Mangia un cucchiaio di miele tutte le mattine e forse è proprio per questo che, a 82 anni, è il più anziano produttore di ‘nettare degli dei’ della provincia ancora attivo. A maggio ha tagliato il traguardo dei sessant’anni di lavoro e l’Associazione ravennate apicoltori gli ha reso omaggio donandogli una targa nella quale lo ringrazia «per le sue qualità umane, per i consigli che ha dispensato ai giovani allievi e per l’attaccamento sempre mostrato all’associazione e alla cooperazione».
Lui è Paolo Pasini, di Mandriole. Ha cominciato a fare l’apicoltore per caso il 15 maggio 1945 perché, ricorda, «mi regalarono un’arnia». Oggi di ‘cassette’ ne ha circa 260, sparse per la campagna e le pinete ravennati, e «se smettessi — dice — ne morirei. Mi sento ancora attivo come sessant’anni fa, non potrei rinunciare alla vita all’aria aperta, a contatto con la natura, ma al tempo stesso frequento ancora regolarmente conferenze e incontri sull’apicoltura, per tenermi aggiornato».
I mesi più belli dell’anno per Paolo Pasini sono luglio e agosto, quando il miele viene raschiato dai telai e messo nello smielatore, una centrifuga che separa il ‘nettare degli dei’ dalla cera. «In quei giorni — dice l’apicoltore — lavorerei anche di notte, ma mia moglie me lo impedisce».
A ogni stagione Pasini ottiene circa 40/50 quintali di prodotto. Ma per arrivare alla smielatura ci vogliono molto lavoro e tanta pazienza. A febbraio - marzo Pasini, ‘armato’ di tuta e maschera, comincia a sorvegliare le arnie per vedere se c’è l’ape regina, indispensabile per la costituzione di una colonia di api in quanto è l’unica femmina feconda. «Riconoscerla — dice Pasini — è difficile, ma se c’è la covata significa, ovviamente, che c’è anche la regina». Le regine, racconta ancora Pasini, vivono in media cinque - sei anni e fanno quattro milioni di uova, metà nel primo anno di vita, il resto dopo. Verso maggio la colonia raggiunge il suo massimo sviluppo. A quel punto sulle arnie si mettono i melari, le cassette nelle quali le api depositano il miele, che producono dal nettare tratto dai fiori.
E in inverno cosa succede? «In quei mesi — spiega Pasini — le api devono essere lasciate assolutamente in pace. Nelle arnie deve essere mantenuta una temperatura costante, di 22 gradi, e bisogna lasciare alla colonia una quantità di miele tale da poter sopravvivere fino alla primavera».
Il ciclo descritto da Pasini è perfetto. Mai niente interviene a sconvolgerlo? «Minacce ce ne sono tantissime — risponde l’apicoltore — prima fra tutte la Varroasi, una malattia che nel 1994 mi ha fatto perdere duecento arnie». Ma la passione di Pasini per il suo lavoro è stata più forte. E a far prosperare le sue ‘regine’ e le sue ‘operaie’ gli ha dato una grossa mano anche la moglie, Diana Ghiberti, che pur di aiutarlo, racconta ridendo, ha preso «tanti becchi».
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