LA VARROA:FARE LA DIAGNOSI
Per un'efficace lotta contro la varroa, l'apicoltore deve rispettare delle regole molto precise. L'apicoltura, ce ne siamo resi conto tutti, sta cambiando e di molto.La varroa sta selezionando gli addetti: andranno avanti solo gli apicoltori diligenti e informati. Niente più bugni rustici o arnie fatiscenti. L'apicoltore deve capire che se vuole trarre profitto dalla sua attività, deve spendere più tempo in apiario.
Vediamo come non farci sorprendere dalla varroa. É difficile individuare il parassita direttamente ad occhio nudo. Per conoscere il grado di infestazione(gli acari presenti in un alveare), dobbiamo sempre fare una diagnosi su di un numero limitato di alveari: 1 ogni 5, per apiari fino a 25 alveari;1 ogni 10 per apiari più consistenti . La varroasi, infatti, tende una volta colpita una famiglia, a diffondersi in maniera uniforme in tutte le famiglie dell'apiario.
Attenzione: effettuare la diagnosi è di fondamentale importanza sia per accertare la prima volta la presenza del parassita, sia dopo aver effettuato i trattamenti disinfestanti, per conoscere, in ogni momento , con buona approssimazione,il numero di acari presenti nella famiglia.
La varroa muore, evidentemente, per cause naturali. Su questa considerazione si basa il test di infestazione che è importante ripetere alcune volte nei mesi di luglio e agosto. Le operazioni da svolgere sono molto semplici: basta introdurre il telaino test sul fondo del nido e, una volta ritirato, contarre le varroe facendo un semplice calcolo per scoprire quante realmente ne sono presenti nell'alveare. N° varroe totali=((N° varroe)/(N° giorni di permanenza))*100.Per accelerare la caduta di varroe, può essere utilizzato un prodotto acaricida.In tal caso la citata espressione non vale più; la caduta di acari sarà in relazione ad una covata massicciamente presente, limitata o assente.
Attenzione : è estremamente importante che l'apicoltore faccia in modo che il telaino test possa essere introdotto ed estratto facilmente dal fondo del nido.Ancora migliore, anche se più costoso, è l'impiego di arnie con fondo a cassetto estraibile. Il telaino test deve essere sempre spalmato con grasso di vaselina affinché le varroe cadute e non morte rimangano invischiate.
Assolutamente sconsigliabile l'uso di tutte le altre sostanze grasse che non mantengono a lungo la stessa viscosità.
Quando si parla di varroa, l'apicoltore, giustamente, esige di conoscere le tecniche più efficaci e pratiche da attuare.Cominciamo a conoscere le operazioni indispensabili all'attuazione di un limitato numero di trattamenti veloci, economici, sicuri per l'operatore e per i prodotti dell'alveare.
Attenzione agli aspetti essenziali della lotta sono: la somministrazione dei prodotti in assoluta assenza di covata, prima della posa dei melari; l'impiego di prodotti autorizzati e secondo le dosi consigliate dalle case produttrici; temperature esterne non più basse di 10° C o più alte di 28° C.
Il momento migliore per effettuare i trattamenti acaracidi è subito dopo l'ultima smelatura. In questo momento, infatti, le varroe già presenti in gran numero nell'alveare, passano dai fuchi alle operaie ed infestanoin modo massiccio le celle femminili. É in questo periodo che le famiglie anche molto forti e che hanno prodotto abbondante miele, vengono, nel giro di pochi giorni, distrutte dalla varroa e, a volte, disperate, tentano come ultima vana speranza, la sciamatura.
Se tutti gli apicoltori trattassero contemporaneamente e se preventivamente effettuassero anche un blocco della covata, basterebbe un solo ciclo di trattamenti per essere sicuri di arrivare alla fine della stagione successiva senza troppo danni.
Ma questo non avviene,purtroppo. É bene effettuare un secondo trattamento durante il blocco naturale invernale della covata, per eliminare il più possibile anche le varroe che le api hanno riportato a casa con il saccheggio.
Un altro momento adatto per effettuare un trattamento disinfestante molto efficace, è entro 4-5 giorni dopo la sciamatura; ancora meglio sarebbe effettuarlo prima di inserire i fogli cerei nell'arnia, onde evitare inquinamento della cera.