XIV LEGISLATURA PROGETTO DI LEGGE - N. 2348

RELAZIONE

Disciplina dell'apicoltura, tutela della sua valenza agricola e ambientale e salvaguardia dell'ape italiana


Onorevoli Colleghi! - L'apicoltura italiana costituisce, anche sotto il profilo storico, un ricco e prestigioso patrimonio zootecnico, economico, tecnico-scientifico e culturale. Tale era l'importanza che già il comparto rivestiva all'inizio del 1900 da indurre il legislatore a prevedere specifici rimandi normativi nello stesso codice civile.

Azioni propedeutiche, queste, alla graduale acquisizione, da parte del settore apistico nazionale, di una levatura che già negli anni venti indusse lo Stato italiano ad affidare le competenze relative al comparto al Ministero dell'economia nazionale: obiettivo principale, all'epoca in cui i primi interventi legislativi, e anche gli ultimi, furono promulgati a livello nazionale, fu quello di dare dignità alla conduzione delle api, intese come fonte di reddito e di prodotti di eccellente livello qualitativo, e di difendere le specifiche peculiarità dell'apicoltura italiana e dei suoi sostenitori, riconoscendo a tutti i livelli il ruolo fondamentale di questo insetto per l'intera economia del Paese.

Le specifiche competenze, per il coordinamento e l'ordinato assetto del settore, affidate all'epoca ai consorzi apistici obbligatori, non hanno trovato negli anni a seguire - in carenza di ogni azione di sostegno e compensazione a favore del settore, delle sue realtà associative e degli operatori che in esse si sono riconosciuti - un terreno fertile alla crescita che pure il settore invocava e meritava grazie alle sue straordinarie potenzialità.

Nel frattempo, in esclusivo spirito di servizio alla causa apistica, gli apicoltori italiani hanno tenuta viva la forza e l'esperienza di un allevamento che pure ha trovato il modo di esprimersi, svilupparsi e affermarsi sul piano nazionale, europeo ed internazionale. Oggi il comparto apistico nazionale vanta eccellenti primati ed è conosciuto ed apprezzato ovunque nel mondo. Le nostre produzioni sono ineguagliabili sotto il profilo qualitativo, l'apis mellifera ligustica è universalmente riconosciuta come la migliore ape del mondo, le aziende produttrici di materiali e tecnologie apistiche si pongono a livelli di vertice sulla scena internazionale, è sempre crescente la quota di prodotti apistici destinati ai mercati internazionali, le stesse realtà associative sopravvivono grazie ad una esemplare ed ineguagliabile opera di volontariato degli apicoltori.

La Federazione apicoltori italiani, prima organizzazione di rappresentanza del mondo apistico, così come le altre realtà nazionali - unioni nazionali e cooperative - stima che in Italia operino circa 75.000 apicoltori. Il patrimonio apistico nazionale raggiunge 1.100.000 unità produttive, gli alveari, e si attesta ai primi posti della graduatoria dei Paesi aderenti all'Unione europea. Le nostre risorse mellifere, la flora appetita dalle api, assicurano pascoli di esclusivo valore per le produzioni di ben 30 diverse varietà di miele monoflora: un primato, anche questo, ascrivibile al solo nostro Paese!

In questi ultimi anni il settore ha vissuto momenti di grande disagio: il continuo flusso delle importazioni di miele da Paesi terzi, non sempre di eccellente qualità, il desiderio di avviare piani di ibridazione dell'ape italiana con altri patrimoni genetici, le nuove emergenze climatiche ed ambientali, il diffondersi di parassiti introdotti attraverso la sconsiderata e incontrollata importazione di api, hanno rischiato di prostrare fino a livelli mai raggiunti in precedenza il settore.

La conseguenza è ben visibile se si considera il solo parametro socio-economico del settore: l'età media degli operatori apistici è tra le più elevate di tutta l'Unione europea, il ricambio generazionale è ritardato dalla confusione e dalla incertezza normativa, le zone montane, luogo di tradizionale insediamento degli apicoltori, hanno assistito ad un graduale e sistematico esodo, con incalcolabili conseguenze per l'apicoltura e per la stessa agricoltura che, dal ruolo delle api, deriva ogni anno un incremento produttivo - determinato dal noto fenomeno dell'impollinazione delle colture ortofrutticole e sementiere - superiore ai 2 miliardi e 500 milioni di euro per ogni campagna produttiva.

Si ritiene, pertanto, di valenza strategica per l'intero settore apistico italiano, così come pure per l'agricoltura e per i principali habitat naturali che ne traggono sostanziale giovamento sul piano economico, qualitativo ed ambientale, l'adozione di un provvedimento che vuole essere promotore di nuove risorse per il settore, garante di una ordinata e attenta programmazione delle attività che in esso si esprimono, caposaldo per una politica volta a dare rinnovato slancio ad un segmento solo apparentemente "minore" della nostra realtà agricola nazionale e di quella ambientale.

Si aggiunga a questo la inderogabile necessità, di rimodulare ogni azione a sostegno dell'apicoltura italiana nel quadro dei nuovi indirizzi della politica agricola comunitaria che vedono sempre più l'apicoltura legata allo spirito della polifunzionalità aziendale, del mantenimento degli insediamenti rurali, della tutela degli equilibri ambientali, della valorizzazione delle zone svantaggiate e montane e dell'inserimento agevolato dei giovani alle prevedibili occasioni professionali che ne deriveranno.

Una apicoltura pertanto non solo legata alla economia dei prodotti che da essa ci giungono, ma ancora più intimamente relazionata con ambiti e andamenti legati ad ambiente e territorio e che nell'ape vedono il suo più sconosciuto e prezioso, al tempo stesso, elemento di salvaguardia.

Con l'articolo 1 della presente proposta di legge si riconosce l'apicoltura come attività di interesse nazionale nell'ambito agricolo. Con l'articolo 2 si definisce tale attività legandola inequivocabilmente alla conduzione zootecnica delle api. Con l'articolo 3 si definiscono i prodotti apistici, mentre l'articolo 4 definisce l'apicoltore professionista vincolandolo all'esercizio dell'attività a titolo principale, concetto che richiama la professionalità, il tempo dedicato ed il reddito derivante. L'articolo 5 definisce il programma apistico-ambientale individuando il complesso di materie più importanti per il settore. L'articolo 6 concerne la salvaguardia dell'ape italiana, mentre l'articolo 7 concerne le risorse nettarifere. L'articolo 8 definisce le distanze per gli alveari, mentre l'articolo 9 riconosce l'attività di impollinazione come attività agricola. L'articolo 10 delega il Governo all'istituzione dell'anagrafe nazionale apistica, mentre l'articolo 11 tende a rivedere la normativa in materia di polizia veterinaria a fini di prevenzione sanitaria garantendo comunque agli apicoltori indennizzi in caso di abbattimento a fini di prevenzione sanitaria. Con l'articolo 12 si individua un adeguato intervento finanziario per il settore.