| dalle Rime 89 [Chiama feliceun’ape, la quale avea morso un labbro de la sua donna mentre ch’elladopo lungo passeggiare sedeva in un giardino] Mentre madonna s’appoggiò pensosa dopo i suoi lieti e volontari errori Al fiorito soggiorno, i dolci umori Depredò, susurrando, ape ingegnosa; e ne’ labri nudria l’aura amorosa 5 al sol de gli occhi suoi perpetui fiori, e volando a’ dolcissimi colori ella sugger pensò vermiglia rosa. Ah, troppo bello error, troppo felice! Quel ch’a l’ardente ed immortal desio 10 già tant’anni si nega, a lei pur lice. Vile ape, Amor, cara mercè rapio: che più ti resta, s’altri il mel n’elice, da temprar il tuo assenzio e ’l dolor mio ? 305 Sovra i baci d’una bella giovane Ne i vostri dolci baci de l’api è il dolce mele, e v’è l’ago de l’apiaspro crudele. Dunque addolcito e punto da voi parto in un punto. 5 306 Né dolce umor che nobil canna asconde, né soavi licori trasser l’api giammai da’ vaghi fiori, né rugiada celeste piove in tenere fronde, 5 com’io furai da queste vermiglie e vaghe rose. Datemi un bacio ancor, labbra amorose! Ma volete ch’io torni a’ furti miei? io tornerò, ch’in voi morir vorrei 10 per furto o per rapina, se ‘l ciel sì nobil morte mi destina. | |
| 499 Un’ape esser vorrei, donna bella e crudele, che susurrando in voi suggesse il mele; e, non potendo il cor, potesse almeno pungervi il bianco seno, 5 e ‘n si dolce ferita vendicata lasciar la propria vita. | |