Fiuggi 1 luglio 2001
Alfredo Carini
Ministero delle Politiche Agricole e Forestali
Istituto Sperimentale per Zoologia Agraria Sezione di Apicoltura, ROMA
MAPPATURA DELLE AREE NETTARIFERE DEL LAZIO
Obiettivi
La pratica dell’apicoltura nomade consente di operare una scelta sulle possibili fonti nettarifere in modo da ottenere mieli uniflorali e tipici, nello stesso tempo consente di effettuare più smielature. Questo tipo di conduzione, anche se più costosa e impegnativa rispetto a quella stanziale, consente di migliorare le produzioni di qualitative e quantitative del miele.
La mappatura delle aree nettarifere consente di acquisire dati inerenti l’uso del suolo e la vegetazione presente sul territorio in esame. Questo è Il primo passo da compiere insieme allo studio di caratterizzazione del miele per l’istituzione di eventuali IGP o DOP, che non consentono soltanto di proteggere il prodotto miele, ma ne promuovono anche la valorizzazione. I dati che scaturiscono dalla mappatura, mostrano le fonti mellifere e le associazioni floristiche che possono dare origine a mieli di particolare interesse. Operando un riscontro con una campionatura di mieli della zona in studio, si può verificare se le fonti mellifere presenti sono adeguatamente sfruttate.
Raccolta dati
Per intraprendere lo studio del territorio e realizzare la mappatura delle aree nettarifere è necessario reperire una serie di dati bibliografici: carta uso del suolo, carte vegetazionali, carte delle aree protette, dati climatici, dati botanici e effettuare dei sopralluoghi per verificare le fonti nettarifere ed i relativi periodi di fioritura.
Strumenti utilizzati
La lettura dei dati è realizzata tramite il GIS. Il GIS (Geografic Information System) è un sistema informatico che permette di digitalizzare una base cartografica di riferimento con la possibilità di sovrapporre ad essa una serie di carte tematiche dello stesso territorio che consentono un confronto diretto di dati. In questo caso le carte tematiche utilizzate essenzialmente sono: carte vegetazionali, uso del suolo e zone protette, alle quali viene aggiunta la carta che mostra la distribuzione delle risorse nettarifere.
Un ulteriore vantaggio offerto da questo sistema è dato dall’aggiornabilità del lavoro già realizzato e dalla possibilità di espandere la scala, fino ad ottenere l’ingrandimento desiderato.
Dati forniti dalla mappatura
Al termine dei rilievi si possono classificare diverse zone in base alla loro vocazione apistica. Si individuano zone coltivate che vengono distinte in base alle loro destinazioni ed usi, e zone con vegetazione spontanea indicando i boschi prati-pascolo, macchia ed aree protette. Potendo confrontare i dati riguardanti le aree nettarifere con una campionatura di miele della zona in esame, si ha la possibilità di verificare se tutte le fonti mellifere sono sufficientemente sfruttate. Mediante l’impiego di dati agrometeo basati su rilievi pluriennali, insieme allo studio dei dati floristici, è possibile effettuare delle previsioni sulle variazioni dei periodi di fioritura.
Studio della provincia di Viterbo
La Regione Lazio, nell’ambito del reg. 1221/97 della CE ha previsto la realizzazione di una mappatura delle aree nettarifere dell’intera regione. Per ora è stata realizzata la base cartografica regionale e la mappatura della provincia di Viterbo.
Per quanto riguarda l’uso del suolo della provincia di Viterbo (365.680 Ha), il 63% è coperto da aree agricole, 5% da frutteti, 6% vigneti ed oliveti, 2% praterie. 2% cespuglieti ed incolti, 1% boschi misti, 15%boschi di latifoglie, 4% fiumi e laghi, 2% aree urbanizzate, 0,4% altro.
In base alle osservazioni svolte nei sopralluoghi e ai dati bibliografici raccolti, il territorio indagato è stato suddiviso in quattro zone in base all’importanza, alla concentrazione e all’estensione delle essenze nettarifere presenti:
- zone di altissimo interesse apistico (4%):castagno, acacia, eucalipto, melo. Flora di accompagnamento: Rubus, Clematis, Ilex, Cornus sanguinea, Cornus mas, Acer, Fraxinus, Rhamnus, Sambucus, Colutea, Salix.
- zone coltivate d’interesse medio-alto (38%): possibilità di svolgere attività nomade ma senza indicazioni di località: colza, fruttiferi, trifoglio, erba medica, girasole, sulla; alberature e bordi stradali, siepi ecc.: tiglio, ippocastano, aceri, rovo; coltivazioni prive d’interesse apistico: colture cerealicole, prati a graminacee, colture ortive quali pomodoro e patata.
- zone d’interesse medio-basso (46%): aree antropizzate e frammentate che presentano coltivi, piccoli boschi, macchie, alberature, bordi stradali, piante ornamentali, fruttiferi, officinali. Sporadiche presenze nel sottobosco di: Rubus, Clematis, Ilex, Cornus sanguinea, Cornus mas, Acer.
- zone d’interesse nullo (9%):boschi di essenze non nettarifere (querce, faggi, conifere) (salvo possibile melata) e impianti di colture arboree non nettarifere (nocciolo e olivo)
Il restante territorio è coperto da fiumi e laghi (3,4%).
In tutte le zone può segnalarsi una flora ubiquitaria di supporto: Echium, Sambucus, Composite, Ombrellifere, Verbascum, Lamium, Mentha, Thymus, Origanum, Vicia, Galega, Borraginacee.
Conclusioni
Zone di alto interesse con vegetazione spontanea concentrate sui rilievi appenninici
Colture agrarie d’interesse apistico sono presenti lungo il versante tirrenico
Mieli di possibile produzione nella provincia di Viterbo: uniflorale di castagno, acacia, melata, trifoglio, girasole, eucalipto, miele e millefiori a prevalenza di trifoglio e crocifere.
Integrando lo studio della mappatura con dei campionamenti mirati di mieli per zone circoscritte, sarà possibile studiare l’eventuale istituzione di denominazioni d’origine e indicazioni geografiche protette (DOP/IGP).
La mappatura delle aree nettarifere proseguirà il prossimo anno con i rilievi che interesseranno le province di Roma e Latina.