L'amico Percelsi, mi ha invitato a rispondere per gli amici della list alle specifiche domande 1) circa la tecnica per trasferire le famiglie d'api (travaso di famiglie d'api da arnie villiche in arnie razionali), 2) il periodo migliore per effettuarlo. Incomincio da quest'ultimo argomento.
Il periodo migliore è senz'altro la primavera.
1 - Nel nido c'è poco miele e ciò facilita le varie operazioni
2 - La covata, non ha ancora raggiunto il massimo sviluppo
3 - Operando in questo periodo, le api hanno la possibilità di ricostruirsi il nuovo nido e completare il loro sviluppo; inoltre se la stagione è favorevole, oltre al nido, possono completare la costruzione dei favi da mielario e riempirli di miele.
Nel settentrione, (io abito a Gavardo, provincia di Brescia, vicino al lago di Garda) il periodo migliore per i travasi, è il mese di aprile, dall' inizio della fioritura del tarassaco, seguita poi dalla fioritura della robinia (acacia).
Penso che quasi ovunque in aprile, ci sia importazione di nettare, perciò appena ci si accorge che le api importano nettare, si può effettuare il trasferimento delle api (travaso)
Prima di passare a descrivere il metodo, in mancanza di materiale proprio di covata , ricordo che il chiedere ed ottenere in regalo un telaino con covata nei vari stadi (senza api) da introdurre nell'arnia nuova faciliterebbe molto la buona riuscita del travaso.
Anche se il donatore è distante qualche chilometro, non importa; spazzolate le api, si avvolge il favo con una piccola coperta per riparare la covata dal freddo, lo si porta in apiario e subito si inizia il travaso.
Descrivo cosa preparare prima, per avere tutto pronto al momento del travaso:
- un'arnia D.B.
- cinque/sei telaini con foglio cereo
- un separè da posizionare nell'arnia dopo l'ultimo telaino introdotto
- un escludi-regina
- un affumicatore
- due martelli per effettuare il tambusso (possono essere sostituiti da due bastoncini)
- una spazzola inumidita (servirà per guidare all'inizio le api ad entrare nella nuova dimora
L'arnia nuova vuota, sarà posta sopra un tavolo, mentre l'arnia da travasare la collocheremo per terra. Attenzione: il bordo superiore dell'arnia villica dovrà essere all'altezza del predellino dell'arnia D.B. e appoggiato a questo per dar la possibilità alle api di uscire dall'arnia villica, salire sul predellino ed entrare nell'arnia.
Si dovrà calcolare l'altezza del villico considerando che si dovrà togliere il suo fondo per far entrare le sbuffate di fumo all'interno del villico, quindi alzarlo con supporti di legno fino a far combaciare il bordo superiore dell'arnia villica, col predellino.
In http://www.apicolturaonline.it/travaso2.htm c'è una foto-allegato, riproducente un travaso da me effettuato per un amico; notare la posizione dei due alveari. -L'operazione di travaso viene effettuata lontano dal posto che occupa l'arnia villica; questo per operare senza il fastidio delle api bottinatrici che rientrano con il loro carico. Perciò, appena spostata l'arnia villica, al suo posto si collocherà provvisoriamente un'arnia vuota.
Preparato il tutto, in una giornata serena e non fredda, si dà il via all'operazione.
Si prende il bugno villico e lo si colloca dove effettueremo il travaso; al suo posto provvisoriamente metteremo un'altra arnia vuota per ricevere le bottinatrici al ritorno dai campi. S'introduce nell'arnia D.B. 1 telaino di covata e 5 telaini con foglio cereo (il numero di questi, può essere superiore, se la quantità delle api del villico lo richiede) e si introduce il separè.
Si accende l'affumicatore per bene, per far uscire del fumo denso e chiaro (per ottenere questo, consiglio d'introdurre nell'affumicatore dei pezzettini di cera).
Tolto il fondo al villico, s'inizia a convogliare da sotto il fumo nel villico; far scorrere all'indietro (senza toglierlo) il coperchio del bugno per dar la possibilità alle api di uscire e continuando a far fumo, si prosegue a battere colpi (non violenti) contro le pareti del villico con martelli o bastoncini con movimenti dal basso all'alto. In breve le api frastornate dal rumore e dal fumo, cominciano ad abbandonare i favi salendo in alto ai bordi del villico. Con una spazzola, si aiutano le prime incerte a dirigersi sul predellino per entrare nella nuova arnia. Si alternano brevi pause; si riprende, (fumo e tambusso) e così via... .
Vinta la titubanza delle prime api a trasferirsi, in men che si dica, inizia un vero esodo, bello a vedersi. E' facilissimo notare anche il passaggio della regina. In breve, tutte le api si trasferiscono nella nuova dimora.
Terminato il passaggio delle api nella nuova arnia, si colloca questa nel punto occupato in precedenza dal villico (prelevando l'arnia che è stata posta provvisoriamente), si toglie il coprinido (coperchio) all'arnia D.B.e al suo posto si mette l'escludi regina. Si rimette il coperchio al villico e lo si colloca sopra l'escludi regina; si chiude lo spazio libero con delle assicelle. Ogni tre o quattro giorni, ricordarsi di alzare per qualche minuto il coperchio del villico per lasciare uscire i fuchi che sono imprigionati dentro.
Trascorsi 24 giorni, per dar modo a tutta la covata di sfarfallare (24 gg x la covata maschile) si toglie l'escludi regina e lo si sostituisce con un apiscampo-liberapi per far scendere le api nel nido sottostante.
Quindi si toglie il villico ormai senza covata e senza api e lo si apre per recuperare il miele
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Operando in questo modo si evitano le operazioni fastidiose di intelaiamento dei favi del villico (per recuperare la covata), favi che in seguito avremmo dovuto sostituire.
Sovrapponendo il villico sulla nuova arnia dopo il travaso, la covata che in esso si trova, provvederanno le api a farla nascere. Trascorsi alcuni giorni, si visita la famiglia per vedere se tutto procede bene. Si controlla se c'è necessità di aggiungere altri telaini con foglio cereo.
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NB. La buona riuscita dell'operazione dipende molto dal favo di covata posto nel nuovo nido, l'esca migliore inventata dalla Natura per trattenere api e la regina nel posto dove si trovano. Quasi subito iniziano la costruzione del nuovo nido.
Distinti saluti
Francesco Agostini