| Carme tripartito, 3 [Omero,Corinna, Anacreonte, Saffo, Tasso] Dite o garzoni a chi mortale, e voi donzelle dite a qual fanciullaun giorno più di quel mel le Deefuron cortesi. N’ebbe primiero un cieco, esu lo scudo 5 di Vulcano mirò moversi ilmondo, e l’alto Ilio diruto, e perl’ignoto Pelago la solinga Itaca vela, e tutto Olimpo gli s’aprìalla mente, e Cipria vide e delle Grazieil cinto. 10 Ma quando quel sapor venne a Corinna sul labbro, vinse tra l’Eleequadrighe di Pindaroi destrier; benché Elicona li dissetasse, e li pascea difoco Eolo, e pronunzia un’aquilacorrea, 15 e de’ suoi freni li adornava il Sole. Su’ vaghi fiori onde cingeala lira Anacreonte un’ape sacra un giorno s’assise; e tal n’uscia suondalle fila che da Cupido avea baci soavi 20 il vecchierello, nè ridar poi volle la lira a Febo, e la recòall’Eliso. Di quel mel la fragranza erròimprovvisa sul talamo all’eolia fanciulla e il cor dal petto le balzòe la lira 25 ed aggiogando i passeri scendea Citerea dall’Olimpo e dellesue ambrosie dita le tergeva ilpianto. N’ebbe il cantor d’Amintaallor ch’errando “forsennato egli errò per le foreste 30 sì che insieme movea pietate e riso nelle gentili ninfe e ne’ pastori né già cose scriveadegne di riso sebben cose facea degne di riso”. | |