizzata( 100 gr di AO su 1500 gr di soluzione ) ha
una concentrazione del 6,67% in peso.
L'ossalico è dannoso per le api quando utilizzato a concentrazioni
eccessive e con trattamenti ripetuti sulle stesse api.Non vi è un effetto
di tossicità acuta evidentissimo, ma la diminuzione di aspettativa di vita
è estremamente significativa.
Rimarrebbe però anche da sapere se i trattamenti ( anche quelli precedenti
l' ossalico ) sono stati tardivi. Se cioè le famiglie avevano un carico
tale di varroa per cui non vi è stata sufficente deposizione di api
invernali e quante di quelle nate avevano un'aspettativa di vita ridotta.
Due parole anche sul fatto che Ipereat ( così come analoghe soluzioni di
ossalico ) non funzioni ( da altra mail ) . Se lo si utilizza in presenza
di covata ( covata regolare, lontano da diapause invernali ) si ha che
almeno il 60/65% delle varroe e " chiuso " nelle cellette e solo il 35/40%
è sulle api adulte, disponibile per essere eliminato. L'efficacia di questo
trattamento potrà perciò essere al massimo del 35/40%. A voler proprio
esagerare del 50%. Dopo 20 /30 giorni la popolazione di varroa sarà di
nuovo ai livelli presenti immediatamente prima del trattamento ( ma senza
intervento sarebbe stata del doppio ) .Non ci si può aspettare da un simile
intervento che porti a zero la presenza di varroa
Lo spirito di questo utilizzo può essere solo quello di tamponare per
arrivare ad una certa data con un livello di presenza di acari decente.
Tale da non minare alle radici la nascita delle api invernali e anche tale
da far sì che il prodotto utilizzato per il trattamento tardo estivo abbia
efficacia decente ( tutti i prodotti sono in percentuale un po' meno
efficaci con quantità di varroe molto alte e un po' più efficaci con
quantità di varroe medie )
Si potrebbe perciò affermare che la capacità di analisi dell' utilizzatore
ha funzionato anche meno dell'Ipereat.
Tuttavia si può anche scegliere di andare ad intervenire solo quando le api
sono molto vicine al collasso e poi dire che niente è efficace e che le
colpe sono sempre e solo dei prodotti utilizzati. Capire cosa si stà
facendo è del tutto un'opzione .Anche questo è un modo di vedere le
cose.....Invece sarebbe importante capire quali sono i limiti dei prodotti,
perchè ognuno ha i propri, per utilizzarli al meglio e trarne i migliori
risultati.
Savorelli Gianni ditta prodotti per apicoltura Ravenna
> Desolazione! tristezza! amarezza! No non stò lamentandomi. Sto proprio
>imprecando contro me stesso per sapere dove ho commesso errori. Oggi sono
>tornato ai miei "ex" popoli per eseguire il 3° trattamento con l'ossalico
>(100gr x 400 x1000) rispettivamente Acido Ossalico Zucchero e acqua, bene
>come avevo riscontrato nel trattamento di Novembe ho trovato le cassette
>spopolate e impoverite. Ora mi & vi chiedo ma l'Ossalico è utile o dannoso
>per le api? Ci sono particolari accorgimenti da usare che io tralascio o
>sono solo sfortunato!! Durante la visita sono stato accompagnato dal mio
>"Maestro" che sembrava incredulo e stupito per quanto successo io anche
>inc......issimo!!! datemi qualche "consolazione". Franco Berardi Pescara
>Grazie amici! Data:
Tue, 27 Feb 2001
Variazioni invernali negli alveari
Toscano -Harriet Uruguay da Vida Apicola n° 63
L'invernamento delle colonie è uno degli elementi fondamentali per
impostare una buona produzione nella stagione successiva.Numerosi fattori
possono influenzare il modo in cui gli alveari sopravvivono all'inverno e
la condizione della colonia all'uscita dell'inverno.
In questa ricerca si è voluto studiare l'influenza della riduzione
invernale della porta di volo e quella di un 'uscita supplementare sulla
parte posteriore dell'arnia.
Free e Butler, citati da Jhonson ( 79) affermano che ad una temperatura
ambiente di 10°C le api presentano il consumo minimo di alimento e
matabolismo basale.
A temperature più basse il consumo aumenta in proporzione alla diminuzione
della temperatura.
Per quello che riguarda la dislocazione della covata invernale, Budel
afferma che due sono i fattori che ne influenzano la posizione:
* è generalmente preferita la parte vicina all'aperura di volo
* la vicinanza della parete più calda ha come effetto una minor
perdita di calore
Il calore generato dalle api si diffonde all'interno dell'alveare coi
meccanismi di trasmissine tipici del calore.
Bisogna tenere conto che il microambiente alveare contiene elementi
accumulatori come miele, cera, legno, che attuando un effetto Buffer
ritarda gli effetti della trasmissione termica.
Questi meccanismi sono :
Conduzione
E' il passaggio diretto del calore da una molecola all'altra adiacente. Il
passaggio dipende dalla concentrazione molecolare.
I materiali hanno dunque diversa conducibilità del calore ( compreso quelli
vivi come la covata )
Convezione naturale
E' il movimento dell'aria calda che si alza essendo meno densa. L'aria
fredda prende in basso il posto dell'aria calda
Convezione forzata
Motivata da differenze di pressione dell'aria o del vento. Il vento forza
l'aria dall'apertura di volo dell'alveare provocando un rinnovamento
dell'aria interna.
Radiazione
E' la trasmissione del calore sotto forma di onde elettromagnetiche che si
liberano da atomi e molecole eccitate
Tra i meccanismi citati, all'interno dell'alveare prevale la conduzione ,
regolata dal grado di coesione del glomere e la convezione naturale.
La convezione forzata avviene proporzionalmente all'entrata di aria dalla
porticina di volo e oltre alla temperatura ha effetto anche sulla
regolazione dell'umidità.
L'umidità è per l 'appunto l'altro fattore strategico per il buon
superamento dell'inverno.
Secondo Budel (68) la distribuzione dell'umidità relativa ha una regola:
nella zona più calda dell'alveare l'aria è più secca.In quella più fredda
l'aria è più umida.
Le api cercano di tappare tutti i buchi presenti nell'arnia allo scopo di
evitare possibili alterazioni termiche . Si è perciò voluto verificare
qualitativamente l'effetto della presenza di un pertugio artificiale.
Dalle prove effettuate a temperature tra 3 e 15°C si è visto che la
presenza di un riduttore della porta di volo non presenta effetti sulla
temperatura del nido nè su quella che si può misurare sopra esso. Ciò a
causa della scarsa circolazione di aria che avviene attraverso l'apertura
di volo.Non sono però stati considerati gli effetti del vento.
La presenza di un foro anche sulla parte posteriore porta invece ad una
circolazione d'aria che raffredda non poco il glomere.
---------------------------------------------------------------------- Savorelli Gianni