Nosema ceranae,nuova pericolosissima patologia asintomatica delle api
E’ pubblicato su Environmental Microbiology il lavoro How natural
infection by Nosema ceranae causes honeybee colony collapse di Mariano
Higes, e al.
Il lavoro rappresenta una pietra miliare nella comprensione della
nuova patologia apistica Nosema ceranae.
Per cominciare a capire la patologia denominata Nosema ceranae bisogna
pensare all’alveare come ad un sistema complesso di individui che
funzionano come un intero. In questo contesto la malattia del singolo
è un qualcosa di diverso dalla malattia dell’alveare. Un patogeno,
come il ceranae nel nostro caso,può essere letale per il singolo
individuo , ma la famiglia nel suo insieme può riuscire a compensare
la perdita.( il problema è che ad un certo punto le famiglie non
riescono più a compensare le perdite ) .In questo senso la regina
( e la sua relativa possibilità di deposizione ) è fondamentale per
mantenere la popolazione della famiglia almeno in una condizione di
non diminuzione a causa delle perdite di singoli individui colpiti
dalla patologia.
Nella sindrome da spopolamento degli alveari o honeybee colony
collapse che dir si voglia,molte famiglie spariscono senza nessun
sintomo evidente e questo sembra essere il risultato o meglio la fase
finale di un lungo processo di infezione cronica a causa di un
patogeno che può essere definito “ silenzioso”.
In questo studio si dimostrano le ripercussioni della patologia sulla
famiglia nonchè i tratti della sua evoluzione clinica fino alla morte,
al collasso delle famiglie. E’ stato non solo analizzato l’evolvere
naturale dell’infezione ,ma anche dimostrato la trasmissione della
patologia agli alveari vicini.
Viene scritto dagli autori che e’ difficile definire lo stato di
salute di una famiglia in seguito all’infezione da ceranae dal momento
che non produce alcuna sintomatologia. Le bottinatrici risultano
estremamente più infettate rispetto alle api di casa e questo è
verosimilmente l’unico elemento utilizzabile per la determinazione
dell’estensione della patologia. Si può ritenere che vi sia una
relazione del tipo : Più le bottinatrici sono infette,minore è il
numero di favi di covata e minore è il numero di favi ben popolati.
Non sembrano invece esserci relazioni con la proporzione di api di
casa infette o col numero di spore verificabile.
Sono state individuate quattro fasi di infezione da Nosema ceranae
( suddivise su due anni ) nelle famiglie in produzione prima di
giungere al collasso, che viene invece raggiunto dai nuclei in sole
tre fasi ( in un solo anno ) ,come si vedrà nel seguito ,forse in
conseguenza della minor popolazione iniziale di api al momento
dell’inizio dell’infezione.
La fase 1 o fase asintomatica ,all’inizio del contagio è
caratterizzata da condizioni di sviluppo entro i parametri di
normalità. Meno del 60% delle bottinatrici sono risultate infettate e
il conteggio delle spore
non ha mai fatto verificare quantità maggiori di un milione per ape .
Si può considerare che questa fase duri dall’inizio del contagio fino
all’autunno della stagione di infezione ( in questa condizione è
verosimile che le famiglie e le produzioni non siano eccezionali ) .
La fase 2 o fase di rimpiazzo ha mostrato ,almeno nella regione in
cui è avvenuto lo studio,l’insolito prolungamento del comportamento
di deposizione della regina durante i mesi invernali con una
superficie di covata di 125 cm quadrati. In questa fase (autunnale -
invernale da settembre a febbraio ) il numero di api nascenti è basso
e di conseguenza il numero di api vecchie infette risulta in
percentuale sempre più alto rispetto a quanto riscontrato nella fase
1. Per tale motivo viene anche ad essere rinvenuto in esse un maggior
numero di spore.
La terza fase o di falso recupero inizia nella primavera successiva
quando la famiglia comincia a svilupparsi sempre più velocemente . I
parametri clinici ( percentuale di api infette e numero di spore)
sono simili alla fase 1 ,come risultato dell’aumento di popolazione .
La popolazione di api cresce fino a dare la sensazione di sciamatura
imminente , che però nello studio non è mai avvenuta .
Finchè la popolazione cresce , la famiglia riesce a resistere. Fino a
tutto maggio risultano in diminuzione sia la percentuale di
bottinatrici infette che la quantità di spore per ape
( verosimilmente non però la quantità assoluta di patogeno
nell’alveare,che forse in questi mesi non ha il suo massimo di
replicazione ,tuttavia non si scende mai sotto il 20% di bottinatrici
infette,anche se il livello di infezione è minimo e ciò porta a
pensare che il patogeno , ancorchè “diluito” continui ad essere
veicolato tra le api ) . Allo stesso modo anche la quantità di api
di casa infette tende a diminuire.
Da giugno però le cose prendono tutta un’altra piega .
Lo sviluppo di popolazione non ha più la stessa intensità , la
popolazione di api tende a diminuire e il patogeno ricomincia ad
avere lentamente il sopravvento . Aumenta sia la percentuale di api
infette sia bottinatrici che di casa che il livello di infezione per
ape.
Da settembre ha inizio la fase 4 , o di spopolamento .L’aumento del
numero di spore è esponenziale sia nelle bottinatrici che nelle api di
casa.L’aumento del livello di infezione delle bottinatrici è
progressivo fino a raggiungere oltre l’ 80% , ma in parallelo è
esponenziale l’aumento del livello di infezione delle api di
casa ,fino al 90%.
Nella fase 4 da settembre a novembre, è repentino il calo di
popolazione . Il numero di favi popolati si riduce drasticamente fino
al ritrovamento di sole poche api con spesso la regina morta. Miele è
polline sono presenti e in molti casi è rinvenibile ( nelle condizioni
spagnole ) una piccola rosetta di covata opercolata. In un certo
numero di casi il collasso può essere rinviato alla primavera
successiva.
L’evoluzione della patologia nelle famiglie in produzione osservate è
risultata piuttosto simile. Nei nuclei, forse in conseguenza della
minor popolazione iniziale , non si è assistito alla fase 3 di
apparente recupero e gli stessi sono passati direttamente al collasso
tra l’inverno e la prima primavera da 3 a 5 mesi dall’inizio
dell’infezione, con un periodo molto più breve di incubazione della
patologia.
Possono essere considerate due maniere di raggiungimento del collasso
che possono essere messe in relazione col momento in cui i nuclei o le
famiglie muoiono. Quando il collasso avviene durante i mesi freddi più
del 50% delle api trovate morte nell’alveare risulta infettato da più
di 10 milioni di spore e anche la regina risulta infettata.
Quando il collasso avviene a primavera sia la percentuale di api
infettate che il numero di spore risultano inferiori. La regina
risulta non infettata o con infezione minima. Probabilmente la
differenza tra i due casi riflette la differenza di api vecchie e
giovani in ogni stagione . Ad inizio primavera la quantità di api
appena nate non infette riduce i parametri di infezione ritardando
l’infezione della regina.
Api morte raccolte sul terreno tra i fiori antistanti e
dall’alveare in diversi mesi estate compresa ,hanno mostrato lesioni
patologiche all’epitelio ventricolare ,in tutto comparabili a quelle
già descritte in prove sperimentali ( Higes 2007). Le bottinatrici
raccolte tra i fiori hanno mostrato quantità di spore in media di 21
milioni di spore a dimostrazione che api pesantemente infettate non
fanno ritorno all’alveare.
IAPV è stato rinvenuto in un solo alveare e non sembra per questo
motivo correlato alla patologia (è questa la prima segnalazione in
Spagna).Nosema ceranae può comunque facilitare lo sviluppo di altri
virus dal momento che le lesioni intestinali riducono la resistenza
naturale alle infezioni virali,che almeno relativamente alla prova in
questione sono rimaste coperte o latenti.
L’uso di specifico antibiotico ha permesso lo sviluppo di nuclei
mentre il gruppo di controllo non trattato è completamente morto.
Tuttavia 6 mesi dopo l’applicazione del farmaco , i nuclei trattati
con antibiotico sono risultati nuovamente infetti. La moltiplicazione
del patogeno avviene nel corso di tutto l‘anno senza interruzione
alcuna ( anche se forse con differenze quantitative a seconda del
periodo ) .
Nell’ordine dall’alto : % di infezione delle api -conteggio delle
spore-numero di favi
FB -bottinatrici ( grafico superiore )- IB api di casa ( grafico
inferiore ) secondo lo studio di Higes sopracitato.
Il Dr Randy Oliver nell’autunno scorso ha verificato come il
campionamento per la diagnosi del nosema ceranae debba prevedere il
prelievo di bottinatrici,catturate verso mezzogiorno ,specialmente se
osservate camminare nei pressi dell’entrata-queste api presentino una
elevata quantità di spore del patogeno.
.
Lo studio Age, caste, and behavior determine the replicative activity
of intestinal stem cells in honeybees (Apis mellifera L.)Kristen N.
Ward, e al ha potuto verificare che le api, in differenti
età ,presentano una produzione di cellule intestinali molto diversa.Vi
è da dire , con gli autori, che anche nelle api il tratto digestivo è
continuamente sottoposto a stress ambientali e attacchi di patogeni.
La capacità di proliferazione e di riparazione dei tessuti è un
aspetto decisamente importante di difesa. Nei fatti, i ricercatori
hanno dimostrato che vi è una diminuzione della produzione delle
cellule intestinali mano a mano che l’ape invecchia.Le nutrici
presentano una proliferazione delle cellule maggiore rispetto alle
bottinatrici. Queste cellule vanno a costituire l’epitelio,il tessuto
dello stomaco ,che è attaccato verosimilmente anche dal Nosema
ceranae. Nelle api giovani sembra che questa linea di difesa riceva
continuamente rinforzi impedendo nei fatti la proliferazione del
patogeno.Nelle bottinatrici i rinforzi di cellule non arrivano e il
patogeno riesce facilmente a “sfondare”,ammalando la bottinatrice.
Si
noti che, le nutrici possono produrre abbondante replicazione di
cellule solo se possono nutrirsi in maniera opportuna.Saranno
necessari aminoacidi ricavati dal polline in quantità e qualità.Sarà
un caso o forse la soluzione del problema, ma sta di fatto che a fine
estate,inizio autunno,in condizioni di diminuzione e in parecchi casi
carenza anche pesante di polline, anche le nutrici si ammalano. Il
lavoro del Dr Pajuelo, pubblicato su JAR 1 /08 secondo il quale dove
non ci sono fattori tipo avversità climatica, carenza di possibilità
di raccolto ovvero nutrizione inadeguata ,buon controllo della varroa
e errori di gestione che possono causare immunosoppressione nelle
api,le famiglie non collassano è in questo senso eloquente.
Lo stesso
tipo di risultato è stato ottenuto da
Eischen, F.A.j & R.H. Grahamj - FEEDING OVERWINTERING HONEY BEE
COLONIES INFECTED WITH NOSEMACERANAE - Questo studio valuta il ruolo
dell’alimentazione nella resistenza al patogeno di famiglie infette
da nosema Ceranae.
28 famiglie infettate da N. ceranae nella quantità di 2.4
milioni spore/ape) sono state sottoposte alle seguenti condizioni di
studio:
1)-nutrizione con supplemento di polline
-trattamento con fumagillina + nutrizione con supplemento di polline
nessun trattamento-gruppo non alterato di controllo. I due gruppi
nutriti hanno fatto riscontrare alla fine del periodo di osservazione
una popolazione significativamente superiore di api adulte rispetto al
controllo.
Le famiglie trattate con fumagillina + polline non hanno ( nella
media )mostrato popolazione più numerosa rispetto alla sola
somministrazione di polline .Tuttavia se le famiglie dei due gruppi
trattati vengono ordinate per livello di infezione , si deduce che
quelle con infezione fino a 1,5 milioni di spore/ape presentano una
popolazione numericamente superiore a quelle con infezione maggiore di
3 milioni spore/ Ape.
Tutto ciò fornisce la dimensione dell’importanza della disponibilità
di polline nella resistenza alla patologia , ma anche del fatto di
come sia necessario mantenere l’infezione ai più bassi livelli
possibili. Quando l’infezione raggiunge livelli molto alti , la sola
buona disponibilità del polline non basta più.Diventa necessario
l’utilizzo di altri mezzi,compreso fungistatico per contenere la
proliferazione dell’infezione .
Alla fine della prova , nei due gruppi “trattati” l’ 82 e l’85% delle
famiglie superava i sei telai coperti di api .
Solo il 35.7% del gruppo di controllo non trattato raggiungeva
questa dimensione di popolazione .
La similarità della dimensione della popolazione nei due gruppi
trattati suggerisce che la nutrizione delle famiglie nei periodi
critici sia più profittevole del trattamento con antibiotico
fumaggilina per livelli di infezione da N. ceranae inferiori a 1.5
milioni spore/ ape.
Come sopra detto,anche per questa patologia sembra che una delle
chiavi di resistenza sia nel mantenere il più basso possibile il
livello di infezione .In questo senso molto utile il lavoro:
Webster, T.C.ff & E.M. Thackerff - THE EFFECTS OF SELECTED AGENTS ON
NOSEMA APIS AND NOSEMA CERANAE SPORE VIABILITY – La ricerca ha avuto
lo scopo di cominciare a valutare l’effetto di trattamenti fisici o
chimici sulla vitalità delle spore di Nosema apis e Nosema ceranae .
Lo scopo del tutto evidente è di mettere a punto modalità di
disinfezione del materiale apistico e perchè no delle stesse api e
dei favi da esse popolati.
E’ anche interessante comparare la resistenza dei due diversi tipi di
spore agli agenti utilizzati. Questo potrebbe contribuire a spiegare
la distribuzione e la persistenza dei patogeni.I trattamenti con gli
agenti chimici liquidi testati sono stati eseguiti ponendo una
preparazione di spore in immersione nell’agente in prova per 20/30
minuti.
Per testare gli agenti chimici volatili una preparazione di spore e
stata posta su un vetrino, il quale è stato chiuso ermeticamente in
un piatto di Petri insieme all’evaporante in prova per 24 ore. Sulle
spore di entrambe le famiglie di nosema ,in prove specifiche,sono
stati poi valutati anche gli effetti della temperatura e delle
radiazioni solari.
Le preparazioni di controllo hanno mostrato una mortalità naturale
delle spore di N. apis and N. ceranae del 26% e 14% rispettivamente .
Fra le sostanze testate il timolo pare particolarmente
interessante .Nella prova di 24 ore in evaporazione riesce ad uccidere
il 64% di spore di N. apis e l’ 82%di spore di N. ceranae.
Si deve considerare che nei trattamenti contro la varroa la presenza
del timolo nell’alveare è di circa un mese. Tali trattamenti
dovrebbero pertanto avere una discreta azione anche nei confronti
delle spore di nosema ceranae. La formulazione apiguard viene anche
veicolata per contatto a livello di microcristalli . Potenzialmente
può perciò svolgere anche un azione di disinfezione per contatto
essendo rimossa dal supporto attraverso l’utilizzo della
ligula ,potrebbe sviluppare un azione di disinfezione proprio della
parte responsabile della proliferazione della patologia.
Si deve però anche considerare che pur essendo rilevante il rischio
costituito dalle spore presenti sulle api,sui favi e nel materiale,la
quantità maggiore di spore si trova nello stomaco e nell’apparato
boccale delle bottinatrici,nelle quali il patogeno trova le migliori
condizioni di proliferazione. La distribuzione del patogeno tra le api
dell’alveare sembra avvenire attraverso la trofallassi. Siamo in
attesa di materiale a riguardo dalla Spagna .
L’applicazione del calore ,60° C per 30, 60 o 120 minuti uccide 47%,
53% e 53% delle spore di N. apis e 42%, 78% e 88%. delle spore di
N.ceranae.
I raggi UV applicati per 1, 5 o 10 minuti uccidono 84%,96% and 100%
delle spore di N. apis spores. Le spore di N.ceranae risultano
uccise per il 59%, 49% e 65%.
Questi preliminari di ricerca non hanno potuto mettere in evidenza
particolari caratteristiche di resistenza delle spore di nosema
ceranae,che risultano a volte più a volte meno vulnearabili agli
agenti testati rispetto a quelle del nosema apis .
Sarà inoltre necessario testare spore provenienti da diverse località
per verificare eventuali differenze. Dunque,Il polline sembra
svolgere una duplice azione nel contenimento del patogeno.
Da una parte consente un cospicuo allevamento di covata - queste api
vanno a rimpiazzare quelle decedute e la famiglia mantiene una
popolazione sufficiente almeno a sopravvivere-dall’altro consente il
buon mantenimento delle difese naturali delle api contro il patogeno-
sia come buona risposta immunitaria che come capacità di
proliferazione delle nuove cellule intestinali-
Le api affette da nosema ceranae fanno una gran fatica ad assumere
nutrimento, sia che si tratti di sciroppo che di paste solide.Perciò
diventa necessario applicare lo sciroppo direttamente sulle api per
cercare di far sì che lo assumano leccandosi. In questa maniera si
può però somministrare solo una piccola quantità di medicamento e
diventano necessarie 4/5 ripetizioni. Questa metodica non ha però dato
risultati esaltanti ( Mussen- Oliver) Da questo si capisce
l‘importanza di intervenire ai primissimi sintomi.
E’ dimostrato che famiglie sane vicine a famiglie infette possono
contrarre l’infezione.N ceranae può essere controllato da sostanze
antibiotiche , ma le stesse non possono evitare la reinfezione dopo
sei mesi.
Sulla base di questi dati sembrano al momento tre le possibili
direttrici di lotta al patogeno:
-riduzione della quantità di spore presenti sulle api e sui favi
mediante applicazione topica di adeguate sostanze ( timolo -in
primavera ed estate ( utile nel contempo per il contenimento della
varroasi ) ,acido peracetico -utilizzabile per aspersione ad ogni
visita )
-riduzione della quantità di spore presenti a livello di stomaco e
apparato boccale delle api a mezzo somministrazione di fungistatico
( Vita Feed Gold-utilizzabile a calendario in primavera ed estate
oppure all’esigenza ).
Aumento della capacità di allevamento di covata e della nutrizione
delle api mediante dieta con polline artificiale ( che può essere
somministrato a piacimento assieme al feromone sintetico della
covata , il quale consente una raccolta molto maggiore di polline
anche nei periodi di disponibilità e quindi di fronteggiare molto
meglio le infezioni primaverili ed estive e consente ,quando
utilizzato insieme a polline sintetico una maggiore assunzione di
questo con maggiore allevamento di covata sia nei mesi tardo estivi /
autunnali che invernali in climi temperati)
Secondo il Dr Oliver la spostamento delle famiglie aperte in pieno
giorno ,lasciando le bottinatrici contaminate sul posto ,può
costituire un veloce mezzo di riduzione dell’infezione
Le stesse potrebbero essere gestite in melari e mantenute coese dal
feromone artificiale della regina Bee Boost. In questa maniera
potrebbero continuare a rendersi utili fino all’ultimo.
Savorelli Gianni --- prodotti per apicoltura
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