Revue Francaise d’Apiculture n° 568 decembre 1996 A propos de la lutte contre varroa di Eliane Noirot Eliane Noirot analizza alcuni metodi adottati per la lotta alla varroa evidenziandone i limiti di efficacia. 1)Esposizione, per 15 minuti , alla temperatura di 46°,metodo laborioso e poco efficace perché la temperatura è vicina al punto di fusione della cera. 2)Attirare la varroa in una trappola contenente covata d’api frantumata, per ora si ignora l’applicazione in campo. 3)Cospargere sulle api polveri per indurre la varroa a lasciare il corpo delle api. Polvere di glucosio, aghi di pino frantumati, polline macinato, farina e talco. Ma la possibilità di reinfestazione è elevata. 4)Far sviluppare la covata operaia in 17-19 giorni invece di 21 ,rimpiazzando i favi con alveoli normali con celle più grandi, ma non si può concludere che la varroa femmina generi meno che nei favi normali. 5)Praticare l’ibridazione o l’allevamento selettivo perridurre i tempi di opercolazione . Le api ibride danzano in modo differente per indicare le fonti del bottino e dunque sconvolgono l’organizzazione del lavoro. Ma anche con la selezione è difficile ottenere tempi ridotti di opercolazione. 6)Somministrare solfato o gluconato di rame in soluzione zuccherina . La varroa ingerendo l’emolinfa di un ape nutrita in questa maniera si asfissia progressivamente. La tossicità del solfato di rame sulle api è praticamente nulla e quella del gluconato è nulla Questa procedura da buoni risultati se l’infestazione di varroa è debole o media ma risulta inefficace se l’infestazione è massiccia.Alla luce di queste considerazioni si ritiene di approntare altri rimedi , che implicano di cambiare la strategia della ricerca. |
LA REPUBBLICA SALUTE 20.3.1997 Siete allergici alle punture? C’è l’antidoto. di Marina Amaduzzi Gli insetti sono un serio problema per oltre 200 mila persone, per alcune decine di persone le punture possono essere fatali. Nel policlinico S.Orsola di Bologna non occorre più il ricovero ospedaliero per la somministrazione del vaccino . Con sette punture in un mese e alcuni richiami dopo 4-6 settimane si diventa immuni. Giancarlo Minore, responsabile dell’ambulatorio di allergologia, afferma che il trattamento iposensibilizzante specifico viene però prescritto solo nei soggetti che hanno mostrato già una forte allergia al veleno degli imenotteri , per gli altri vengono indicati antistaminici, cortisonici o adrenalina iniettabile .In ogni caso è necessaria una prima visita per fare la diagnosi dell’allergia. Cosa succede quando il pungiglione di un’ape di una vespa o di un calabrone iniettano il veleno nel nostro sangue? Giancarlo Minore afferma che ci sono deglianticorpi specifici, gli IgE, che venendo a contatto col veleno determinano una serie di fenomeni con produzione di sostanze vasoattive ( stamina,serotonina,..) che provocano una vasodilatazione con aumento della permeabilità capillare e spasmo della muscolatura liscia bronchiale.La vasodilatazione può portare fino al collasso o shock anafilattico. La terapia iposensibilizzante specifica è un’iniezionesottocutanea di veleno di imenotteri purificato, eseguita in presenza dell’anestesista.Le prime tre punture vengono fatte in tre mezze giornate di seguito , le altre quattro nel giro di un mese. Il periodo consigliato per il trattamento è da novembre a metà marzo. |
LA REPUBBLICA SALUTE 24.4.1997 A chi allatta polline e propoli di Roberto Suozzi L'uso del polline può essere utilizzato in gravidanza,in allattamento, in anemie. Migliora il tono dell'umore e favorisce la capacità di concentrazione. Sconsigliato nei casi di insufficienza renale, ottimizza la funzione intestinale, aumenta l'appetito e può essere utile nell'ipertrofia prostatica. Per gli adulti la dose consigliata è di circa 10-30 grammi al giorno, da prendersi preferibilmente al mattino prima di colazione,per due-tre settimane. La propoli è una resina raccolta su alcuni alberi e modificata con sostanze prodotte dall'ape. La propoli ha recentemente confermato le sue capacità antibiotiche in particolare su stafilocchi,enterobatteri,salmonelle e colibatteri; avrebbe anche azione antibiotica, ed anche conservante e antiossidante. Può essere utilizzata per via topica, per favorire i processi di cicatrizzazione delle ferite, in odontostomatologia, afte e stomatiti. Per via orale la propoli può essere utilizzata nelle malattie dell'apparato respiratorio, quali per esempio faringiti, laringiti e sinusiti. La posologia andrà stabilita caso per caso. LAPIS rivista di APICOLTURA Aprile '97- Supplemento al n° 2 L'erogatore di acido formico di Popodi L'ennesimo evaporatore di acido formico è stato presentato dall' austriaco Popodi. La cassettina di dimensione di cm 15x8x2.5 deve essere riempita di segatura di media consistenza, preferibilmente di abete o pino, fino alla linea indicata. Si versa poi acido formico all' 85% fino a che la segatura è ben satura e si trasforma in una miscela densa. L'evaporatore deve poi essere fissato a un telaio. L'evaporazione può essere regolata in quantità mediante scorrimento dell'apposito coperchio. Al termine dell'evaporazione si può aggiungere altro acido ed effettuare un'altro trattamento senza rimuovere la segatura. Si raccomanda di lasciare l'apertura di volo a circa 25 cm quadrati. Viene comunicato che questo evaporatore non provoca danni alle api e alle regine e che questo tipo di trattamento è efficace anche per gli acari tracheali e la covata calcificata. |
IL MESSAGGERO 26.4.1997 Scoppia la guerra delle api di Francesca Malandrucco < |