Il veleno che salva la vita
Le sostanze prodotte dalle api sono utilizzate per curare molti disturbi.
Ahi! Mi ha punto un’ape! Ecco un’esclamazione di dolore e una situazione che tutti vorrebbero evitare. Il veleno contenuto nel pungiglione però può anche fare del bene. Oggi sappiamo che questa sostanza e gli altri prodotti delle api sono risultati essere degli ottimi promotori di salute e guarigione.
L’impiego di questi prodotti per la cura dei disturbi prende il nome di Apiterapia: una pratica terapeutica basata su antiche tradizioni e già in uso migliaia di anni fa. L’apiterapia utilizza i prodotti dell’alveare e delle api stesse: polline, propoli, pappa reale, miele e… il veleno.
In molte nazioni l’apiterapia è stata ufficialmente riconosciuta come pratica medica; tra queste la Russia e Cuba. In Italia è ancora relegata tra le cosiddette “medicine alternative” non ufficialmente riconosciute.
Uno dei pionieri e grande sostenitore dell’apiterapia in Italia è il dottor Franco Feraboli, della Divisione di Ortopedia - Azienda Ospedaliera di Cremona, a cui abbiamo posto alcune domande:
L’utilizzo dei prodotti apistici risale a tempi a antichissimi. Si parla addirittura di 1.700 anni prima di Cristo, dove misture di miele e latte coagulato venivano adoperati per la cura di ferite e ustioni. Negli ultimi anni sono state fatte ricerche in merito per verificarne l’eventuale efficacia?
“Sono state fatte numerose ricerche a cominciare da quella più famosa degli anni ‘80 del dottor Majno della Harvard Medical School che ha verificato l'efficacia antibiotica del miele unito a grasso animale secondo un’antica ricetta egiziana, su colture di stafilococco aureo e escherichia coli, fino a una recentissima metanalisi che avvalora l'efficacia del miele come cicatrizzante e antibiotico”.
Il miele può essere paragonato a un antibiotico di sintesi?
“Forse è un po’ azzardato, ma senz'altro il miele può essere estremamente efficace”.
Influisce l’elevata concentrazione di zuccheri nel miele con l’attività antibatterica?
“Probabilmente sì, ma in realtà non sappiamo perché funzioni: due sono le teorie più accreditate, il fatto che abbia un pH acido e che sia igroscopico per cui possa disidratare la cellula batterica. Teniamo presente che il miele, così come lo zucchero, l'aceto, il vino e il sale sono tutte sostanze utilizzate fin dall'antichità per conservare i cibi, cioè per impedirne la putrefazione inibendo la proliferazione batterica che è alla base del processo di decomposizione”.
Lei afferma “La miglior scuola è la pratica e spesso la miglior terapia è dolce”. Cos è che l’ha spronata continuare le sue ricerche?
“Perché continuare? Per il motivo che i prodotti cosiddetti di sintesi sono generalmente molto aggressivi e inefficaci.
In molti ospedali europei utilizzano il miele nel trattamento di ferite, ustioni, ulcere… a suo avviso questa tecnica dovrebbe essere maggiormente diffusa anche negli ospedali italiani?
“Sono necessari ulteriori test ed è necessario realizzare un prodotto commerciabile, certo non un vasetto”.
L’apiterapia non è limitata all’utilizzo del miele, ma anche a propoli, veleno di api… Ci può dire come quest’ultimo può essere d’aiuto e in quali casi?
“Il veleno delle api è estremamente efficace in patologie artrosiche e degenerative delle piccole e medie articolazioni soprattutto quando l'articolazione presenta i caratteri classici dell'infiammazione quali il rossore,il calore, il dolore e la limitazione funzionale. Non sappiamo perché funzioni, non c'entra niente la liberazione del cortisolo come dicono tutti prendendo spunto da un vecchio esperimento sulle scimmie, ma piuttosto agisce sulle terminazioni nervose riducendo la sensibilità al dolore e migliorando così il quadro infiammatorio. Ci sono infatti numerosi studi che mettono in relazione il sistema nervoso con lo scatenarsi dei processi infiammatori (vedi la neuroendocrinoimmunologia)”.
Chi desiderasse avvalersi di un trattamento di apiterapia a chi si può rivolgere in Italia?
“Oltre che a me, al dottor Federico Grosso di Milano. Al momento non ne conosco altri”.
(Luigi Mondo e Stefania Del Principe)
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