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La
Sampogna
dagli Idilli favolosi I, Orfeo, vv. 1098-1113
[dopo l’uccisione di Orfeo, le api fanno il nido nella sua lira]
Su la riviera d’Ebro
le sacrileghe donne
trasser le membra lacerate e sparse
1100
e nel gorgo del fiume,
sciolto dal busto suo, gittaro il capo,
lo qual per lunga traccia si vedea
lasciar del sangue suo squallide l’onde;
e col capo gittaro
1105
sciolta ancor quella lira,
che pur dianzi traea gli arbori e i sassi.
Dale stemprate corde,
raccontasi, che furo
sugger dolcezze iblee vedute l’api,
1110
e nel concavo ventre
delo spezzato arnese
comporre i nidi e fabricare i favi.
Pecchia diBattista Castello
Ape, sottil maestra
di fiorito lavor, dimmi se l’arte
del vago ingegno tuo giunge a la destra
di chi t’ha finta in carte.
Di’ se vedesti mai tra tanti fiori
Sì novi e bei colori,
ch’agguaglin quei che ‘l gran pennel discopre.
Dirai “Le mie bell’opre,
I miei melati e rugiadosi favi
Del suo leggiadro stil son men soavi”
da La Galeria 536
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Ape, raffinata maestra
di un lavoro fiorito, spiegami
se l’arte
del tuo leggiadro ingegno
arriva a eguagliare la mano
di chi ti ha rappresentata.
Dimmi se fra tanti fiori ne
hai mai visti
di colori così nuovi
e belli
che eguaglino quelli che l’artista
dipinge.
Dirai: “Le mie belle opere,
i miei favi gonfi di miele
sono meno dolci del suo raffinato
stile.
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