I report di Gianni Savorelli
Gennaio 2006


Procedings of the national Academy of Science
Genoma di alcuni batteri

La recente scoperta che il genoma di alcuni batteri è praticamente infinito e si arricchisce di geni a ogni ceppo porta a grandi cambiamenti in microbiologia
La notizia è stata pubblicata su Procedings of the national Academy of Science da un gruppo di ricercatori comprendente scienziati del TIGR di Rockville nel Maryland e della Chiron Vaccines di Siena .In alcuni batteri sono state individutate tre categorie di geni:
quelli comuni a tutti i ceppi
quelli presenti solo in alcuni e
quelli presenti solo in uno

i geni presenti solo in alcuni ceppi sono stati chiamati pan -genoma . Un modello matematico ha previsto che nuovi geni continueranno ad essere identificati anche dopo aver sequenziato centinaia di ceppi , condizione che i ricercatori hanno definito di pan -genoma aperto . Secondo i ricercatori questa scoperta è decisamente logica. Infatti si deve pensare che ogni secondo circa 1000 nuovi batteri vengono infettati da virus che passando ad un altro batterio vi trasferiscono materiale genetico del precedente creando un flusso genetico continuo tra microrganismi che condividono lo stesso ambiente .
Sembra inoltre che alcuni geni variabili, appartenenti al pan-genoma siano coinvolti anche nei fenomeni di virulenza e di resistenza agli antibiotici.
Dunque anche per i batteri dell'alveare e per quelli potenzialmente utilizzabili per la cura delle malattie delle api la necessità di nuove prospettive di studio.
D'altra parte non si può escludere a priori che la maggior circolazione virale causata dalla presenza della varroa possa dar luogo a ceppi batterici maggiormente virulenti


Zooprofilattico “ caporale “ d’Abruzzo ( Teramo )
Estratti di semi di pompelmo

Benzetoniocloride e cetrimonio bromide sono le sostanze chimiche (conservanti ) che fanno sì che gli estratti di semi di pompelmo abbiano azione inibente nei confronti dell’agente della peste americana
Da qualche anno si parla degli estratti dei semi di pompelmo per il controllo della peste americana.
Lo studio, iniziato presso lo zooprofilattico “ caporale “ d’Abruzzo ( Teramo )ha mostrato risultati contrastanti .Ad apimondia gli stessi ricercatori hanno presentato nuovi dati riguardanti l’identificazione delle sostanze inibenti ricavate dai semi. Si tratta di due sostanze chimiche utilizzate per la conservazione rinvenute in 14 dei 16 campioni analizzati a concentrazioni fino al 21,50%. In effetti queste sostanze inibiscono in vitro la crescita del Paenibacillus larvae larvae mentre i campioni in cui non è rilevata la presenza dei conservanti non inibiscono in alcun modo la crescita del batterio.


USDA-ARS Bee Research Laboratory
Conditional immune-gene suppression of honeybees parasitized by Varroa mites

ABSTRACT
Dal momento che Varroa destructor trasferisce patogeni alle api,le stesse potrebbero avere risposte adattive aumentando la risposta immunitaria. A loro volta gli acari potrebbero aggirare le difese immunitarie dell’ape e ciò potrebbe facilitare la loro attività di nutrizione.
La risposta immunitaria ( umorale ) dell’ape può essere studiata valutando l’espressione delle proteine antibatteriche ( peptidi ) del tipo abaecin e defensin.
I livelli di espressione di questi peptidi antibatterici cambiano non linearmente rispetto al livello di parassitizzazione delle pupe .
Api esposte a un basso o moderato numero di acari mostrano una minore trascrizione immunitaria rispetto alle pupe di api non parassitizzate o rispetto alle pupe con alto livello di infestazione .
Benchè molte pupe testate indichino la presenza di batteri , nessuna correlazione col numero degli acari presenti o col livello di risposta immunitaria è determinabile.

INTRODUCTION
V. destructor è associata ai patogeni delle api e in diversi casi risulta vettore di malattie.
Diversi studi sperimentali indicano che l’acaro trasferisce RNA viruses tra le api (Bowen-Walker et al. 1999; Chen et al. 2004). L’acaro produce ferite sull’ esoscheletro delle api per potersi nutrire e queste ferite possono essere infettate da Melissococcus pluton, (Kanbar and Engels 2003).
Le api sembrano produrre una risposta immunitaria a livello cellulare nei pressi delle ferite provocate dalla varroa (Kanbar and Engels 2003).
Le api possono difendersi aumentando la produzione di peptidi antibatterici (Casteels-Josson et al. 1994) e da infezioni batteriche orali (Evans 2004). Per esplorare se la presenza di V. destructor ha effetti sulla risposta immunitaria , i livelli, abaecin e defensin,sono stati esaminati .Si è trovato che api esposte a basso o moderato numero di acari riducono la risposta immunitaria relativamente ai peptidi studiati , rispetto ad api senza parassitizzazione o con parassitizzazione massiccia.
abaecin e defensin risultano variare significativamente in funzione del livello di presenza di acari.
Presenza di potenziali patogeni
58% (n = 94) delle pupe ha mostrato la presenza di Paenibacillus sp. ma i livelli di batteri non risultano correlati con la presenza di acari .

DISCUSSIONE
Pupe parassitizzate da un numero moderato di acari mostrano un significativo abbassamento delle difese immunitarie
E’ possibile che gli acari riducano direttamente la risposta immunitaria , assicurando così il mantenimento del foro di nutrizione.
E' interessante come l’apparente soppressione della risposta immunitaria scompaia quando le pupe sono infestate da un alto numero di acari .
Varie spiegazioni sono ipotizzabili


Apimondia
L’epidemiologia del virus della paralisi lenta Carreck e al

I risultati mostrano che il virus SPV appare prima nelle famiglie a più alto livelli di infestazione di varroa . La prevalenza virale risulta maggiore in tarda stagione, quando le inferstazione multiple della covata risultano frequenti.Gli studi dimostrano che api adulte infettate dal virusin laboratorio muoiono dopo 12 giorni dall’infezione mentre nelle condizioni di svernamentodi campo le api infettate nella fase larvale risultano avere aspettativa di vita significativamente accorciata.

Effetto in vitro del Lisozima Hen egg sull’agente della peste americana Zhang e al.

Il lisozima mostra buona capacità di inibizione in vitro dell’agente causante la peste americana e anche di quelli causanti la peste europea e la covata calcificata..

Test di campo di una trappola a feromoni per la varroa Caron e al.

Si è studiato nel corso degli anni 2004 e 2005 una trappola a feromoni ( semiochimici della varroa ) .I risultati del 2004 non sono stati molto promettenti. Quelli del 2005 sono stati presentati al congresso.

Iflavirus delle api Terio e al.

Studi giapponesi hanno mostrato la presenza in api aggressive di un iflavirus denominato kakugo. Analisi sulle api italiane hanno mostrato la presenza di iflavirus più simili al DWV , il virus delle api deformate , che al kakugo


Journal of Chemical Ecology ISSN: 0098-0331 (Paper) 1573- Issue: Volume 11, Number 3
Effect of empty comb on defensive behavior of honeybees

Abstract
Le api di famiglie con 6.36-m2 di superficie di favi vuoti rispondono più velocemente ai movimenti di un bersaglio posto davanti all’alveare e lo pungono più spesso di quanto facciano famiglie con 3.18-m2 di superficie di favi vuoti.
I due gruppi non differiscono significativamente nella velocità di risposta ai feromoni di allarme e nel numero di api a difesa della famiglia. Sembra perciò che le sostanze volatili proprie dei favi abbiano un ruolo primario nel comportamento di difesa delle famiglie.


Le Scienze S.p.A.
Luce contro i funghi patogenici Il genoma di un fungo patogenico Un meccanismo di invasione biologica

Commento – i funghi dell’alveare producono patologie con andamento spesso altalenante e apparentemente incomprensibile, messo in relazione con temperatura e umidità dell’alveare , ma senza che questi due fattori possano sempre in diretta correlazione con la quantità di sintomi osservabili.
L’alveare è un ambiente con ottima disponibilità di CO2 e la scoperta del suo ruolo sullo sviluppo dei funghi potrebbe spiegare molte cose……
28.11.2005 Funghi patogenici e CO2 Identificato un legame fra il biossido di carbonio e la virulenza fungale
Usando funghi patogenici come sistema modello, due gruppi di ricercatori hanno scoperto nuovi indizi su come il biossido di carbonio (CO2) governa i cambiamenti morfogenici che consentono ad alcuni funghi e microbi di sopravvivere in differenti ambienti. Hanno inoltre trovato nuove prove del fatto che la percezione e la metabolizzazione del CO2 si basano su enzimi conservati dall'evoluzione per controllare la crescita e la riproduzione sessuale dei microbi patogenici.
I due studi sono stati pubblicati da Joseph Heitman e colleghi della Duke University e da Fritz Mühlschlegel dell'Università del Kent e Jochen Buck della Cornell University e colleghi sulla rivista "Current Biology".
Il trasporto di CO2 è coinvolto in molti processi cellulari e nella virulenza di diversi batteri e funghi patogenici.
Mühlschlegel e colleghi hanno studiato queste funzioni in due importanti patogeni fungali, C. albicans e C. neoformans. Gli scienziati hanno identificato CO2 come un segnale fisiologico che induce la transizione filamentosa patogenica di C. albicans, e hanno anche dimostrato che un antico gruppo di enzimi, chiamati adenililciclasi, sono i cosiddetti chemosensori che mediano sia la filamentazione di C. albicans che la biosintesi delle capsule di C. neoformans. La scoperta conferma che la percezione del CO2 è un mediatore vitale della virulenza fungale in differenti ambienti ospiti. Anche Joseph Heitman e colleghi hanno usato C. neoformans come sistema modello, trovando ulteriori prove del fatto che la metabolizzazione del CO2 governa la crescita, la riproduzione e la virulenza di questo microbo patogenico.

Yong-Sun Bahn, et al., "Carbonic anhydrase and CO2 sensing during Cryptococcus neoformans growth, differentiation, and virulence". Current Biology, Vol. 15, 2013-2020, DOI 10.1016/j.cub.2005.09.047 (22 novembre 2005).
Torsten Klengel, et al., "Fungal adenylyl cyclase integrates CO2 sensing with cAMP signalling and virulence". Current Biology, Vol. 15, 2021-2026, DOI 10.1016/j.cub.2005.10.040 (22 novembre 2005).


Department of Entomology, The Pennsylvania State University
The role of varroa mites in infections of Kashmir bee virus (KBV) and deformed wing virus (DWV) in honey bees

Abstract
Per determinare il ruolo della varroa nell’attivazione e vettorazione di infezioni virali,si sono eseguite comparazioni del livello di infezione virale presente in api parassitizzate e in api senza parassitizzazione.
In condizioni di infestazione naturale o artificiale le pupe di ape contengono una quantità significativamente più alta del Kashmir bee virus (KBV) e del virus delle ali deformate deformed wing virus (DWV) rispetto a pupe prive di infestazione.
In aggiunta , in pupe infestate , il DWV ha mostrato una estrema moltiplicazione. L’analisi statistica ha mostrato una correlazione positiva tra il numero di acari introdotti nella covata e la quantità di presenza virale.
Il rinvenimento di virus sulle ninfe e sugli adulti di varroa sottolinea il possibile ruolo della varroa nella trasmissione virale. Tuttavia, molti gruppi di acari privi di virus (9/12) sono risultati associati a pupe pesantemente infette da virus,suggerendo che l’elevata quantità di virus presente nelle pupe infestate da varroa più probabilmente risulti dall’attivazione della replicazione virale.
Sulle base di queste osservazioni e delle altre ricerche che hanno dimostrato la soppressione delle risposte immunitarie dell’ape in conseguenza dell’infestazione da varroa, si propone che la parassitizzazione da varroa sopprima le difese immunitarie dell’ape aprendo la porta all’attivazione della replicazione di persistenti infezioni virali latenti .


School of Life Sciences, Arizona State University
Social reversal of immunosenescence in honey bee workers

Abstract
Un esempio di immunosenescenza è osservabile nelle varie caste di api.
Dai compiti all'interno dell'alveare alla più rischiosa attività di bottinatrice è collegata ad una consistente diminuzione delle difese immunitarie.
Si è osservato che un aumento dell'ormone giovanile (JH) che accompagna l'inizio del comportamento di bottinatrice induce una notevole morte di emociti.
Si è poi dimostrato che bottinatrici forzate a ritornare api di casa invertono il processo di immunosenescenza.
Il cambiamento di ruolo all'interno dell'alveare è caratterizzato da variazione del livello di JH e da un aumento nell'emolinfa del livello di vitellogenina , una glicoproteina legante lo zinco implicata nella regolazione dei processi immunitari dell'ape.
Si è anche stabilito che la immunosenescenza delle operaie è mediata da apoptosi mentre il ritorno ai compiti nell'alveare è caratterizzato dalla proliferazione di nuove cellule.
Pertanto, l'ape presenta una flessibilità unica per ciò che riguarda i processi immunitari.


Le scienze ottobre 2005 pag 73
Rotenone e morbo di Parkinson

Il morbo di Parkinson può essere causato anche da sostanze presenti nell'ambiente , fra le quali pesticidi ed erbicidi.
Timothy Greenamyre della Emory University ha scoperto che l'esposizione al rotenone , pesticida utilizzato in agricoltura biologica , causa l'aggregazione delle proteine e la morte dei neuroni dopaminergici , oltre a inibire l'attività dei mitocondri, le centrali energetiche della cellula.Si generano così i deficit motori caratteristici del morbo .
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