I feromoni dell'alveare e le loro funzioni
I feromoni come linguaggio tecnico di comunicazione
In tutti i settori dell'attività umana è sviluppato un " gergo " o
linguaggio tecnico in cui ad una semplice parola corrisponde un concetto
complesso. Le api e gli altri insetti sociali usano odori , i feromoni
come "linguaggio tecnico".
I feromoni e il loro studio stanno divenendo un essenza fondamentale nella
comprensione della biologia dell'alveare e del suo funzionamento. La
comunicazione delle api è l' aspetto fondamentale della comprensione del
funzionamento dell'alveare e ha parecchi aspetti ancora poco noti.
Sono ben note le " danze " e i loro aspetti funzionali, si sa che il
ronzio dell'alveare può variare in intensità e frequenza e si sa che questo
ha uno scopo di comunicazione.E' stata individuata una frequenza tipica in
ogni situazione dell'alveare, compresa la sciamatura e sciami in partenza
hanno interrotto la sciamatura ritornando nell'alveare quando è stata loro
proposta una particolare frequenza.
Di altri aspetti funzionali si è ignorato fino a poco tempo fa
praticamente tutto.
Come fanno ad esempio le larve a " dire " alle nutrici di che cosa hanno
bisogno e viceversa , come fanno queste a capire le differenze di età
della stessa o quale tipo di cibo deve essere loro di conseguenza
somministrato o quando la cella deve essere opercolata . La scoperta di
sostanze odorose che funzionano da mediatori di informazioni ha
contribuito notevolmente a spiegare la complessità dei fenomeni
dell'alveare e del perché avvengono proprio in quel modo.
Queste sostanze odorose sono state definite feromoni. Un feromone è dunque
una sostanza odorosa che se prodotta da un soggetto , produce una reazione
comportamentale in uno o più di uno dei suoi simili.
Le api, essendo in pratica una entità sociale di molti elementi che
svolgono svariate attività, hanno bisogno di un numero piuttosto alto di
queste sostanze odorose per svolgere, coordinare e regolare nello spazio e
nel tempo queste attività nel migliore dei modi , senza sprechi e senza
confusioni.
Almeno 36, che nell'insieme costituiscono un linguaggio intricato.
Feromoni primari e secondari
I feromoni della regina appartengono ad una classe definita " feromoni
primari", che esercitano un più fondamentale livello di controllo delle
attività della colonia. Possono essere stimolatori o inibitori a seconda
della situazione.
Anche i feromoni della covata sono feromoni primari.
E' immediatamente evidente che la selezione naturale tende ad eliminare
quei soggetti, siano api od altri tipi di animali ,in cui questi sistemi
di comunicazione non funzionano a dovere ed è altrettanto evidente che
l'efficienza di questi sistemi ha un peso enorme nelle performances delle
famiglie.
Entrando nello specifico dei feromoni delle api possiamo cominciare a
considerare che le api hanno una casa. Sia essa un tronco o il più moderno
modello di arnia razionale esse avvertono immediatamente l'esigenza che
la casa sia riconoscibile da eventuali altre e come sappiamo, in molti
casi sono poco propense a tollerare api estranee alla famiglia.
E' stato scoperto che l'odore di un alveare deriva dall'odore " della pelle
" delle api ( idrocarboni cuticolari ) . Queste sostanze si fissano nella
cera, dove vengono conservate e vanno a costituire l'odore di riferimento a
cui le guardiane paragonano le api che arrivano all'alveare dividendole in
api di casa che vengono accettate e api estranee che sono accettate solo
se portano qualcosa.
Questi odori sono anche quelli che rendono difficile la riunione di
famiglie senza precauzioni. E' stato verificato che dando a due famiglie
da riunire a ciascuna i favi dell'altra, la riunione avviene molto
facilmente. Anche api appena nate vengono accettate senza problemi ( visto
che sono prive di odori).Lo stesso avviene per api adulte, ma lavate per
togliere l'odore caratteristico.
Di conseguenza è stato anche ipotizzato che facendo passeggiare per una
mezzoretta la regina che deve essere introdotta in un alveare su uno dei
favi di questo, essa possa essere tranquillamente accettata.
L'importanza dei favi nella riunione di famiglie e accettazione di nuove
regine
di Harold Tyus da ABJ settembre 98riduzione
Le api stoccano una gran quantità di miele nell'alveare. Come
conseguenza,altri organismi cercano di rubare questo cibo alla colonia.Le
api hanno perciò imparato a riconoscere i predatori e anche api di altre
colonie con istinti "disonesti".
Queste conoscenze si manifestano come difesa dell'alveare dagli intrusi.La
difesa della colonia consiste in una varietà di comportamenti comprendente
attività di pulizia, evacuazione di piccoli organismi e detriti ( inclusi
patogeni e api morte ) e azioni aggressive con utilizzo di pungiglione.Gli
apicoltori hanno spesso bisogno di controllare il comportamento difensivo
delle api, specie quando è necessario riunire colonie o introdurre nuove
regine.
E' risaputo che ogni colonia ha il suo odore tipico, ma quali sono le
componenti fondamentali di questo odore? Ogni colonia è pregna degli odori
dei feromoni delle api,di differenti nettari e resine raccolte dagli
alberi, prodotti dell'alveare, sostanze della regina e molto altro.Quali di
questi segnali sono associati col segnale di azione aggressiva?
Si pensava che certe ghiandole( come quella di Nasonov) provvedessero allo
spunto di ricognizione ma si è poi verificato ( Michener 74) che queste
ghiandole odorose producono sostanze specifiche della specie e non specifiche
della famiglia.
Invece, odori associati a fonti di cibo, come differenti fiori,
sono assorbiti dalle api e possono diventare " spunto di ricognizione".E'
tuttavia difficile pensare che le api guardiane possano distinguere quelle
di casa dalle estranee solo sulla base dell'odore di fonti di cibo. In
aggiunta vi sono evidenze di come l'odore " di casa" di una famiglia possa
essere assorbito dalla cuticola delle api dagli odori presenti nell'aria
dell'alveare ( Renner 60).Breed (98) propone nuove informazioni sul ruolo
dei feromoni da ricognizione. Il suo lavoro si è basato sulla valutazione
della capacità di differenti odori di essere " spunto di ricognizione" e
di condurre di conseguenza a comportamenti di aggressività. Gli acidi
grassi e gli idrocarboni prodotti dalla cuticola delle api, che si vanno ad
incorporare nella cera dei favi costituiscono una marcatura chiave.
Breed ha provato ad allevare api in laboratorio senza esporle al contatto
con alcun favo .Ne ha successivamente riunito una parte con api sorelle. Le
altre sono state esposte ai favi di un' altra colonia e riunite anch'esse
con le sorelle. Le api allevate in laboratorio che erano state a contatto
coi favi estranei hanno ricevuto un'accoglienza significativamente più
violenta. Successivamente ha poi verificato che le api neonate, prive di "
marcature" odorose, non vengono attaccate. Ciò spiega perché la covata
nascente di altre colonie è ben accettata dalle api di qualsiasi famiglia.
A questo punto vecchie bottinatrici sono state "lavate" per privarle del
loro odore e inserite nella famiglia in studio. Sono state accettate senza
aggressioni, esattamente come se fossero neonate .Su queste basi non si può
sostenere che il contatto coi favi sia il solo fattore associato con lo "
spunto di ricognizione". Secondo Breed sono tre i fattori che influenzano
l'accettazione da parte delle guardiane:
* precedente esposizione delle guardiane al contatto coi favi perché
possano assumere il marcatore di riferimento
*età dei favi
*condivisione di una madre fra le guardiane e le api che entrano
con ciò conclude che l'odore dei favi è il principale segnale percepito
dalle guardiane .
Si è voluto provare ad utilizzare queste nuove conoscenze per facilitare la
riunione di famiglie.
Si è perciò provveduto nella riunione ad invertire alcuni favi vecchi tra
le due famiglie dando ad ognuna quelli appartenuti all'altra. Per rendere
la prova più interessante si è provato a riunire una famiglia con regina
chiara italiana ad una famiglia di api nere ( orfana ) , di provenienza
ignota , che in due precedenti occasioni aveva rifiutato la regina
introdotta.
Dopo otto giorni è stato possibile osservare la regina italiana circondata
da un mix di api chiare e scure.....
Sulla base di questo successo si è voluto provare qualcos'altro. Si è
provveduto a rinforzare due nuclei deboli con una tecnica un po'
particolare. Un favo proveniente da ciascuno dei nuclei è stato introdotto
in una famiglia donatrice .Dopo 30 minuti è stato ritirato coperto di api (
facendo attenzione che non vi fosse la regina) ed inserito di nuovo nel
nucleo di provenienza. Il risultato è stato positivo. Queste piccole prove
confermano appieno il lavoro di Breed.
Lo scambio di favi tra le colonie fa assumere un marcatore comune ad entrambe,
api esposte al contatto coi favi di casa vengono trattate come sorelle
dalle api guardiane.
Questa tecnica potrebbe risultare utile per l'introduzione delle regine. La
regina da introdurre potrebbe essere mantenuta un po' di tempo su un favo
vecchio della colonia ricevente prima della sua introduzione per farle
assumere il marcatore della famiglia.
Una volta identificati eventuali estranei all'alveare ( di odore diverso )
le guardiane avranno necessità di attaccarli e di comunicare l'attacco alle
consorelle affinché queste possano dar manforte e rendere efficace la
strategia difensiva. Per questa funzione , il veleno delle api funziona
egregiamente come feromone d'allarme. Più o meno a tutti sarà capitato di
essere punti due, tre, quattro volte nello stesso punto e di chiedersi: "
ma perché proprio sempre lì?" La risposta è che le api percepiscono che
quella zona è stata attaccata e per "solidarietà " ripetono l'attacco.
Il feromone d'allarme ha una struttura complessa .Il costituente principale
è l'isopentilacetato.
Se passiamo ad analizzare le altre attività interne dell'alveare potremo
dividerne i feromoni che le caratterizzano in tre grandi categorie :
**i feromoni della regina
**i feromoni della covata
**i feromoni delle api adulte e dei fuchi
La regina è sicuramente in grado di secernere diversi tipi di feromoni .
Fino a poco tempo fa si riteneva fossero tre. Oggi ci sono alcune
perplessità sul reale ruolo delle secrezioni di alcune ghiandole.
Struttura delle ghiandole esocrine delle api e loro secrezioni
Le ghiandole delle api che secernono feromoni sono associate con
- le parti boccali ( ghiandola mandibolare )
- col pungiglione ( ghiandola di Koschewnicow )
- zampe ( ghiandola tarsale )
- ghiandole tergali e addominali ( ghiandole di renner nelle regine e di
Nassonov nelle operaie ) . Queste ghiandole sono di tipo I e III.
Le secrezioni feromonali agiscono da sole o in sinergia con altre in varie
situazioni e condizioni e regolano molte delle funzioni sociali dell'alveare.
Oltre al feromone prodotto dalle ghiandole mandibolari ( identificato e
prodotto sinteticamente a scopi commerciali ) si può parlare di :
La ghiandola tergale è stata lungamente considerata come sorgente
feromonale Le funzioni proposte per le secrezioni di questa ghiandola sono
state principalmente attrazione di fuchi e operaie, e marcatura . Questa
ghiandola secerne in special modo esteri di decanoato ( specialmente
decidecanoato) che non sono stati testati per specifiche funzioni. La
ghiandola non sembra produrre attrazione delle operaie per la regina. Le
funzioni della secrezione di questa ghiandola rimangono pertanto
speculative.
La regina deposita sulla cera sostanze che possono inibire la costruzione
di celle. Queste sostanze potrebbero essere originate da una ghiandola
tarsale ( Lenski-Slazebi 81 ) ma potrebbe anche trattarsi di feromone
mandibolare. L'esistenza di ghiandole nelle zampe delle regina ( tarsali )
non è mai stata dimostrata e se esiste la funzione di questi elementi
rimane inesplorata.
Un'altra sostanza apparentemente feromonale risulta prodotta dalla
ghiandola di Dufur e viene depositata sulle uova che la regina ha deposto.
La funzione proposta per questa secrezione è di identificare le uova come
un " prodotto della regina " in maniera da non vederle divorate dalle api
come frequentemente lo sono le uova deposte da operaie.
Secondo i più recenti studi :
La ghiandola di Dufur e il suo feromone- modulazioni sociali e differenze
fra operaie e regina
Gozansky e al.
Il comportamento sociale delle api è largamente regolato da feromoni
prodotti da una pletora di ghiandole esocrine . Molti di questi risultano
specifici della casta e ampiamente variabili al variare di altre
condizioni.Nelle operaie la ghiandola di Dufur contiene circa 1,15
microgrammi di secrezione, tipicizzata da lunghe catene di alcani. Nella
regina la ghiandola è molto più sviluppata e contiene circa 20 microgrammi
di secrezione . Questa è costituita da idrocarboni saturi e insaturi,
accompagnati da esteri a catena lunga ed è molto diversa da quella delle
operaie. Questa differenza sembra legata alla deposizione di uova , dal
momento che la ghiandola di operaie deponenti risulta contenere 3,44
microgrammi di secrezione.Questa secrezione presenta inoltre maggiori
analogie che non quelle della regina. Analisi delle uova deposte da una
normale regina hanno rivelato che queste vengono marcate per mezzo della
secrezione della ghiandola di Dufur . La presenza della regina inibisce la
sintesi di secrezione nella ghiandola di Dufur delle operaie . Questo sembra
avere un ruolo nella inibizione alla deposizione delle operaie.
Recentissimamente è stato scoperto un secondo feromone prodotto da
ghiandole presenti nella testa della regina ( ma non mandibolare ) che è in
via di identificazione e sintesi. Anche le funzioni di questa secrezione
sono ignote.
Feromone mandibolare ( QMP )
Il messaggio che questo feromone porta è precisamente : " la regina è
presente " . Perché il messaggio sia considerato valido il feromone deve
raggiungere ogni ape in una certa quantità.
E' la mancanza di questo feromone che indica alle api la scomparsa della
regina e la condizione di orfanità e le induce nei tempi che conosciamo
ad iniziare la costruzione di celle.
E' anche lo stimolo principale all'aggregazione della famiglia e alla sua
attività. La famiglia resiste ad esempio meglio ai saccheggi se la regina
ha molto feromone e anche il volo di raccolta è stimolato in modo maggiore
da quelle regine che ne possiedono una quantità maggiore o da un apporto
dall'esterno di feromone sintetico.
L'insufficienza di questo feromone rispetto al numero di api presenti nella
famiglia, causato ad esempio dalla gran popolazione presente o dalla
difficoltà di circolazione che in conseguenza dell'affollamento ne deriva
è anche una delle cause che porta le api a decidere di sciamare.
Produzione e trasmissione di feromone mandibolare della regina
( Naumann; Winston; Slessor; Prestwich; Webster- Behav.Ecol.Sociobiol. 1991
29:321-332)
La quantità di feromone prodotta nella ghiandola mandibolare della regina è
stata verificata mediante misurazione del componente principale del
feromone, il 9-ODA.La media è risultata di 204 microgrammi prodotti in 24
ore con variazioni comprese tra 12 e 397 microgrammi /giorno. La quantità
di feromone disponibile per le operaie sul corpo della regina , benché
altamente variabile,è dell'ordine di 1000 nanogrammi
Effetti dell'età della regina sulla sua attrazione sulle operaie
Il grado di attrazione delle operaie nei confronti di regine è risultato:
Per regine di 0-1 giorni nessuna
regine da 2 a 4 giorni media
regine da 5 / 6 giorni fino a 16-18 mesi alta
La seguente scala di attrattività è stata osservata per le singole parti
del corrpo:
addome>testa>torace. La testa di regine vive invece è risultata da 4,5 a
8,4 volte più attrattiva dell'addome e del torace.
Acquisizione del feromone da parte delle operaie
E' stata verificata la capacità delle operaie di prelevare il feromone da
una superficie test ( vetrino da laboratorio ) . La quantità di feromone
rinvenibile su api che possono avere un contatto diretto con la sorgente
feromonale ( leccandola ) è risultata aumentare con la durata del contatto
.L'asportazione è anche proporzionale alla quantità presente sul supporto.
La quantità che ogni singolo individuo è in grado di assorbire è altamente
variabile e copre due ordini di grandezza. Cioè alcune api prelevano
quantità fino a 100 volte più elevate rispetto ad altre api.
Dunque la regina può produrre da 20 a 500 microgrammi di feromone
mandibolare al giorno ( da 0,1 a 2 regine equivalenti ) . Una parte di
questa quantità è reinternalizzata dalla regina . La natura di questo
processo è ancora sconosciuta. Un'altra parte di questa quantità è
depositata dalla regina sulla cera e disponibile per circa 12 minuti per le
operaie.
La maggioranza della quantità che la regina secerne è prelevata dalle
operaie che formano la corte reale. Relativamente poche api arrivano ad
avere un contatto fisico con la regina e asportano quantità significative
di feromone ( circa 0,5 nanogrammi al secondo ) .
Le api sono tuttavia "golose " di feromone . Winston e al . ( 1989 ) hanno
verificato che un vetrino da laboratorio con 10 regine equivalenti di
feromone sintetico viene completamente ripulito da famiglie di 8/10 mila
api in meno di 24 ore.
La quantità media di " cortigiane " della regina risulta essere di 6
operaie quando questa è in movimento, di 8 quando depone e di 10 operaie
quando è ferma. Solo 1 di 89 cortigiane lecca la regina in movimento, 1 di
24 la lecca quando depone e 1 di 9 la lecca quando è ferma.
Ciò significa che solo il 10% delle api dell'alveare preleva consistenti
quantitativi di feromone dalla regina leccandola . Queste api sono state
chiamate " messaggere ".
Anche le messaggere lasciano una parte del feromone sulla cera e passano
altro feromone alle altre api mediante contatto fisico, in special modo
attraverso contatti delle antenne.
Movimento del feromone mandibolare all'interno della colonia
( Naumann; Winston;Slessor -JIB 6-2-93
Per verificare il movimento del feromone si è provveduto ad inserire nello
stesso un marcatore radioattivo. Si è verificata una tendenza, relativamente
alla periferia delle famiglie più congestionate
( ma comunque meno di quello che avviene in condizioni di campo ) in cui
le api sono risultate avere a disposizione una quantità minore di feromone
rispetto alle famiglie meno popolose. La grande differenza tra famiglie
popolose e famiglie meno popolose è che nelle famiglie popolose è minore il
numero di api che ricevono una quantità sufficientemente grande di
feromone da essere misurata . Ciò significa fra le altre cose che solo una
frazione delle api viene a contatto con abbondanti quantità di feromone
nell'unità di tempo.
La differenza di quantità di popolazione risulta inoltre il fattore più
importante relativamente alla distribuzione del feromone all'interno
dell'alveare. La presenza di un maggior numero di api dà come risultato
una minore quantità di api che ricevono feromone. Non si tratta però di
un semplice effetto di diluizione, quelle operaie delle famiglie popolose
che ricevono il feromone, lo ricevono in quantità analoga a quello ricevuto
dalle api delle famiglie poco popolose. Se il feromone fosse semplicemente
diluito equamente tra le operaie una qualsiasi ape delle famiglie popolose
dovrebbe ricevere meno feromone di una qualsiasi delle famiglie meno
popolose. Se ne conclude che il sistema di trasporto regina-messaggera e
messaggera-operaie è lo stesso per tutti i tipi di famiglie, ma nelle
famiglie con maggior popolazione ciò si traduce in un'insufficienza di
trasferimento ad una parte delle api.
Questo può significare che non è sufficiente il numero delle messaggere che
preleva il feromone dalla regina per distribuirlo nell'unità di tempo.
In aggiunta può significare anche che la regina non è in grado di secernere
una quantità di feromone sufficiente all'intera popolazione anche nel caso
sia sufficiente il numero delle messaggere che la leccano.
A. Skirkevicius, Z. Skirkeviciene. New data on annual sensitivity dynamics
of pheromonal receptors in wprker honeybees (Apis mellifera L.). p. 21-26
Nuovi dati sulla dinamica annuale di sensibilità dei recettori feromonali
in Apis mellifera
http://www.geocities.com/Athens/Olympus/3294/pheromones-v6p21-26.pdf
Nel corso del ciclo annuale nella vita di una famiglia avvengono grandi
cambiamenti. Questa ricerca ha avuto lo scopo di verificare le variazioi di
sensibilità dei recettori feromonali.
Sono state messe in evidenza delle regolarità nei cambiamenti delle api.
Due periodi " passivi" e due periodi " attivi" sono osservabili nella
trasmissione del cibo. I risultati di questo studio rivelano una certa
relazione tra la dinamica annuale di trasmissione del cibo e la sensibilità
al feromone mandibolare della regina.
I recettori feromonali delle api risultano maggiormente sensibili al
feromone in giugno.Poi la sensibilità dei recettori comincia a decrescere
progressivamente durante luglio e agosto; cala ancor più bruscamente in
settembre.
In ottobre la sensibilità dei recettori feromonali ritorna ad aumentare
fino al livello di agosto. Poi in novembre precipita di nuovo al livello
di settembre . In dicembre si mantiene allo stesso livello.
In gennaio la sensibilità ricomincia a salire e questo aumento è
significativo. La sensibilità rimane alta durante febbraio e marzo mentre
decresce in aprile rimanendo all'incirca sullo stesso valore anche in
maggio.
Il dato presenta dunque due periodi dell'anno ( maggio-luglio e gennaio
-marzo ) in cui i recettori dei feromoni risultano più sensibili
all'estratto di regina e due periodi ( aprile e da agosto a dicembre ) in
cui essi risultano meno sensibili all'estratto di regina. La dinamica di
questi periodi di differente sensibilità è di notevole interesse.
Quali sono i fattori che determinano queste variazioni di sensibilità al
feromone?
Sembra che ci sia una relazione specifica tra i periodi di aumento di
sensibilità al feromone e l'elevata attività delle api di trasmissione del
cibo così come fra la bassa sensibilità al feromone e la bassa velocità di
trasmissione del cibo.
La peculiarità di questa relazione consiste nel fatto che in estate,
quando le api volano e allevano covata, essa è di un tipo, mentre in
inverno, con api ferme e assenza di covata,essa è di un altro tipo.
Da aprile a luglio la famiglia cresce rapidamente nel numero dei suoi
componenti.Una simile crescita della famiglia risulta da un più attivo
metabolismo dei singoli organismi ( api ) .
La situazione opposta è osservabile in agosto-settembre, quando le api
nascenti sono meno di quelle che muoiono e la popolazione della famiglia
diminuisce. Il metabolismo di ogni singola ape rallenta. Si può notare che
ad una temperatura di 10°C l'assunzione di ossigeno di un operaia è 67
volte minore di quella tipica di temperature di 30-35°C. A 0°C poi, questa
differenza diventa di 217 volte.Pur diminuendo l'assunzione di ossigeno, la
produzione di anidride carbonica aumenta. Quest'ultima può essere emessa
senza consumo della corrispondente quantità di ossigeno, probabilmente
prodotta dalla sintesi di grassi e carboidrati.
In inverno, quando il metabolismo è lento, le api che muoiono non sono
rimpiazzate.E' probabile che l'evoluzione abbia selezionato meccanismi di
protezione in grado di assicurare alle famiglie la sopravvivenza
invernale.Potrebbe essere che uno di questi meccanismi si realizzi tramite
l'aumento di sensibilità dei recettori feromonali in maniera da preservare
la coesione dello sciame nei periodi freddi, quando le api sono immobili e
una separazione dallo sciame risulterebbe letale per le api.Questo periodo
dell'anno è anche caratterizzato da un minor rilascio di feromone da parte
della regina ( Pain ; Rodger ) . Le operaie si muovono lentamente da una
parte all'altra del glomere. Per assicurare un'adeguata azione del sistema
di comunicazione feromonale "regina-api" i recettori delle api devono
presentare la massima sensibilità in questo periodo.
In primavera, quando il metabolismo delle api diventa maggiormente attivo e
la famiglia entra in una nuova fase del suo sviluppo , la sensibilità dei
recettori feromonali diminuisce di circa 1,2 volte.
I dati sembrano suggerire che quando una famiglia entra in una nuova
fase del suo sviluppo e la transizione è accompagnata da significativi
cambiamenti nell'organismo delle api, i recettori feromonali mostrano a
loro volta cambiamenti di sensibilità.
I feromoni della covata
Come il feromone mandibolare della regina, i feromoni della covata sono di
carattere primario.
I feromoni della covata hanno essenzialmente la funzione di far capire
alle nutrici che le larve sono presenti e in che quantità. L'età delle
larve e di conseguenza le loro esigenze. Le larve possiedono un odore
preciso e specifico in ogni particolare età che determina fra le altre cose
reazioni ghiandolari nelle nutrici come ad esempio lo sviluppo di quelle
usate per produrre il cibo per le larve.
E' stata ad esempio identificata una sostanza che ha provocato
l'opercolazione di larve di cera posizionate nelle cellette come fossero
larve .Un'altra ( metil stearato ) che dà come effetto la miglior
accettazione di celle reali e un'altra ( metil lineolato - Le Conte 95 )
che aumenta la produzione di pappa reale. Il palmitato di metile sembra
invece essere in correlazione col peso della larva. Sono dieci le sostanze
( esteri alifatici ) che compongono il corredo feromonale della covata.
Questa mistura varia in concentrazione e in composizione a seconda della
specifica età della larva.
I feromoni della covata mantengono l'inibizione dell'ovario delle api
adulte facendo sì che esse non si mettano a deporre e mantengono invece la
stimolazione delle ghiandole ipofaringee che producono la pappa reale.
Quando questi feromoni sono assenti da tempo per orfanità prolungata le
operaie cominciano esse stesse a sentirsi un po' regine e introdurre una
nuova regina diventa difficile. E' necessario introdurre prima e
gradualmente della covata disopercolata in maniera da ristabilire
l'inibizione ovarica. Fatto questo le api saranno disposte ad accettare una
nuova regina.
Alla stessa maniera, operaie che non hanno da tempo contatto con covata
disopercolata non sono per niente in condizione di produrre pappa reale ed
è per questo motivo, come sappiamo dall'esperienza , che è necessaria la
rimonta dei favi.
Oltre che in maniera qualitativa le api utilizzano questi feromoni anche
in maniera quantitativa per avere un idea molto precisa della quantità
di covata che stanno allevando.
Sostituzione di regine e allevamento di celle reali per sciamatura sono
fortemente dipendenti dalla presenza di covata disopercolata
Ben poco si sapeva fino a ieri di quali fossero gli elementi che possono
condurre le api a operare una spontanea sostituzione della regina e allo
stesso modo di come avviene nel dettaglio la preparazione della sciamatura.
Le ricerche sui feromoni dell'alveare, che le api usano come mezzo di
comunicazione, stanno aprendo in rapida successione le porte alla
comprensione di questi straordinari comportamenti dell'alveare.
L'articolo " Queen rearing suppression in the honey bee -evidence for a
fecundity signal" di Pettis, Higo, Pankiw, Winston ( Insectes Sociaux 44
-97 ;311-322 ) pubblicato come conseguenza di una pluriennale
sperimentazione getta chiare basi per la comprensione di questi fenomeni.
Le api allevano regine per tre ragioni
-in preparazione della sciamatura ( riproduzione della famiglia )
- per sostituire una regina non in grandi condizioni
- per rimpiazzare una regina che per varie ragioni è venuta a mancare (
allevamento d'emergenza )
Le ricerche hanno prodotto evidenze di come la sciamatura abbia inizio
per un declino della presenza del feromone mandibolare della regina nella
famiglia sovrappopolata o da sbilanciamenti del rapporto nutrici/covata.
L'allevamento d'emergenza è provocato dalla mancanza di feromone
mandibolare della regina che avviene quando la regina muore o è rimossa
dall'alveare.
I motivi che portano alla sostituzione spontanea della regina erano invece
poco capiti fino a ieri.
I tempi e la quantità di celle prodotte variano a seconda del contesto, ma
quali sono i fattori che influenzano il contesto?
I ricercatori hanno prima di tutto voluto verificare , relativamente
all'allevamento d'emergenza il ruolo del feromone mandibolare e della
covata disopercolata.
Sapendo che l'aggiunta di feromone mandibolare riduce abbastanza la
produzione di celle , hanno provato a verificare l'effetto di una aggiunta
continua di covata disopercolata alle famiglie orfane.
Ne è risultato che questi alveari hanno prodotto un numero
significativamente minore di celle rispetto a quelli con solo feromone
mandibolare , che già hanno costruito meno celle rispetto agli alveari di
controllo orfani. E' stato possibile dimostrare che le api costruiscono
meno celle d'emergenza quanta più covata disopercolata è presente in
condizione di orfanità, ma in presenza di feromone mandibolare.
Questa relazione non è invece valida in condizioni di orfanità completa.
Sulla base di questa verifica hanno poi provveduto a manipolare la
quantità di uova e giovane covata disopercolata per verificare se la
sostituzione della regina o la sciamatura possono iniziare da un declino
della quantità di covata giovane, pur in presenza di regina. Un numero di
celle significativamente più basso è stato ritrovato nelle colonie con
covata più giovane. Le famiglie con covata più vecchia hanno prodotto
molte più celle nelle 24 ore dell'esperimento.
Hanno allora voluto verificare gli effetti di rimozione di covata da
alveari prossimi alla sciamatura.
Togliere uova e covata giovane da queste famiglie ha dato come risultato
un significativo aumento di quelle che hanno iniziato a costruire celle di
sciamatura.
In sei delle nove famiglie da cui sono state tolte uova e covata giovane
si è osservato l'inizio della costruzione di 14 celle di sciamatura ,
mentre solo 3 celle sono state iniziate in una delle nove famiglie di
controllo dalle quali non è stata tolta covata di nessun genere.
Questo aspetto è molto importante perché praticamente tutti usano "
alleggerire " le famiglie per contenere la sciamatura. Il fatto che molto
chiaramente emerge è che se da una famiglia vicina alla sciamatura si
toglie covata disopercolata anziché opercolata si ottiene esattamente
l'effetto contrario a quello voluto. Anziché inibire la sciamatura la si
fa iniziare.
Il risultato scientifico di questo studio è che l'allevamento di celle
reali è inibito quando è presente sia feromone mandibolare che covata
giovane . Favi di covata giovane riescono da soli a bloccare la produzione
di celle per 24 ore anche in assenza di feromone mandibolare. Questo è
certamente sorprendente dal momento che le giovani larve costituiscono il
substrato di partenza della costruzione di celle. Le famiglie sembrano
percepire la presenza di covata giovane come un segnale di fecondità che
dice che la regina è ben attiva. In più, le famiglie allevano nuove regine
quando riduciamo artificialmente questo segnale di fecondità in presenza
della regina. Ciò significa che l'allevamento di celle per sciamatura e
verosimilmente per sostituzione può essere regolato dal livello di
produzione di covata.
Semplificando molto e in maniera non del tutto esatta da un punto di vista
scientifico possiamo dire che le api adulte hanno tre tipi di feromone :
Marcatori-Il feromone identificato da Nasonov e che porta il suo nome, che
funge da marcatore territoriale e in taluni casi da aggregante , segnala
alle api la presenza di altre api o l'avvenuto passaggio di queste. Non è
poi chiaro il ruolo del feromone mandibolare delle api ( 2 eptanone )
D'allarme
profilo cuticolare
Ontogenesi della reazione d'allarme e struttura del feromone d'allarme
La reazione d'allarme più accentuata è verificata in api da 15 a 21
giorni. Lo stesso gruppo presenta anche la maggior disponibilità di
feromone d'allarme.Api più giovani di 12 giorni non presentano reazioni
d'allarme.
.
Feromone di marcatura del bottinamento
La ghiandola mandibolare delle operaie aumenta con l'aumentare dell'età
del soggetto e anche la sua secrezione , 2- eptanone aumenta
proporzionalmente da 0,1 ml di un ape appena nata a 7 ml per una
bottinatrice. Questa sostanza provoca una temporanea repulsione per i fiori
già visitati
Gli idrocarboni cuticolari ( odore di famiglia della pelle )
un odore caratteristico a seconda dell'età dell'ape che non è tipico
della famiglia ma che invece presenta lo stesso tipo di evoluzione per
tutte le razze di api studiate e che consente alla famiglia di avere
letteralmente a disposizione l'anagrafe " della popolazione e di
conseguenza delle sue esigenze.
E' probabilmente questo feromone che fa decidere alla famiglia l'inizio
della deposizione invernale indipendentemente dalla temperatura esterna;
forse in conseguenza della percezione di un invecchiamento complessivo
della popolazione troppo accentuato.
Lo stesso meccanismo sembra utilizzato nella sciamatura per capire quando
la popolazione nel suo complesso è in larga misura giovane e rappresenta
con ciò il massimo di riuscita della sciamatura.
Regolazioni dirette e complesse
Se molte funzioni dell'alveare sono regolate direttamente e in maniera
univoca dall'interpretazione complessiva di un feromone , altre, per
essere correttamente interpretate e valutate dalle api hanno bisogno di un
numero maggiore di mediatori . E' il caso ad esempio della sostituzione
della regina e della sciamatura stessa.
Bisogna pensare che lo scopo naturale delle api è la sopravvivenza della
famiglia e la sua riproduzione ( sciamatura ) nelle migliori condizioni
realizzabili in rapporto alle condizioni climatiche .
Le api utilizzano il feromone mandibolare della regina per controllarne la
presenza e i feromoni della covata, qualitativamente e quantitativamente,
per controllarne l'attività( deposizione ) in rapporto alle condizioni
climatiche. Una situazione normale può dunque essere pensata come un alto
livello percepito dalle api di feromone mandibolare e di feromoni della
covata. Questo sarà per le api sinonimo di buono e regolare sviluppo
primaverile. Nel caso che esse percepiscano, in presenza di buone
condizioni climatiche , un alto livello di feromone mandibolare , ma un
basso livello di feromoni della covata, dedurranno che per qualche motivo
la regina non è più in grado di deporre come converrebbe e procederanno
alla sostituzione.
I feromoni dei fuchi
Attività feromonale e struttura della ghiandola mandibolare dei fuchi
E' stato studiato il ruolo della ghiandola mandibolare dei fuchi e della
secrezione da essa emessa.
Risulta attrattiva per altri fuchi in volo .
La struttura della ghiandola risulta invece variare con l'età. Al settimo
giorno di vita la ghiandola è pienamente attiva. Dopo 9 giorni cessa la
sua atytività e la secrezione viene stipata nel lume ghiandolare per
successive emissioni durante i voli di fecondazione.
Sciamatura e costruzione di cupolini e celle di sciamatura
Gli effetti del movimento della regina e della densità di operaie sulla
costruzione di cupolini e celle di sciamatura
In una serie di esperimenti condotti in periodo di non sciamatura si è
tentato di dare risposte alle seguenti domande :
* La costruzione di celle è inibita da peromoni volatili della regina ?
* Il feromone tarsale della regina contribuisce a questa inibizione?
* La restrizione di movimento della regina constribuisce a diminuire
l'inibizione?
* Le celle sono costruite sui bordi o su qualsiasi altra superfice in
cui la regina non ha preventivamente accesso?
* Il sovraffollamento di nutrici sui favi può limitare il movimento
della regina su favi e ridurre di conseguenza la distribuzione su di essi
di feromoni inibitori?
La costruzione di cupolini e celle di sciamatura è normalmente inibita dai
feromoni inibitori della regina .Restrizioni di movimento della stessa o
il suo confinamento inducono la costruzione di cupolini e celle in ogni
favo della parte in cui la regina non è presente.
L'esposizione di nuove superfici sui favi induce la costruzione di cupolini
negli stessi.
Non sembrano essere presenti feromoni volatili della regina in grado di
esercitare effetti di inibizione alla costruzione di celle di sciamatura.
La costruzione di celle reali è stata artificialmente indotta durante
l'inverno mediante eccesso di affollamento. E' stato possibile evidenziare
una relazione tra la quantità di celle costruite e la densità di
popolazione.
Queste osservazioni sembrano evidenziare che in un alveare ad alta densità
di popolazione la regina è spesso assente dai bordi inferiori dei favi
dove cupolini e celle di sciamatura vengono costruiti.
L'aplicazione di feromone tarsale e feromone mandibolare sui bordi dei
favi di famiglie sovrapopolate ha inibito la costruzione di cupolini di
sciamatura.
Caratterizzazione delle componenti feromonali della ghiandola tarsale
della regina
Definita la produzione di questo feromone come massima in regine di sei
mesi, essa risulta essere dell'11% in regine di tre giorni e del 33% in
regine da 18 a 24 mesi. La gascromatografia rivela la presenza di sostanze
caratteristiche per regine giovani e per regine vecchie rispettivamente.
La secrezione tarsale è stata separata in 160 componenti.
L'importanza dei sistemi feromonali e della loro efficenza
In linea di massima e con le dovute eccezioni per quelle famiglie dotate di
sistemi feromonali poco efficienti, la sciamatura avviene come più
dettagliata analisi delle condizioni dell'alveare. Perché possa avere il
massimo delle probabilità di successo ( sia lo sciame che il nucleo
sopravvivono ) è necessario che rispetto allo spazio disponibile
nell'alveare ( che è il metro di misura delle api ) :
la popolazione sia massima , con gran parte di api giovani
le scorte di miele disponibile siano massime ( ottenute queste condizioni
poche celle saranno rimaste vuote )
La verifica dell'ottenimento di queste condizioni è ottenuta mediante i
sistemi feromonali sopracitati
l'odore caratteristico dell'età indica quando una gran quantità di api
giovani è presente
la cronica assenza di feromoni della covata disopercolata indica che la
regina non ha più spazio per deporre e la popolazione non può aumentare
di più
quando la densità delle api nell'alveare diviene così alta da non
consentire la circolazione del feromone mandibolare della regina la
costruzione delle celle comincia.
Spesso questa decisione viene presa con molta fermezza. Altre volte è più
sofferta e persino mutata. E in effetti la possibilità di variazione della
combinazione di questi tre sistemi regolatori è ampia e può derivare da
fattori minimi.
Riepilogo
Aspetti fondamentali dei parametri feromonali di controllo delle api e
relative caratteristiche
Allevamento di covata
la quantità di covata allevata è dipendente anche dai parametri ambientali
, primo fra tutti la temperatura
in inverno- le api in glomere nel periodo invernale cominciano ad un certo
punto ad allevare covata nel centro di esso in molti casi con temperature
esterne prossime allo zero. Ciò non sembrerebbe molto ergonomico eppure
rientra nella logica delle api . Quando e perché le api cominciano ad
allevare covata durante il periodo invernale andando incontro ad un alto
dispendio energetico?
La ragione che al momento sembra più plausibile è la seguente: le api hanno
la possibilità di monitorare in continuazione l'età della popolazione
utilizzando l'odore caratteristico dell'età.
In questo modo si rendono facilmente conto se l'invecchiamento della
popolazione è eccessivo e tale da mettere in pericolo la prosecuzione del
glomere e il successivo sviluppo della famiglia a causa di una eccessiva
perdita di popolazione ( morte da vecchiaia ) che porta le restanti ad
essere troppo
poche per far fronte alle necessità incombenti. In questa condizione non vi
è altra alternativa che allevare giovani api anche a temperature molto
basse e a costi energetici molto alti.
Lo stesso meccanismo sembra utilizzato in autunno per porre termine alla
deposizione .
Il tutto come carattere generale con ovvie differenze sull'applicazione del
metodo a seconda delle caratteristiche genetiche di ogni popolazione.
In primavera- la quantità di covata allevabile è funzione delle risorse
alimentari disponibili alle nutrici e delle condizioni metereologiche.
Bisogna considerare che le risorse disponibili alle nutrici dipendono dalle
bottinatrici ( oltre che dalla disponibilità esterna ) le quali sono
stimolate ad una maggiore attività da una maggiore quantità di feromone
mandibolare proveniente da una regina.
Sostituzione della regina - la presenza del feromone mandibolare significa
" la regina è presente ".
la quantità di feromoni della covata dà la misura della quantità di covata
deposta. In situazione di buon clima e disponibilità alimentare le api
spingeranno di più la regina alla deposizione ( probabilmente tramite
l'alimentazione in larga parte ) . Questa può però non essere in grado di
sostenere il ritmo produttivo richiesto. Dalla quantità di feromoni della
covata le api si accorgono che la deposizione non aumenta convenientemente
e la sostituiscono
Sciamatura- i sistemi feromonali coinvolti sono tre :
mandibolare della regina
della covata
dell'età delle api adulte
questi sistemi sono condizionati dalla disponibilità di risorse presenti e
dalle loro caratteristiche ( particolari pollini sono più " sciamerecci "
di altri a causa dei particolari aminoacidi che li costituiscono, ma anche
perché disponibili in quantità industriali.
Le condizioni da evitare sono:
spazio in difetto
mancanza di spazio nel nido tale da non consentire il ricambio della covata
( brusca interruzione della deposizione per mancanza di spazio )
asportazione di covata disopercolata da parte dell'apicoltore, che produce
l'effetto contrario a quello desiderato facendo partire la sciamatura
Casi particolari - il rapporto tra sistemi di valutazione feromonali e
importazione di nettare ( diapause nella deposizione )
L'importazione di nettare , che per la famiglia significa inizio
dell'accumulo di scorte per il periodo invernale è aspetto fondamentale
che non solo ha un peso sulla valutazione dei sistemi feromonali, ma li
porta anche in certi casi a non essere quasi per niente considerati.
Quando la famiglia ha raggiunto l'apice dello sviluppo di popolazione senza
sciamare, la deposizione diminuisce progressivamente fino a raggiungere una
pausa quasi totale ( diapausa ).In questo periodo la valutazione dei
feromoni della covata assume un'importanza minima fino ad essere
completamente o quasi ignorata nel periodo di diapausa in cui il solo
sistema mandibolare è utilizzato per sapere che la regina è presente. Anche
la quantità di celle d'emergenza costruite tende ad essere minore in
presenza di raccolto e ci si può anche imbattere in famiglie che sembrano
essersene completamente dimenticate.
Analisi delle variabili presenti
regina - le regine hanno una produzione variabile( fino al doppio ) da
soggetto a soggetto, geneticamente determinata e che diminuisce con l'età.
Il feromone naturale è costituito da parecchi componenti ( almeno una
cinquantina ) e si ipotizza che particolari miscele possano essere più
efficaci di altre.
operaie- presentano una variabilità di sensibilità ai feromoni
geneticamente determinata. La cosa si complica se pensiamo che a causa
della poliandria la regina viene fecondata da circa 16 fuchi e che la
famiglia così come noi la vediamo è in realtà costituita da 16 famiglie di
sorellastre che hanno la madre in comune e padri diversi. Ogni famiglia di
sorellastre presenterà una propria sensibilità ai feromoni geneticamente
determinata
covata- anche le larve sembrano mostrare differenze nella produzione di
sostanze feromonali sia per quanto riguarda la quantità che la qualità
Effetti derivanti dalle variabili
sostituzione di regine-
Sarebbe in teoria possibile stabilire una determinata soglia ( media ) ,
costituendo un modello matematico che tenga conto delle altre variabili (
temperatura, risorse alimentari ) . La sostituzione può avvenire sopra o
sotto la media a seconda di quanto feromone e prodotto dalle larve e da
come questo viene percepito
sciamatura -
la valutazione delle quantità di feromoni in circolazione
nell'alveare è molto relativa per ogni sottofamiglia di api. In particolare
ogni sottofamiglia di sorellastre costituente l'alveare può avere
sensibilità diverse per ognuno dei particolari sistemi feromonali e dare
di conseguenza risposte diverse. Per fare un esempio poco calzante fra gli
esseri umani c'è chi si sente ricco perché possiede cento milioni e chi
non si sente ricco con qualche miliardo. Anche, c'è chi basa la propria
valutazione sul tipo di auto che può sfoggiare, altri dal tipo di " società
" che può frequentare.
Dunque, considerando che la produzione della regina è costante, api molto
sensibili ai vari sistemi feromonali saranno convinte che è normale anche
un livello oggettivamente basso delle sostanze che usano come test. Altre,
meno sensibili considerano lo stesso livello basso e penseranno a sciamare.
Si è dunque in presenza di una notevole quantità di caratteristiche ,
determinate geneticamente, ma che possono anche non essere correlate. Cioè
una regina può secernere molto feromone, ma avere una progenie di api poco
sensibili al QMP. Il risultato sarà una tendenza alla sciamatura media
Se invece la progenie fosse molto sensibile il risultato sarebbe una tenuta
della sciamatura ottima
( trascurando nell'esempio la sensibilità agli altri sistemi feromonali ) .
I caratteri delle operaie che nascono dalla regina sono determinati anche
dai fuchi che hanno fecondato la stessa. La fecondazione della regina è
perciò un aspetto non trascurabile.
I sistemi feromonali delle api coinvolti nel ciclo biologico della varroa
La varroa si muove e riesce a riprodursi nell'alveare molto agevolmente
pur essendo cieca.Oltre alle vibrazioni, essa utilizza principalmente
l'analisi degli "odori " dell'alveare ( feromoni ) per essere guidata nei
suoi scopi.
Vediamo nel dettaglio;
Prima di tutto l'acaro ha bisogno di riconoscere e distinguere le api
adulte a seconda della loro funzione all'interno dell'alveare. Le nutrici
sono di fondamentale importanza, perchè sono utilizzate dalla varroa come "
autobus " per raggiungere la covata di età idonea ad essere parassitata.
Varroa distingue con grande precisione l'età delle api adulte ( dal loro
tipico odore ) e trova anche fortemente repellente il veleno d'ape. Questo
è frutto evidente della selezione naturale.
Se in condizioni naturali la varroa rimanesse tranquillamente su api punte
( che assumono l'odore del veleno ) che morendo cadrebbero a terra, sarebbe
destinata a morire con essa . Ha perciò imparato a fuggire immediatamente
quando sente l'odore del veleno.
Gli odori della covata sono parimenti importanti per la varroa. Si
consideri che le larve di api risultano nelle condizioni ideali alla
penetrazione ( età e relativa dimensione con conseguente sapzio a
disposizione per l'acaro ) solo per un'ora . E' un margine molto ristretto
rispetto alla vita preopercolazione delle larve e richiede quindi
un'analisi molto precisa dei feromoni delle stesse.
Il comportamento della varroa all'esterno della covata sembra guidato
unicamente da questi due sistemi feromonali dell'ape che essendo utilizzati
dalla varroa vengono definiti " cairomoni " .
Un cairomone è dunque un feromone di una specie utilizzato da una specie
diversa con scopi svariati , ma evidenti.
La varroa dispone indubbiamente di sistemi feromonali propri. Non sembra
utilizzare feromoni di aggregazione durante l'invasione delle celle.
Feromoni di aggregazione e di invasione della covata della varroa
Salvy, Capowiez, Clement, Le Conte Inra Francia
L'esistenza di feromoni della varroa può permettere di sviluppare metodi
biologici di controllo del parassita.Infestazione multipla della covata è
frequentemente osservata e potrebbe essere interpretata come un fenomeno di
aggregazione. L'aggregazione della varroa nelle celle di covata può
suggerire anche differenze di stimoli che regolano la penetrazione nelle
cellette e eventuali differenze di emissione di feromone aggregante da
parte della varroa al momento della penetrazione. Sono perciò stati
utilizzati due differenti tipi di approccio per sviscerare il problema
La prima metodica ha studiato la frequenza di distribuzione coi metodi
Poisson e Montecarlo .
La seconda ha studiato la distribuzione spaziale degli acari nella covata
coi metodi NND e Montecarlo .Tutte le distribuzioni osservate non
differiscono da un processo casuale. Non sono inoltre osservabili
attrazioni di una varroa nei confronti di altre. Questi risultati
dimostrano che la varroa non si aggrega nella covata e non usa segnali
intraspecifici nel corso dell'invasione delle celle.
Non sono al momento conosciuti nemmeno feromoni di spaziatura sulle api
adulte mentre sembrano esserci evidenze ( Milani ) sul fatto che la varroa
emetta una specifica sostanza feromonale dopo aver occupato la celletta.
Questo sarebbe un segnale di " occupato " che segnala alle consorelle di
cercare altre celle da parassitizzare, essendo evidente che un numero
eccessivo di acari nella stessa cella porta a morte la larva e con essa gli
acari.
Diversi studi sono stati compiuti per identificare i feromoni della varroa
e estrarre dalle larve le tipiche sostanze attrattive. Alcune sostanze si
sono rivelate estremamente efficaci nell'ostacolare i processi ricognitivi
dell'acaro e la loro applicazione porta ad una notevole caduta di acari
morti .
Corretto utilizzo delle molecole antivarroa
Da sempre, il mondo della scienza ha vivamente raccomandato di intervenire
sulla varroa quando la caduta naturale di acari raggiunge la media di
cinque al giorno. Questo rappresenta una quantità di popolazione di varroa
di circa 600 acari presenti nella famiglia.
I motivi ,ancorchè evidenti, riguardano la diminuzione di aspettativa di
vita delle api adulte su cui la varroa si ciba in fase foretica, la
conseguente diminuzione di coesione delle api che da tale manifestazione
deriva , la possibilità concreta di morte di parte delle larve nascenti con
complessiva diminuizione della popolazione dell'alveare. In sintesi,
pensare che un alveare con mille varroe in corpo funzioni alla perfezione
non è realistico. Eppure capita anche di sentire apicoltori che affermano
che con molta varroa le famiglie raccolgono di più........
Oltre al danno diretto sul regolare sviluppo della popolazione di api,
deve essere considerato il danno che avviene a causa della trasmissione da
parte della varroa di agenti patogeni dell'alveare come virus ( APV in
special modo ) funghi ( covata calcificata ) batteri ( pestilenze varie)
come ampiamente documentato dalla letteratura scientifica.
Già questi sono elementi estremamente eloquenti sulla necessità che la
quantità di varroa sia mantenuta bassa, invece c'è dell'altro.
Per quanto una molecola antivarroa possa essere efficace , il suo compito
sarà sempre certamente
più facile se la quantità di acari da abbattere è ridotta.In caso di
infestazione molto alta,l'efficacia dell'antivarroa, per quanto buona, può
risultare insufficente.Il trattamento risulta un " tampone", ma non è
risolutivo. In altre parole vi è una diminuzione nella popolazione di
acari, ma non sufficentemente veloce da poterla azzerare nel tempo per noi
disponibile.I prodotti in grado di azzerare in breve tempo qualsiasi
livello di infestazione sono storicamente molto pochi ( Apistan , Bayvarol
).Per gli antivarroa attualmente utilizzabili si può dire che esiste un
limite numerico nella popolazioni di acari riducibile a zero in 40-60
giorni. Pensare che gli antivarroa possano eliminare completamente
popolazioni di 6/7 mila acari in meno di un mese non è assolutamente
corretto.
Innanzitutto una varroa sviluppa un effetto letale in conseguenza del
"contatto " con una sostanza antivarroa in funzione della assunzione nel
proprio metabolismo di questa sostanza. Ciò richiede dunque che sia
presente una adeguata quantità di sostanza antivarroa , tenendo conto che
una parte viene inevitabilmente dispersa. E' dunque evidente che una
popolazione di 6000 acari deve essere affrontata con un atteggiamento
diverso da quello previsto per una popolazione di 600 acari. Invece capita
spesso di leggere sulle riviste che il tal trattamento ..." pur avendo
abbattuto più di 5000 varroe non è efficace". In questo caso il primo a non
essere efficace è l'apicoltore che non ha capito i termini del problema.
E' evidente che di certe molecole esiste un limite alla quantità che può
essere immessa nell'alveare e di conseguenza potrebbe essere definita
anche una quantità di varroe abbattibili in un dato tempo. Iniziare il
trattamento con un numero di acari più grande significherebbe veder ridotta
l'efficacia del trattamento.
Esiste poi il problema della "movimentazione " delle sostanze antivarroa.
Sia quelle veicolate su supporti rigidi che quelle destinate
all'evaporazione , risentono delle condizioni dell'alveare per ciò che
riguarda la velocità della loro diffusione nell'alveare.
Non si deve dimenticare che la varroa è "disponibile " ad incontri con le
sostanze antivarroa per un tempo limitato ( da uno a otto gioni ) poi torna
a nascondersi nella covata e la si può incontrare solo dopo almeno 12
giorni , allungando di conseguenza il tempo necessario per una eradicazione
completa.
E' dunque fondamentale aver ben conscio, iniziando un intervento contro la
varroa, l'approssimativo numero di acari da raggiungere per ben
proporzionare di conseguenza la quantità di sostanza antivarroa ed il
numero di punti di rilascio di essa in maniera da poterne ottimizzare la
quantità e la velocità di circolazione nell'alveare. Una quantità
insufficente o una veicolazione lenta ( tipica ad esempio di famiglie al
collasso che perdono la loro coesione e i tipici movimenti di scambio ) si
rivelerà inevitabilmente in una diminuzione di efficacia . Ma la colpa non
è della sostanza antivarroa...... ma di essere impiegata in condizioni
superiori alle sue potenzialità .
Gianni Savorelli