Peste americana
Premessa
In teoria la quantità di spore di Paenibacillus larvae larvae
necessaria perchè si manifesti la malattia è di circa 50 milioni.
Nelle condizioni di campo questa quantità risulta invece ampiamente
variabile a seconda delle caratteristiche delle famiglie. E’ stato
osservato che possono essere necessari, in certi casi , fino a 300
miliardi di spore , in famiglie particolarmente resistenti, per avere
la manifestazione del sintomo clinico. E’ importante precisare( ma si
vedrà meglio nel seguito ) che in assenza di sintomi clinici la
patologia può essere comunque in agguato sotto forma di presenza di
spore in quantità insufficiente a uccidere larve.
Alcune famiglie ( Hansen) possono avere nelle scorte di miele quantità
altissime di spore( anche superiori a quantità che in altri alveari
portano alla manifestazione dei sintomi clinici) senza arrivare alla
manifestazione di sintomi clinici( larve morte).
Se ne deduce che la resistenza delle api a questa patologia è
ampiamente variabile e deriva da numerosi fattori.Non tutti saranno
presentati in questa trattazione non essendo direttamente utilizzabili
dall’apicoltore.
Il processo di infezione
Le larve vengono infettate dalle spore presenti nel cibo( che da loro
vengono ingerite). Le spore germinano nel lume intestinale delle larve
e da qui il batterio passa all’emolinfa.
Il patogeno è in grado di infettare le larve in maniera pericolosa solo
quando queste hanno meno di due giorni . La DL 50( quantità di spore
che porta a morte metà delle larve infettate ) è tanto più bassa quanto
più giovane è la larva.
Il tempo necessario a portare a morte la larva è perciò dipendente da
diversi fattori, soprattutto livello iniziale di infezione e caratteri
di resistenza delle larve. Può perciò risultare variabile con anche,
in certi casi , larve che muoiono addirittura prima
dell’opercolazione (Brodsgard ) e che possono essere evacuate dalle
api, anche se la maggioranza delle larve infettate muore dopo circa
nove giorni dall’inizio dell’infezione, con formazione di nuove
spore ,per la maggioranza di quelle che saranno presenti nel cadavere,
nei due giorni successivi alla morte.
La covata infettata può venir rimossa da api igieniche, in grado di
rendersi conto che la larva e morta o morente e capaci di disopercolare
le cellette prima che vi sia la formazione delle spore ( Ratnieks ) .
Se ciò non avviene ,la rimozione del cadavere in periodi successivi
risulterà molto difficile.
Alcune colonie riescono ad asportare per masticazione l’intera parete
della cella a cui la larva è aderente ( Ratnieks ) . Le larve che
successivamente vengono allevate in celle che hanno contenuto larve
colpite dal patogeno, hanno dall’8 al 19% di probabilità di contrarre
la patologia ( Ratnieks ) . Le api addette alla pulizia finiranno
probabilmente per infettare la covata quando diverranno nutrici, ma la
quantità di spore da esse trasmessa potrà essere sensibilmente ridotta
dall’attività del proventricolo.Questo funziona come un filtro che
trasferisce spore e altro nel lume intestinale. Da qui saranno
eliminate attraverso le feci.
Per contro, la trofallassi tende a distribuire a tutte le api le spore
incamerate da una singola ape.
Particolarità della patologia e fattori di resistenza
Descritto il meccanismo di trasmissione e infezione del batterio si
possono fare alcuni apprezzamenti su di esso. Anche i batteri non sono
fra di loro uguali( anzi sono molto diversi da ceppo a ceppo ) e
possono presentare di conseguenza differenti virulenze anche
all’interno della spessa specie.
Nella fase esponenziale di sviluppo del batterio, differenti proteasi (
enzimi ) vengono prodotte dallo stesso (Dancer) che verosimilmente
contribuiscono alla dissoluzione del corpo della larva .
Per questo motivo la consistenza del cadavere potrà risultare
ampiamente variabile. Una particolare proteasi ( Dancer ) risulta
importante nella virulenza del batterio. La sua azione sembra essere
quella di ridurre la risposta immunitaria della larva, riuscendo poi
di conseguenza a uccidere la larva.
E’ stato anche osservato cosa avviene nei tessuti della larva quando il
batterio inizia a tentare di riprodursi( Gregorc).Le cellule infettate
dello stomaco vengono immediatamente circondate da particolari
proteine ( prodotte dalla larva ) denominate Istoni che sembrano
mostrare funzioni difensive.
Un altro fattore di resistenza della larva deriva dalla pappa reale
(Bilikova)
la quale risulta contenere un peptide deniminato " defensina
realisina MW 5523 Da "
che risulta esercitare
attività antibatterica contro batteri Gram-positivi come appunto è
il Paenibacillus larvae larvae.
Nelle api adulte invece il batterio non riesce assolutamente a
svlupparsi. Specificamente , è stata studiata l’ influenza dello
stomaco delle api adulte sulla moltiplicazione
e germinazione delle spore ( Galle )
di P. larvae larvae.
Gli studi focalizzati su due
gruppi di adulte
caratterizzate dall’avere un gran numero di spore
nel tratto gastrointestinale mostrano che
api di mezza età, che sono conosciute come in grado di
rimuovere o cannibalizzare le larvae morte e ripulire le celle
e api invernali,che non hanno possibilità di defecare frequentemente,
possiedono nello stomaco sostanze in grado di
inibire completamente la crescita delle spore di
P. larvae larvae.
Queste sostanze inibenti
sono molto stabili alla temperatura mostrando il
60% di capacità di inibizione dopo
15 min
a 125°C.
Sostanze inibenti la crescita di
P. l. larvae non meglio identificate sono presenti
nell’estratto di larve di 4 giorni e
in misura minore
in quelle di un giorno.
Tali sostanze sono invece assenti nelle
larve di 6 giorni, prossime
all’opercolazione. Ciò lascia presagire che le larve di età maggiore
sfruttino già le sostanze intestinali per la difesa dal parassita.
Negli estratti d’intestino
d’ape adulta si
mostra una più forte capacità che
negli estratti
di larve a inibire la crescita del
batterio. L’ intestino delle nutrici
di 8 giorni mostra un
potenziale di inibizione più elevato rispetto
alle altre età di
adulte. Sembrerebbe pertanto che siano almeno due i meccanismi
naturali di difesa.
Dunque tutte le larve e le api adulte possiedono diverse sostanze
capaci di contenere lo sviluppo di Pll . Risultano fare eccezione e
risultano perciò vulnerabili solo le larve nei primi giorni di età .
Differenze nella quantità di queste sostanze
sono riscontrabili fra api di differenti colonie
e ciò può contribuire alle differenze di resistenza e di suscettibilità
delle famiglie
alla peste americana.
Anche polline e pane d’api , pappa da operaie e pappa
reale inibiscono la crescita
batterica ( Creilscheim ) .
Sintomi della peste americana
Per diagnosticare la peste americana è importante conoscere il normale
processo di sviluppo delle larve.
Identificare i sintomi della covata significa comparare eventuali
anormalità con gli aspetti caratteristici della covata sana.
3 giorni dopo la deposizione l'uovo si trasforma in una piccola larva
di color bianco perla.
A questo stadio appare come una piccola C sul fondo delle celle.
Per un periodo di 4 giorni la larva mantiene questa forma a C,
aumentando però notevolmente di taglia.
All'ottavo giorno dalla deposizione , la larva si sdraia lungo la
parete inferiore della cella preparandosi alla trasformazione in
adulta.. Al non giorno la cella viene opercolata
Al dodicesimo giorno la larva effettua la pupazione e la forma da
adulta comincia ad apparire. La pupa è inizialmente bianca, ma
gradualmente assume la colorazione da adulta.
Sviluppo di larva affette da peste americana
La forma vegetativa del batterio si moltiplica nell'intestino della
larva, ma non riesce a penetrare le pareti e moltiplicarsi nei tessuti
fino a che la larva non assume la posizione orizzontale .
Non vi sono normalmente sintomi visibili dell’infezione fino a che la
larva non muore, poco prima o poco dopo la pupazione,cioè dopo l'
opercolazione. Vi possono perciò essere delle differenze a seconda che
il cadavere sia di una larva o di una pupa.
Sintomi visibili
Il primo sintomo osservabile è normalmente un cambiamento nel colore
dell'opercolo, che può assumere una colorazione più scura, fino ad
apparire quasi nero.
Le celle infette risultano anche leggermente umide , quasi oleose in
apparenza e caratterizzate da leggera depressione al centro (
caratteristico aspetto affossato)
Fori nell'opercolo
Percependo anormalità nella cella le api cominciano a rosicchiare
l'opercolo per rimuovere il contenuto. Questi fori hanno una forma più
irregolare rispetto alle celle in fase di opercolazione e non ancora
terminate e anche rispetto alle celle in cui la giovane ape comincia ad
uscire.
I sintomi della peste americana si trovano generalmente sulle larve di
operaia. In rare occasioni sui fuchi. Mai nelle celle reali
Se la malattia è allo stato avanzato e ha già coinvolto più larve, si
può presentare un quadro caratteristico in cui alcune celle ancora
opercolate sono circondate da covata di età più giovane
Colore delle larve
Le larve sane sono color bianco perla. Le larve malate assumono una
colorazione marrone caffelatte
Tuttavia anche altre patologie possono dare una colorazione similare
alle larve morte.
Il colore può anche variare a seconda di quanto tempo è trascorso da
quando la larva è morta , da quanto si è degradata ed essicata. Dopo
circa un mese sarà completamente secca e potrà avere un colore molto
vicino al nero.
Le larve morte di peste americana presentano la caratteristica di avere
la ligula estroflessa e prominente verso l'alto.
Posizione nella cella
Le larve infette da peste americana si trovano generalmente sdraiate
lungo la parete inferiore della cella. Larve infette non possono
essere trovate nella posizione a C tipica delle larve più giovani
dal momento che il patogeno non uccide la larva prima che questa si sia
sdraiata lungo la parete
Ligula della pupa
Quando larve o pupe uccise dalla peste americana si seccano e assumono
la consistenza di scaglia, possono essere più difficili da
identificare, dal momento che la scaglia può aderire completamente
alla parete inferiore della cella, presentando uno spessore minimo. In
questi casi i resti delle larve possono essere particolarmente
difficili da essere visti. I resti delle pupe invece possono essere
più facilmente identificabili dal momento che in genere la ligula
risulta essicata nella posizione estroflessa e punta direttamente verso
l'altro angolo dell'esagono della cella. Questo può essere considerato
un sintomo piuttosto certo perchè nessun altra patologia produce
qualcosa di simile nella pupa morta.
Non può però essere esclusa l’azione di residui di fitofarmaci presenti
nell’alveare.
Odore
Larve e pupe infette da peste americana
hanno un odore tipico definito simile alla colla da falegname o di
pesce morto
L'intensità dell'odore può variare considerevolmente, dipendendo dal
numero delle celle infette e dalla temperatura.
L'odore può perciò non essere fortemente relazionato alla
determinazione certa della presenza della patologia, almeno con la
verifica " a naso" . Nessun ricercatore lo ha fino ad ora definito come
elemento assolutamente probante.
Sostanze volatili prodotte da paenibacillus larvae lavae
(Dalibor Titera )
L’odore della peste americana è stato talvolta usato come mezzo per
una diagnosi precoce della malattia. Allo scopo specifico sono stati
addestrati cani, il cui olfatto è notoriamente molto sensibile.
Lo studio che qui si espone ha avuto lo scopo di identificare a mezzo
spettrografia di massa quali siano le sostanze componenti il
caratteristico odore prodotto dallo sviluppo del batterio.
Le sostanze volatili caratteristiche risultano essere ( nomenclatura
inglese )
Acetic –anhydride
Dimethyl-disulfide
Dimethyl-trisulfide
Isopropyl-pyrazine
Methyl-isoprophyl pyrazine a
Dimethyl- isobuthyl -pyrazine
Viscosità della larva
Larve e pupe infette da peste americana manifestano in genere una
discreta viscosità. Storicamente uno stuzzicadenti veniva usato per
valutare la viscosità della larva.
La viscosità ( o filamentosità) dovrebbe essere causata
da una lunga catena di batteri in forma vegetativa che formano una
sorta di elastico.
Negli ultimi anni sono però rinvenibili ceppi poco o niente
filamentosi ,il che rende estremamente difficile la diagnosi e il
distinguere ad esempio larve morte a causa di virus o fitofarmaci
da quelle morte per causa del batterio
Per tutte le ragioni sopra esposte ( e per quelle menzionate più
sotto relative ai virus ) si può ritenere che per una diagnosi certa
sia oggigiorno decisamente consigliabile utilizzare i test da campo ad
anticorpi . Le valutazioni a occhio, naso, e stecchino hanno oggi un
margine di attendibilità piuttosto basso.
Diagnosi
Tanto più essa è precoce , tanto minori saranno i rischi di estensione
del contagio alle altre famiglie.
E’ perciò auspicabile una frequente e attenta verifica dei telai di
covata durante tutto il corso dell’anno.
Da quando la varroa è presente anche la diagnosi della peste americana
risulta molto più complessa e difficile da riconoscere. Diverse
sintomatologie virali o strane possono essere scambiate per americana
o l’americana può sembrare all’apicoltore qualcos’altro.
Non sembra perciò il caso di prendere decisioni prima di avere una
diagnosi sicura. Oggi è come detto disponibile in commercio un kit
che consente una facile e sicura diagnosi della peste americana.
Diagnosi Anticipata della p.a.
Ritter e Van der Hohe hanno sviluppato una metodica, ormai
sperimentata, di diagnosi anticipata della comparsa dei sintomi della
malattia.
Sulla base di osservazioni pluridecennali i ricercatori affermano che
nella maggior parte dei casi la malattia si manifesta a seguito di
accumulazione all’interno dell’alveare di spore durante diversi anni.
Hanno perciò diviso la quantità di spore che può essere presente
nell’alveare in tre categorie
“ assente”
“ scarso “
“alto”
l’analisi di un campione di 50 ml di miele proveniente dal nido ,
meglio se dai favi più vecchi , consente di rilevare la presenza
numerica delle spore all’interno dell’alveare.
Su questa base è possibile avere la situazione dell’alveare e il
livello di rischio in cui si trova nei confronti della patologia .
Titera ha invece sviluppato una tecnica diagnostica a partire dai
detriti che si accumulano sul fondo dell’alveare. Le spore nei detriti
dell'alveare risultano un eccellente indicatore dello stato di
infezione della colonia.E' possibile analizzare anche campioni misti
provenienti da 2 fino a 15 famiglie.
I detriti sono sciolti in soluzione organica e il p.l.l. è coltivato
utilizzando metodi comuni.
Il rinvenimento di 10e4 o più CFU.( spore per semplificare) di
P.l.l. per grammo di detriti indica la presenza di sintomi clinici nel
gruppo ispezionato.
Il rinvenimento di più bassi livelli ( attorno a 10e2 CFU /grammo )
indica il pericolo di manifestazione della patologia entro un periodo
di due anni.
Salvo importazioni di spore dall’esterno!
Ispezione e diagnosi
L’adeguata ispezione degli alveari e il rilevamento dei sintomi nei
primissimi stadi della malattia
è il principale prerequisito per qualsiasi programma di eliminazione
della peste americana
Un’ispezione efficace e approfondita non è però del tutto semplice.
Non è sempre operazione agevole distinguere tra i sintomi che si
possono presentare, ( particolarmente da quando sono presenti anche
quadri virali sviluppatisi in seguito all’avvento della varroa )
Ispezioni visive
Si possono considerare due principi di base
Il primo è che non è del tutto possibile la dettagliata ispezione del
favo con le api sopra
Il secondo è che più favi di covata sono ispezionati, maggiore è la
possibilità di diagnosi della malattia già dal primo manifestarsi.
Per cercare di rendere le ispezioni facili ed efficienti
è importante lavorare ordinatamente
L’ispezione visiva dei favi presuppone che siano guardate le due
superfici di covata e il contenuto di celle sospette se necessario
disopercolandole
Nella tradizionale prova dello stecchino può presentarsi qualche
difficoltà.
Può succedere che le larve o pupe siano ai primi stadi di
decomposizione o
abbiano già cominciato a seccarsi e risultino poco o per niente filanti
Anche se la larva è secca si potrà verificare che la scaglia non è
filante, dal momento che non vi è più presenza di liquidi nella cella.
Ciò rende piuttosto difficile una diagnosi sicura se non coi kit sopra
citati.
Identificazione della scaglia
L’identificazione della scaglia rimane un altro test classico per la
valutazione della patologia.
E’ bene ricordare che dal momento che la larva morta ha bisogno di un
po’ di tempo per seccarsi e diventare scaglia, non ci si trova già più
nella prima fase della malattia e verosimilmente si potranno trovare
nell’alveare altre celle con larve o pupe morte meno vecchie.
Diagnosi differenziale
Vi è un certo numero di patologie apistiche che presentano
sintomatologie similari alla peste americana e che possono far
scambiare tali patologie per essa.
Tradizionalmente si poteva sostenere che se si potevano escludere le
altre patologie ci si trovava di fronte a peste americana. I quadri
clinici associati a varroa e sindromi virali rendono questa accezione
non del tutto plausibile.
Famiglie contaminate
L'infezione da peste americana non avviene semplicemente perché un
singolo batterio o meglio spora ,entra nella famiglia.I sintomi
clinici si manifestano solo quando milioni e milioni di spore vengono
introdotti.
Molte delle spore presenti nel miele possono venir inghiottite dalle
api adulte e digerite all'esterno mediante defecazione. Ma alcune
spore possono arrivare dal miele o dal polline alle larve tramite la
nutrizione,. In parecchi casi possono essere in numero insufficiente a
creare l'infezione. Allo stato attuale le spore batteriche sono
presenti in moltissime colonie, ma in molti casi non in numero
sufficiente a scatenare la malattia.
E' perciò evidente che qualsiasi cosa che aumenta la presenza del
patogeno fa aumentare il pericolo mentre qualsiasi cosa che ne
diminuisce la presenza riduce il pericolo.Da qui, l'utilità ( più o
meno a seconda..) di qualsiasi mezzo atto a diminuire il numero delle
spore presenti su ciascuna famiglia , nell'intero apiario e nell'intera
azienda apistica.
Come detto la presenza di spore di peste americana nelle famiglie di
api o addirittura nello stomaco delle larve non significa
automaticamente che la famiglia sia malata.
La larva ' e quindi di conseguenza la famiglia , risulterà malata solo
quando il batterio la porterà a morte. Da qui l’evoluzione del contagio
risulta inarrestabile e irreversibile ( eccezioni a parte).
La famiglia perciò è ritenuta sana anche se contiene molte spore,
fino a che una larva non muore a causa di esse. A maggior ragione è
intuibile l'importanza di cercare di mantenere al minimo possibile la
presenza di spore in ogni alveare.
Famiglie infette
Una famiglia si ammala di peste americana quando una o più larve
vengono nutrite con un numero di spore sufficienti ad aggirare le
difese della larva e provocarne la morte.
Il movimento di favi , miele, polline e qualsiasi altra cosa da una
colonia all'altra che non mostrano sintomi evidenti della malattia, si
può tradurre in uno spostamento ( più o meno consistente ) di spore da
una famiglia all'altra e in certi casi portare la famiglia ricevente ad
una quantità di presenza di spore tale fa far scoppiare i sintomi
evidenti.
Una volta che un numero di spore sufficiente ad innescare l'infezione
è entrato nel circuito alimentare delle larve, le prime mortalità
saranno visivamente evidenti in 12 giorni e mezzo.
Tuttavia dall'introduzione delle spore nella famiglia all’arrivo delle
stesse al circuito alimentare delle lave è possibile sia una certa
riduzione della quantità che un certo ritardo.
Sono state effettuate le seguenti osservazioni sperimentali( goodwin):
Le famiglie della prova sono state artificialmente contaminate con una
quantità nota di spore.
Il ricercatore ha poi osservato in quale tempo si manifestassero i
sintomi clinici.
mesi trascorsi dall'introduzione artificiale delle
spore
percentuale di famiglie che mostrano
sintomi di peste
1 19
2 30
3 11
4 14
5 11
6 6
>6 9
Pur in tempi estremamente variabili e a volte piuttosto lunghi si può
osservare che il 100 % degli alveari infettati mostra prima o poi i
sintomi evidenti della malattia .
Quasi metà delle famiglia manifesta i sintomi evidenti nei primi due
mesi successivi all'introduzione delle spore.
Se per caso da alcune famiglie colpite si tolgono inconsapevolmente i
melari e li si pone ( smielati ) su famiglie sane nella primavera
successiva,ad un controllo effettuato dopo qualche mese, a fine
stagione , si ha la probabilità, secondo Goodwin, di trovare l'85 %
delle famiglie su cui sono stati posti i melari provenienti dalle
famiglie malate che mostrano i sintomi clinici della peste americana.
Il rimanente 15% potrà essere diagnosticato nella primavera ancora
successiva, un anno e mezzo dopo che i melari sono stati tolti dagli
alveari originalmente malati .
Questo dato è stato in passato contestato da esperti apistici italiani
che ritengono che il melario locale, essendo difficilmente sede di
deposizione di covata , non contenga una quantità di spore notevole.
Non hanno però prodotto su questo dati scientifici.
Diffusione della peste americana
Per controllare lo diffusione della peste americana è importante capire
come la malattia si trasferisce tra le famiglie
Un certo numero di possibili mezzi di diffusione è ampiamente
verificato:
* miele estratto dai melari
* trasferimento di favi di covata
* favi vuoti
* altre parti di alveari contaminati
* saccheggio
* deriva
* regine e pacchi d'api
* sciami
* fogli cerei
*equipaggiamento apistico
( guanti, parti di arnia, smelatore etc.)
* alimentazione con alimenti contaminati
E' importante ricordare sempre che le colonie non si infettano di
peste americana ricevendo una sola spora ma che sono necessari diversi
miliardi di spore . Tuttavia vi può essere una spora ( anziché una
goccia ) che fa traboccare il vaso.
Molto spesso la prima causa di diffusione delle spore è la pratica
apistica.
In particolare:
il movimento di melari smielati fra varie famiglie, spesso l’anno
successivo o per asciugatura a fine stagione( anche se come detto vi è
chi ha rifiutato questo dato ).
Il trasferimento di favi da nido con covata e miele da una famiglia
all’altra.
Il saccheggio, che può essere una consistente forma di contagio , ma
che in genere deriva da cattiva pratica apistica.
La deriva di api adulte da alveari colpiti ad alveari sani non è invece
causa significativa di contagio
Melari smielati
I melari sono ciò che più frequentemente è scambiato tra gli alveari.
Le colonie dalle quali provengono sono di frequente non controllate
per la presenza di peste americana quando il miele
viene estratto , specialmente se i melari vengono tolti dagli alveari
in periodo di saccheggio .Questi favi possono poi essere dati ad altre
famiglie dello stesso apiario , ma anche ad altri apiari.
Uno studio è stato condotto in Nuova Zelanda per verificare
l’importanza dei melari smielati nel trasferimento delle spore di peste
americana
20 melari smielati provenienti da famiglie leggermente infette sono
stati posizionati in un apiario su 20 colonie l’anno successivo alla
smielatura. Altre 20 nello stesso apiario hanno avuto melari liberi da
spore
Molti dei melari infetti provenivano da famiglie con meno di 5 larve
morte di peste americana. Questo tipo di bassa infezione può facilmente
sfuggire in certi periodi della stagione apistica.
Non vi erano evidenze di saccheggi quando i melari sono stati montati.
L’analisi delle api effettuata due giorni dopo ha mostrato presenza di
spore in tutte le api di tutti i 40 alveari, comprese quelle in cui non
erano stati posizionati i melari infetti .
Il 20% delle famiglie che non avevano ricevuto melario infetto e il 45%
di quelle che hanno ricevuto il melario infetto hanno sviluppato i
sintomi dell’infezione
I melari smielati sono, secondo gli autori neozelandesi,
probabilmente il maggior veicolo di diffusione delle spore.
Trasferimento di favi di covata con miele
Spesso di trasferiscono favi di covata e miele da una famiglia
all’altra
Sfortunatamente, così facendo si può trasferire anche un consistente
carico di spore.
Favi vuoti
I favi vuoti, non contenendo miele,sono generalmente vettori di un
numero minore di spore tuttavia comunque non trascurabile
Altre parti dell’arnia
Tutte le altre parti dell’arnia e del materiale apistico possono
essere vettori di una quantità ancora minore di spore.
Saccheggio
Ricerche condotte a Ruakura in Nuova Zelanda,
hanno verificato il potenziale di diffusione della malattia attraverso
i saccheggi . E’ stato verificato che a seguito di un saccheggio la
malattia si può sviluppare nei successivi tre mesi nell’80/88 % delle
famiglie saccheggiatrici. Tuttavia su questo ha certamente un effetto
sia il carico di spore presenti nelle famiglie saccheggiate, sia quello
nelle famiglie saccheggianti.
Deriva
Le api si trasferiscono con frequenza da un alveare all’altro
particolarmente quando gli alveari sono disposti in una lunga fila.
Questa deriva è spesso menzionata come uno dei fattori principali
della diffusione della peste americana,tuttavia ciò non corrisponde
esattamente al vero, pur essendo il fatto certamente da non trascurare.
Spesso gli alveari contigui a quello in cui si manifesta la patologia,
la manifestano a loro volta dopo breve tempo, ma più che la deriva
delle api possono essere presi in considerazione altri fattori.
Gli alveari vicini alla colonia infetta sono quelli su cui l’apicoltore
passa ad operare e tutto ciò che inavvertitamente o con intenzione
succede può essere vettore di trasferimento di spore tra le due
famiglie. Da prove effettuate ,ricercatori neozelandesi hanno concluso
che solo circa l’8%
delle famiglie contrae la patologia a causa di deriva delle api adulte,
da famiglie con circa 15 larve morte. Ciò fa sì che la deriva non debba
essere considerata fra le maggiori cause di diffusione del patogeno .
La cosa può però avere incidenza diversa nel caso di pesante infezione
non diagnosticata.
Dal momento che la deriva ha effetto anche sullo sviluppo delle
famiglie e sulla produzione si potrà cercare con opportuni accorgimenti
di ridurla al minimo possibile.
Regine
E’ teoricamente possibile che una regina sia vettore di spore da una
famiglia all’altra tuttavia in quantità certo non sufficenti ad essere
la sola causa di contagio. Se si inserisce la regina di una famiglia
malata in una sana essa non infetta la colonia sana, tuttavia se è vero
che la famiglia di provenienza ha sviluppato la patologia , significa
che non ha una particolare capacità di resistenza ad essa e non è certo
il caso di continuare ad utilizzarla
Attrezzatura apistica
Se le dita dei guanti o altro attrezzo apistico non sono ficcati
direttamente in una celletta con larva morta non avranno sulla loro
superfice una quantità di spore tali da rappresentare uno dei fattori
maggiori di diffusione. E’ però il caso di pensare nella logica per cui
molte gocce fanno un fiume
e mantenere tutto al massimo di disinfezione possibile.
Lo smelatore (e la pratica di smelatura) può essere
uno dei momenti di maggiore diffusione delle spore
Il miele infetto può essere trasferito in questa fase
da un favo all’altro nel corso dell’estrazione
Tuttavia, la quantità di spore trasferite può essere in certi casi
insignificante
se comparata con quella presente in un melario proveniente da famiglia
colpita.
Miele e polline per alimentazione delle api
Il miele è indiscutibilmente la prima fonte di diffusione delle spore
di peste americana e anche nei mieli invasettati per la
commercializzazione , oggetti di studio, è stata rinvenuta una
consistente quantità di spore. Ciò può deporre anche a favore della
tesi sulla pericolosità dei melari.
Anche il polline può arrivare a contenere considerevoli quantità di
spore.
Particolare attenzione deve essere prestata anche agli opercoli.
L’alimentazione con miele o polline contaminato è indubbiamente fra le
maggiori cause di contagio.
L’incidenza della malattia nelle aziende apistiche risulta oggi
ampiamente variabile tra meno dell’1 % e più del 10%. E’ perciò
evidente che intensità dei controlli e misure di eradicazione potranno
essere proporzionali al livello di rischio.
Efficacia delle misure di eradicazione
(Dal manuale Eradicazione
della peste americana
di Mark Goodwin and Cliff Van Eaton- Nuova Zelanda)
Se nonostante le pratiche adottate l’incidenza della patologia rimane
stabile
è probabile che si stiano contaminando con pratiche errate diversi
alveari sani
Se l’incidenza aumenta l’apicoltore sta verosimilmente infettando un
numero di famiglie superiore al numero di quelle risanate. Per porre
rimedio è necessario aumentare il numero e l’efficacia delle ispezioni
per trovare precocemente gli alveari colpiti.
Sono anche necessari cambiamenti nella pratica apistica per diminuire
la diffusione delle spore
La maniera più efficace di combattere la peste americana
è quella di verificare attentamente il quadro clinico
prima di togliere qualsiasi cosa dall’alveare e ridurre gli scambi
di materiale tra le colonie quanto più possibile, nel contempo
effettuando il ricambio di favi e miele delle scorte.
Frequenza delle ispezioni
E’ ovvio che più frequenti sono i controlli , più sarà alta la
probabilità di rinvenire eventuali casi nella prima fase della malattia
e limitarne perciò la diffusione. Dati del ministero neozelandese
dimostrano una più alta percentuale di casi rinvenuti in autunno
rispetto a quella rinvenuta in primavera
Al minimo , gli alveari devono essere accuratamente ispezionati in
primavera
e in autunno. E consigliabile aumentare per quanto possibile queste
ispezioni, curando in parallelo quanto più possibile la disinfezione
del materiale qualora l’incidenza della patologia lo richieda.
Percentuale di favi ispezionati
C’è sempre la tentazione di diminuire il numero dei favi ispezionati.
Tuttavia il risparmiare la visita di qualche favo può avere
conseguenza molto spiacevoli. Non solo si lascerà in campo un alveare
infetto a diffondere spore, ma dopo averlo visitato e ritenuto sano
si comincerà senza saperlo a diffonderne le spore
Se vi è un solo favo colpito in un alveare da 12 favi si ha il 75% di
probabilità di non diagnosticare la malattia ispezionando tre favi.
Piano di eradicazione
Hobbyisti - fino a 10 alveari
Trattandosi di pochi alveari si ha la possibilità di un controllo
pressoché completo
Ispezionare ogni favo di covata tre volte durante la primavera
Assegnare un numero ad ogni alveare e lo stesso ai relativi melari
Verificare che durante la smelatura i telaini siano reintrodotti nello
stesso melario numerato di provenienza
Ispezionare ogni favo durante l’autunno
Nel caso siano rinvenuti casi di peste: non trasferire alcunché da un
alveare ad un altro per minimo un anno. Rinnovare per quanto possibile
la cera del nido e le scorte alimentari.
Disinfettare in ragione del livello di rischio.
Semicommerciali -da 10 a 350 alveari
Il problema per questo tipo di allevamenti è la perdita di tempo
necessaria per ispezioni accurate e pratiche varie e di disinfezione.
Si tratta di organizzarsi al meglio.
Ispezionare con cura ogni alveare all’inizio della primavera
Ispezionare almeno tre favi di covata nel periodo successivo, prima
della posa dei melari
Ispezionare al meglio gli alveari da cui si tolgono favi per
aggiungerli ad altri alveari
Disinfettare al meglio.
Se non vi è miglioramento della situazione utilizzare misure più severe
di controllo ; disinfezione e rinnovo del materiale
Cure
Non è attualmente registrata alcuna forma di cura con mezzi
chemioterapici.
La tecnica di messa a sciame è conosciuta e contro la legge impiegata
da moltissimi anni , ma è meno efficace di quanto si sia storicamente
creduto.
E’ stata verificata l’efficacia del metodo su 101
alveari (?Hornitzky).
Nessuno dei trattamenti testati è risultato efficace al
100%.
Il metodo più efficace sembra la scuotitura delle api
su fogli cerei con somministrazione di OTC.
Su 29 alveari testati 19 (65.5%) non hanno mostrato presenza del
batterio.
Le api di due famiglie hanno mostrato ulteriormente la presenza di
Paenibacillus larvae alla fine del trattamento .
Due alveari (6.8%) hanno sviluppato di nuovo la patologia e
e 8 (27.6% ) sono morti .
La sola scuotitura su fogli cerei senza utilizzo di OTC
ha fatto risultare 10 (41.7%) di 24 alveari risanati.
Due alveari con api che presentavano presenza di spore di
P. larvae. 2 alveari (8.3%) hanno sviluppato di nuovo la malattia
e 12 (50.0%) sono morti.
Di 32 alveari con api scosse fu favi trattati con raggi gamma
14
(43.8%), sono risultati risanati
3 (9.4%) hanno sviluppato di nuovo la malattia e
15
(46.9%) sono morti .
Il ripresentarsi dei sintomi della patologia ha avuto luogo nelle
famiglie in test in tempi diversi.
variabili da 3 a 17 mesi dopo la scuotitura.
Dopo i 17 mesi non sono state effettuate verifiche .
Savorelli Gianni - Prodotti per apicoltura
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