Procedings of the national Academy of
Science
Genoma di alcuni batteri
La recente scoperta che il genoma di alcuni batteri
è praticamente infinito e si arricchisce di geni a ogni ceppo porta a
grandi cambiamenti in microbiologia
La notizia è stata pubblicata su Procedings of the national Academy of
Science da un gruppo di ricercatori comprendente scienziati del TIGR
di Rockville nel Maryland e della Chiron Vaccines di Siena .In alcuni
batteri sono state individutate tre categorie di geni:
quelli comuni a tutti i ceppi
quelli presenti solo in alcuni e
quelli presenti solo in uno
i geni presenti solo in alcuni ceppi sono stati chiamati pan -genoma .
Un modello matematico ha previsto che nuovi geni continueranno ad
essere identificati anche dopo aver sequenziato centinaia di ceppi ,
condizione che i ricercatori hanno definito di pan -genoma aperto .
Secondo i ricercatori questa scoperta è decisamente logica. Infatti si
deve pensare che ogni secondo circa 1000 nuovi batteri vengono
infettati da virus che passando ad un altro batterio vi trasferiscono
materiale genetico del precedente creando un flusso genetico continuo
tra microrganismi che condividono lo stesso ambiente .
Sembra inoltre che alcuni geni variabili, appartenenti al pan-genoma
siano coinvolti anche nei fenomeni di virulenza e di resistenza agli
antibiotici.
Dunque anche per i batteri dell'alveare e per quelli potenzialmente
utilizzabili per la cura delle malattie delle api la necessità di nuove
prospettive di studio.
D'altra parte non si può escludere a priori che la maggior circolazione
virale causata
dalla presenza della varroa possa dar luogo a ceppi batterici
maggiormente virulenti
Zooprofilattico “ caporale “ d’Abruzzo (
Teramo )
Estratti di semi di pompelmo
Benzetoniocloride e cetrimonio bromide sono le sostanze chimiche
(conservanti ) che fanno sì che gli estratti di semi di pompelmo
abbiano azione inibente nei confronti dell’agente della peste americana
Da qualche anno si parla degli estratti dei semi di pompelmo per il
controllo della peste americana.
Lo studio, iniziato presso lo zooprofilattico “ caporale “ d’Abruzzo (
Teramo )ha mostrato risultati contrastanti .Ad apimondia gli stessi
ricercatori hanno presentato nuovi dati riguardanti l’identificazione
delle sostanze inibenti ricavate dai semi. Si tratta di due sostanze
chimiche utilizzate per la conservazione rinvenute in 14 dei 16
campioni analizzati a concentrazioni fino al 21,50%. In effetti queste
sostanze inibiscono in vitro la crescita del Paenibacillus larvae
larvae mentre i campioni in cui non è rilevata la presenza dei
conservanti non inibiscono in alcun modo la crescita del batterio.
USDA-ARS Bee Research Laboratory
Conditional immune-gene suppression of honeybees parasitized by Varroa
mites
ABSTRACT
Dal momento che Varroa destructor trasferisce patogeni alle api,le stesse
potrebbero avere risposte adattive aumentando la risposta immunitaria.
A loro volta gli acari potrebbero aggirare le difese immunitarie
dell’ape e ciò potrebbe facilitare la loro attività di nutrizione.
La risposta immunitaria ( umorale ) dell’ape può essere studiata
valutando l’espressione delle proteine antibatteriche ( peptidi ) del
tipo
abaecin e defensin.
I livelli di espressione di questi peptidi antibatterici cambiano non
linearmente rispetto al livello di parassitizzazione delle pupe .
Api esposte a un basso o moderato numero di acari mostrano una
minore trascrizione immunitaria rispetto alle pupe di api non
parassitizzate o rispetto alle pupe con alto livello di infestazione .
Benchè molte pupe testate indichino la presenza di batteri ,
nessuna correlazione col numero degli acari presenti o col livello di
risposta immunitaria è determinabile.
INTRODUCTION
V. destructor è associata ai patogeni delle api e in diversi casi
risulta vettore di malattie.
Diversi studi sperimentali indicano che l’acaro trasferisce RNA
viruses tra le api (Bowen-Walker et al. 1999; Chen et al. 2004).
L’acaro produce ferite sull’ esoscheletro delle api per potersi
nutrire e queste ferite possono essere infettate da Melissococcus
pluton, (Kanbar and Engels 2003).
Le api sembrano produrre una risposta immunitaria a livello cellulare
nei pressi delle ferite provocate dalla varroa (Kanbar and Engels
2003).
Le api possono difendersi aumentando la produzione di peptidi
antibatterici
(Casteels-Josson et al. 1994) e da infezioni batteriche orali (Evans
2004). Per esplorare se la presenza di V. destructor ha effetti
sulla risposta immunitaria , i livelli, abaecin e defensin,sono stati
esaminati .Si è trovato che api esposte a basso o moderato numero di
acari riducono la risposta immunitaria relativamente ai peptidi
studiati , rispetto ad api senza parassitizzazione o con
parassitizzazione massiccia.
abaecin e defensin risultano variare significativamente in funzione
del livello di presenza di acari.
Presenza di potenziali patogeni
58% (n = 94) delle pupe ha mostrato la presenza di Paenibacillus
sp. ma i livelli di batteri non risultano correlati con la
presenza di acari .
DISCUSSIONE
Pupe parassitizzate da un numero moderato di acari mostrano un
significativo abbassamento delle difese immunitarie
E’ possibile che gli acari riducano direttamente la risposta
immunitaria , assicurando così il mantenimento del foro di nutrizione.
E' interessante come l’apparente soppressione della risposta
immunitaria scompaia quando le pupe sono infestate da un alto numero
di acari .
Varie spiegazioni sono ipotizzabili
Apimondia
L’epidemiologia del virus della paralisi lenta
Carreck e al
I risultati mostrano che il virus SPV appare prima nelle famiglie a più
alto livelli di infestazione di varroa . La prevalenza virale risulta
maggiore in tarda stagione, quando le inferstazione multiple della
covata risultano frequenti.Gli studi dimostrano che api adulte
infettate dal virusin laboratorio muoiono dopo 12 giorni
dall’infezione mentre nelle condizioni di svernamentodi campo le api
infettate nella fase larvale risultano avere aspettativa di vita
significativamente accorciata.
Effetto in vitro del Lisozima Hen egg sull’agente della peste americana
Zhang e al.
Il lisozima mostra buona capacità di inibizione in vitro dell’agente
causante la peste americana e anche di quelli causanti la peste
europea e la covata calcificata..
Test di campo di una trappola a feromoni per la varroa
Caron e al.
Si è studiato nel corso degli anni 2004 e 2005 una trappola a feromoni
( semiochimici della varroa ) .I risultati del 2004 non sono stati
molto promettenti. Quelli del 2005 sono stati presentati al congresso.
Iflavirus delle api
Terio e al.
Studi giapponesi hanno mostrato la presenza in api aggressive di un
iflavirus denominato kakugo.
Analisi sulle api italiane hanno mostrato la presenza di iflavirus più
simili al DWV , il virus delle api deformate , che al kakugo
Journal of Chemical Ecology
ISSN: 0098-0331 (Paper) 1573-
Issue: Volume 11, Number 3
Effect of empty comb on defensive behavior of
honeybees
Abstract
Le api di famiglie con 6.36-m2 di superficie di favi vuoti rispondono
più velocemente ai movimenti di un bersaglio posto davanti all’alveare
e lo pungono più spesso di quanto facciano famiglie con
3.18-m2 di superficie di favi vuoti.
I due gruppi non differiscono significativamente nella velocità di
risposta ai feromoni di allarme e nel numero di api a difesa della
famiglia. Sembra perciò che le sostanze volatili proprie dei favi
abbiano un ruolo primario nel comportamento di difesa delle famiglie.
Le Scienze S.p.A.
Luce contro i funghi patogenici
Il genoma di un fungo patogenico
Un meccanismo di invasione biologica
Commento – i funghi dell’alveare producono patologie con andamento
spesso altalenante e apparentemente incomprensibile, messo in relazione
con temperatura e umidità dell’alveare , ma senza che questi due
fattori possano sempre in diretta correlazione con la quantità di
sintomi osservabili.
L’alveare è un ambiente con ottima disponibilità di CO2 e la scoperta
del suo ruolo sullo sviluppo dei funghi potrebbe spiegare molte cose……
28.11.2005
Funghi patogenici e CO2
Identificato un legame fra il biossido di carbonio e la virulenza
fungale
Usando funghi patogenici come sistema modello, due gruppi di
ricercatori hanno scoperto nuovi indizi su come il biossido di carbonio
(CO2) governa i cambiamenti morfogenici che consentono ad alcuni funghi
e microbi di sopravvivere in differenti ambienti. Hanno inoltre trovato
nuove prove del fatto che la percezione e la metabolizzazione del CO2
si basano su enzimi conservati dall'evoluzione per controllare la
crescita e la riproduzione sessuale dei microbi patogenici.
I due studi sono stati pubblicati da Joseph Heitman e colleghi della
Duke University e da Fritz Mühlschlegel dell'Università del Kent e
Jochen Buck della Cornell University e colleghi sulla rivista "Current
Biology".
Il trasporto di CO2 è coinvolto in molti processi cellulari e nella
virulenza di diversi batteri e funghi patogenici.
Mühlschlegel e colleghi hanno studiato queste funzioni in due
importanti patogeni fungali, C. albicans e C. neoformans. Gli
scienziati hanno identificato CO2 come un segnale fisiologico che
induce la transizione filamentosa patogenica di C. albicans, e hanno
anche dimostrato che un antico gruppo di enzimi, chiamati
adenililciclasi, sono i cosiddetti chemosensori che mediano sia la
filamentazione di C. albicans che la biosintesi delle capsule di C.
neoformans. La scoperta conferma che la percezione del CO2 è un
mediatore vitale della virulenza fungale in differenti ambienti ospiti.
Anche Joseph Heitman e colleghi hanno usato C. neoformans come sistema
modello, trovando ulteriori prove del fatto che la metabolizzazione del
CO2 governa la crescita, la riproduzione e la virulenza di questo
microbo patogenico.
Yong-Sun Bahn, et al., "Carbonic anhydrase and CO2 sensing during
Cryptococcus neoformans growth, differentiation, and virulence".
Current Biology, Vol. 15, 2013-2020, DOI 10.1016/j.cub.2005.09.047 (22
novembre 2005).
Torsten Klengel, et al., "Fungal adenylyl cyclase integrates CO2
sensing with cAMP signalling and virulence". Current Biology, Vol. 15,
2021-2026, DOI 10.1016/j.cub.2005.10.040 (22 novembre 2005).
Department of Entomology, The Pennsylvania State University
The role of varroa mites in infections of Kashmir bee virus (KBV) and
deformed wing virus (DWV) in honey bees
Abstract
Per determinare il ruolo della varroa nell’attivazione e
vettorazione di infezioni virali,si sono eseguite comparazioni del
livello di infezione virale presente in api parassitizzate e in api
senza parassitizzazione.
In condizioni di infestazione naturale o artificiale le pupe di ape
contengono una quantità significativamente più alta del Kashmir bee
virus (KBV) e del virus delle ali deformate
deformed wing virus (DWV) rispetto a pupe prive di infestazione.
In aggiunta , in pupe infestate , il
DWV ha mostrato una estrema moltiplicazione. L’analisi statistica
ha mostrato una correlazione positiva tra il numero di acari
introdotti nella covata e la quantità di presenza virale.
Il rinvenimento di virus sulle ninfe e sugli adulti di varroa
sottolinea il possibile ruolo della varroa nella trasmissione virale.
Tuttavia, molti gruppi di acari privi di virus (9/12) sono risultati
associati a pupe pesantemente infette da virus,suggerendo che
l’elevata quantità di virus presente nelle pupe infestate da varroa più
probabilmente risulti dall’attivazione della replicazione virale.
Sulle base di queste osservazioni e delle altre ricerche che hanno
dimostrato la soppressione delle risposte immunitarie dell’ape in
conseguenza dell’infestazione da varroa, si propone che la
parassitizzazione da varroa sopprima le difese immunitarie dell’ape
aprendo la porta all’attivazione della replicazione di persistenti
infezioni virali latenti .
School of Life Sciences, Arizona
State University
Social reversal of immunosenescence in honey bee workers
Abstract
Un esempio di immunosenescenza è osservabile nelle varie caste di
api.
Dai compiti all'interno dell'alveare alla più rischiosa attività di
bottinatrice è collegata ad una consistente diminuzione delle difese
immunitarie.
Si è osservato che un aumento dell'ormone giovanile (JH) che accompagna
l'inizio del comportamento di bottinatrice induce una notevole morte
di emociti.
Si è poi dimostrato che bottinatrici forzate a ritornare api di casa
invertono il processo di
immunosenescenza.
Il cambiamento di ruolo all'interno dell'alveare è
caratterizzato da variazione
del livello di JH e da un aumento nell'emolinfa del livello di
vitellogenina , una
glicoproteina legante lo zinco implicata nella regolazione dei processi
immunitari dell'ape.
Si è anche stabilito che la immunosenescenza delle operaie è
mediata da apoptosi mentre il ritorno ai compiti nell'alveare è
caratterizzato dalla proliferazione di nuove cellule.
Pertanto, l'ape presenta una flessibilità unica per ciò che riguarda
i processi immunitari.
Le scienze ottobre 2005 pag 73
Rotenone e morbo di Parkinson
Il morbo di Parkinson può essere causato anche da sostanze presenti
nell'ambiente , fra le quali pesticidi ed erbicidi.
Timothy Greenamyre della Emory University ha scoperto che l'esposizione
al rotenone , pesticida utilizzato in agricoltura biologica , causa
l'aggregazione delle proteine e la morte dei neuroni dopaminergici ,
oltre a inibire l'attività dei mitocondri, le centrali energetiche
della cellula.Si generano così i deficit motori caratteristici del
morbo .
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