Virus delle api e loro impatto sulla Varroasi
Fra i tanti ospiti del mondo delle api ,anche molti virus, parecchi
dei quali inoffensivi, vivono normalmente nell’alveare. I virus non
sono tenuti in sufficiente considerazione dall’apicoltore, che in
genere “ fa i conti “ sulla varroa , ma non considera questi “ piccoli
amici” che l’acaro trasporta e moltiplica e che sono invece la reale
causa delle difficoltà o morte delle famiglie di api infestate da
varroa . Ne consegue che gli scienziati che si occupano di apicoltura
cercano di conoscere il più possibile su di loro. Sul territorio
austriaco la presenza dei principali virus pericolosi per le api è
stata recentemente verificata in 90 famiglie che mostravano segni di
spopolamento, collasso ,paralisi e colorazione scura delle api .Il
virus più presente è risultato DWV( virus delle ali deformate, quello
che fa sì che in presenza di varroa, che facilita la vettorazione del
virus,le api nascano con le ali sfrangiate) presente nel 91% dei
campioni, ABPV ( virus della paralisi acuta delle api ) è risultato
presente nel 68% dei casi. SBV nel 49% dei casi ( questo è il virus
della covata a sacco , che almeno porta a sintomi visibili e
decisamente caratteristici)BQCV( virus della cella reale nera ) nel
30% dei casi .
CBPV( virus della paralisi cronica) nel 10% dei casi.In molti
campioni è risultato presente più di un virus.La distribuzione è
risultata variare considerevolmente a seconda delle aree geografiche
( salvo appunto il caso del DWV praticamente ubiquitario).
In tutti i campioni di api che mostravano colorazione scura e
disorientamento è sempre stato rinvenuto il virus CBPV.
La simultanea infezione da DWV e ABPV è risultata molto frequente
in famiglie deboli o spopolate o vicine al collasso ( cosa del resto
già ben nota , ma eternamente sottovalutata). Api prelevate da
famiglie apparentemente sane all’interno dello stesso apiario da cui
sono state studiate le famiglie con problematiche sanitarie
attribuibili a varroa , hanno mostrato un quadro virale pressoche
analogo , ma in quantità da 10 a 126 volte più basso.
Questo porta a far concludere che quando in un apiario vi sono
famiglie in sofferenza virale ,le altre famiglie debbano essere a loro
volta considerate potenzialmente a rischio .E’ sufficiente che
nell’anno in corso o nel successivo la varroa ne produca
sufficientemente la vettorazione e la moltiplicazione per veder
estendersi o ricomparire le problematiche virali.L’istituto di
ricerche apistiche svizzero, ha tentato di approfondire la relazione
tra mortalità invernale di famiglie e la presenza virale.
ABPV
( paralisi acuta ) e DWV( virus delle ali deformate) possono
giocare un ruolo essenziale anche per ciò che riguarda la mortalità
invernale delle famiglie. La ridotta aspettativa di vita delle api
colpite da virosi è nota da tempo. La ricerca:Intricate transmission
routes and interactions between picorna-like viruses (Kashmir bee
virus and sacbrood virus) with the honeybee host and the parasitic
varroa mite(Shen e al ) ha studiato la relazione tra il Virus Kashmir
( non riscontrato in Austria, ma molto presente in altre nazioni )
quello della covata a sacco (SBV ) e la varroa.I risultati
dimostrano che KBV e SBV possono co-infettare le api. Lo studio ha
dimostrato la presenza virale in regine e loro uova, cioè il passaggio
virale dalla regina alle uova e la trasmissione tra le api e da
queste alle larve .I virus sono stati rinvenuti in tutti gli stadi di
sviluppo della covata e in tutti i tipi di cibo.
Anche sulla varroa e nella sua saliva sono stati rinvenuti entrambi i
virus , confermando che l’acaro può fungere da vettore di infezioni
virali multiple .
Ulteriori conferme giungono dallo studio:
A scientific note on the detection of honeybee viruses using real-time
PCR (TaqMan) in Varroa mites collected from a Thai honeybee (Apis
mellifera) apiary. ( Chantawannakul e al ).
Gli auori hanno rinvenuto sulle varroe in studio cinque tipi di
virus simultaneamente presenti.
Effects of parasitization by Varroa destructor on survivorship and
physiological traits of Apis mellifera in correlation with viral
incidence and microbial challenge.(Yang X, Cox-Foster D.
Parasitology marzo 2007) verifica l’impatto dell’acaro su
sopravvivenza, incidenza virale , caratteristiche fisiologiche delle
api neonate.
Risulta confermato che la parassitizzazione da varroa è collegata ad
un’alta presenza del virus delle ali deformate (DWV) e ciò dà luogo ad
una notevole diminuzione dell’aspettativa di vita dell’ape. Gli
autori hanno poi provato ad infettare le api parassitizzate da varroa
con un batterio test (Escherichia coli) trovando che la sopravvivenza
di queste è molto minore rispetto a quella di api che non hanno avuto
contatti con la varroa.
Ciò è risultato correlato all’assenza di un importante attività
enzimatica del sistema immunitario , la fenolossidasi.
Gli autori concludono che il sistema immunitario delle api
parassitizzate non è pienamente funzionale, rendendole estremamente
vulnerabili.
Gaultier ha studiato la presenza virale in vari organi delle api
colpite e ha potuto verificare che la presenza del DWV ( virus delle
ali deformate) può avere effetti sulle capacità di fertilità di regine
e fuchi. .Particolarmente in questi, la presenza virale fa si che
l’intero tratto riproduttivo risulti gravemente compromesso.
Soprattutto, il virus sembra avere profondi effetti sul tratto
intestinale e ciò potrebbe portare a complicazioni nelle funzioni
digestive che potrebbero (NDR ) , dati i deficit immunitari, implicare
una maggior suscettibilità a patogeni quali il nosema, che anche in
minime quantità potrebbe trovare una facilitata via di
proliferazione in questi ospiti debilitati, per poi manifestare
azione, una volta moltiplicatosi a livello esponenziale, anche su api
definibili sane e normalmente in grado di resistere ad una discreta
presenza del patogeno. Lo stesso quadro che Fries ipotizza per peste
americana (secondo Fries l’agente della peste può riuscire ad avere
una più facile crescita e moltiplicazione sulle api indebolite.Dopo
essersi moltiplicato anche su una sola larva, una volta raggiunta una
presenza numericamente notevole, il patogeno potrà poi risultare
pericoloso anche per quelle api componenti la famiglia che risultano
sane).Secondo de Miranda vi è una consistente rimozione di larve e
pupe in relazione all’esposizione a nutrici infettate da virus durante
la stadio larvale.
La varroa recita un ruolo del decisamente fondamentale per quanto
riguarda la moltiplicazione e vettorazione dei virus che poi
risulteranno trasmessi anche dalle api stesse alle larve attraverso la
nutrizione .Proseguono anche gli studi sulla trasmissione verticale
dei virus nelle api stesse. pubblicato su J Gen Virol. 2007
Agosto ;il lavoro
Vertical-transmission routes for deformed wing virus of honeybees
(Apis mellifera) di
Yue C, Schröder M, Gisder S, Genersch E.dell’istituto di ricerche
apistiche tedesco
verifica come il virus delle ali deformate che risulta ampiamente
visibile nei suoi effetti nel momento precedente il collasso da
varroa e spesso considerato impropriamente un sintomo diretto della
varroasi ,risulta , in assenza di varroa praticamente invisibile.
Il virus può comunque risultare persistente nel tempo a livello di
infezione inapparente diventando sintomatico al crescere
dell’infestazione da varroa. Per dimostrare la trasmissibilità del
virus da una regina alla sua progenie ( trasmissione verticale) sono
state collezionate 192 uova non fertili originate da otto regine
vergini e altre 192 dalle stesse regine dopo fecondazione
artificiale con seme non contaminato o contaminato con DWV.
E’ stato così possibile dimostrare il passaggio dello specifico virus
DWV dalle regine alla loro progenie e dai fuchi alle regine al
momento della fecondazione.
Viene dunque fortemente confermata la necessità di rapida
sostituzione della regina, con introduzione di una regina allevata in
un’altra famiglia in tutti quei casi si presentino i sintomi della
presenza del virus DWV , particolarmente se relazionata a bassa
infestazione da varroa. La sostituzione delle regine con regine
provenienti da altre famiglie e particolarmente importante per gli
allevatori di regine. Il fatto che la regina porti dentro di sè una
carica virale può complicare parecchio la gestione della profilassi
antivarroa. Allo stesso modo , la presenza negli apiari di fuchi
contaminati va a costituire la diffusione virale potenzialmente
ovunque nel raggio di quasi otto kilometri. E’ dunque di estrema
importanza per tutti cercare di ridurre il più possibile la presenza
negli apiari dei virus delle api .
A chiudere il cerchio , lo studio pubblicato in dicembre su
Appl Environ Microbiol. Spread of Infectious Chronic Bee Paralysis
Virus by Honeybee (Apis mellifera L.) Feces.
Ribière M, Lallemand P, Iscache AL, Schurr F, Celle O, Blanchard P,
Olivier V, Faucon JP.dimostra, per il momento relativamente al virus
CBPV, che l’RNA del virus é presente nelle feci delle api.
L’infettività di queste feci é stata testata mediante inoculazione
intratoracica e piu semplicemente ponendo api cavia in gabbiette
precedentemente abitate da api infette.
Il virus é stato sistematicamente ritrovato nelle feci delle api
infestate sia artificialmente che naturalmente oltre che sul
“pavimento “ delle famiglie naturalmente infette.
Si intuisce che sia inoculazione intratoracica che sistemazione di
api cavia in gabbiette precedentemente abitate da api infette ha
provocato patologia virale nelle api in studio.
Lo studio dimostra che le feci costituiscono causa di infezione
virale e che questa via di trasmissione può condurre alla aperta
manifestazione della paralisi cronica nella famiglia .Questa é la
prima conferma sperimentale che le particelle virali di CBPV
presenti negli escrementi delle api infette possono infettare altre
api provocando la aperta ,manifestazione della patologia attraverso
la semplice condivisione di superfici. La varroa e i virus
rendono le api anche un po’ più stupide.
The parasitic mite Varroa
destructor affects non-associative learning in honey bee foragers,
Apis mellifera L.(Kralj J, Brockmann A, Fuchs S, Tautz J.
Pubblicato su JCPANSNBP NOV 2006) verifica che dalla
parassitizzazione le api hanno danni al comportamento di volo ,
all’orientamento oltre che all’apprendimento associativo. Iqbal ha
invece verificato come l’infezione virale causi specifici deficit
nell’apprendimento e nella capacità di memorizzare delle api. Tutte
queste conoscenze portano a concludere che i virus sono la
sottostimata causa di moltissimi problemi delle api .
Sembrerebbe chiaro che alla base delle devastazioni che sconvolgono
attualmente l’apicoltura mondiale vi sia l’anomala presenza di virus
all’interno degli alveari .Che si parli di nosema o di varroasi , vi è
spesso l’associazione di almeno un virus che amplifica l’azione del
patogeno apparentemente principale.
Nella varroasi il virus DWV ( virus delle ali deformate) é
erroneamente considerato solo un sintomo apparente di varroasi. Al
contrario,dovrebbe piu correttamente essere considerato sintomo di
virosi derivante da varroasi. Bisogna sempre tenere ben presente che
la varroa produce solo ferite nell’esoscheletro. Rotture
meccaniche.Tutto il resto dei problemi è causato dai virus i quali
nonostante siano i veri responsabili della morte delle api sono
ampiamente sottovalutati dall’apicoltore.
I virus possono essere presenti nei vari organi e tessuti del corpo
delle api a livello di infezione non apparente,asintomatica. Si parla
in questo caso di infezione coperta . Anche DWV , come molti altri
virus delle api non risultava particolarmente problematico per l’ape
fino all’arrivo della varroa che ha scombussolato l’equilibrio
esistente.
I virus hanno due modalità di diffusione :
verticale e orizzontale .
Nella diffusione verticale i virus sono trasmessi da una generazione a
quella successiva ( ad esempio dalla regina alle uova ) . Perchè
questa modalità di trasmissione sia utile per il virus é necessario
che tutte le generazioni di ospiti rimangano vive.E ‘ dunque evidente
che virus troppo aggressivi ( virulenti) possono rischiare di portare
a morte l’ospite e con esso perire essi stessi. Si crea perciò un
relativo equilibrio fra virus e ospite.
Nella diffusione orizzontale il virus invece viene trasmesso da
membri della stessa generazione ad altri membri della stessa
generazione. E’ il caso delle nutrici che nutrono le larve e
attraverso la pappa reale veicolano anche i virus.Nel caso delle api
va segnalato che le regine possono ricevere sperma infetto dai fuchi
attraverso la fecondazione. Le uova deposte da regine infettate da
fuchi risulteranno in gran parte infettate dal virus ,ma non nella
totalità. Peggio ancora se la regina stessa nasce da un uovo
infettato da virus e risulta perciò essa stessa infetta” da parte di
madre”. Come detto, anche uova non infette possono venire
successivamente infettate dalle nutrici attraverso la nutrizione.
Ovviamente anche attraverso la sciamatura si viene ad avere il
trasferimento virale dal ceppo madre allo sciame e da una zona verso
un’altra , potenzialmente già contaminata o ancora indenne.
In studi cominciati 2005 e purtroppo pubblicati solo recentemente, le
Dottoresse Yue e Genersch dell’istituto apistico di Heuen Neuendorf
hanno dimostrato che la sintomatologia da DWV si presenta solo se il
virus é presente nella testa delle api.( Yue e Genersch ,Rt-PCR
analysys of deformed wing virus in honeybee and varroa ;journal of
eneral virology 2005 -86). Api asintomatiche portano frequentemente il
virus nell’addome e nel torace . Prove ancora piu sofisticate condotte
nel 2007 sempre dalle stesse autrici hanno fatto rilevare la presenza
di tracce virali nella testa di api asintomatiche. Vi potrebbe essere
una migrazione del virus dalle ghiandole ipofaringee, situate nella
testa, che risultano regolarmente infettate dal virus , dal momento
che questo é rinvenibile nella pappa reale. Non vi é pero paragone fra
il livello di presenza virale di api con sintomi da DWV e api
asintomatiche .Dunque il DWV diventa sintomatico solo quando arriva
nella testa dell’ape in fase di sviluppo.
Hanno anche voluto studiare a fondo la relazione ape- virus varroa.
Per fare questo si sono procurate api dal nord della Svezia , dove la
varroa non é ancora stata rinvenuta se non in quantità del tutto
marginale.
La presenza del DWV in queste api é risultata del 40% mentre nelle
api tedesche parassitizzate da varroa fin dal 1976 la presenza virale
DWV é risultata nel 100 % dei casi.La cosa ancora piu significativa é
che nelle api svedesi il virus é presente nell’addome e nel torace ma
non nella testa, la quale risulta invece infettata il presenza di
varroa e ciò porta a far si che il virus diventi
problematico(patogeno ).
I sintomi si presentano in presenza della varroa , ma non risultano
sempre correlati col livello numerico di presenza di questa. Ne
deriva ,secondo le ricercatrici tedesche, che la sola valutazione
quantitativa della presenza di varroa non é sufficente a descrivere il
quadro clinico. Perciò le ricercatrici hanno lavorato e stanno
lavorando per cercare di capire se vi sono delle differenze nella
capacità del virus di replicarsi sulla varroa e di conseguenza se le
varroe sono variamente portatrici di virus.
Sono state studiate famiglie con alta carica di varroa,circa 2500 ma
senza sintomi di virosi. In questo caso solo il 45% degli acari é
risultato positivo all’infezione virale.
Sono state poi studiate famiglie con quantità di varroa leggermente
inferiore (2000) , ma con sintomi di virosi e in questo caso il 100%
delle varroe é risultato positivo all’infezione virale.
Se ne puo concludere che alcune stirpi di vorroe risultano piu idonee
alla proliferazione del virus il quale nei casi di sintomatologia
risulta presente in quantità molto maggiore.
Sembrerebbe anche che queste varroe non si sa come facciano in maniera
che il virus arrivi alla testa dell’ape in fase di sviluppo mentre nei
casi asintomatici rimane confinato al torace e all’addome.
In parallelo ,la replicazione virale non avviene nella stessa maniera
in tutte le api.Alcune famiglie resistono alla replicazione virale
mentre altre sono particolarmente predisposte.
Anche il virus della paralisi acuta delle api ( ABPV) che uccide l”ape
in maniera asintomatica risulta molto verosimilmente diffuso nella
stessa maniera e con le stesse modalità.
Questi studi risultano molto interessanti sia dal punto di vista
cognitivo che dal punto di vista applicativo. La scienza ci insegna
cosa é sbagliato o sottovalutato e cosa deve essere migliorato a
livello di gestione della lotta alla varroa. Alla luce di questi
elementi non sembrerebbe proprio il caso di prendere sottogamba i
primissimi sintomi di virosi . Anziché lasciar passare ancora diverse
settimane prima di effettuare il trattamento non dovrebbero essere
lesinate risorse per sgominare ceppi di varroa altamente adatti alle
proliferazione virale. E’ il lasciarsi sfuggire di mano il controllo
di queste situazioni ; con la successiva piu che probabile deriva di
queste varroe verso altre famiglie e altri apiari che va a creare
situazioni difficilmente gestibili.
Sembrerebbe anche che una famiglia di api che presenta sintomi virali
sia geneticamente debole nei confronti di questi.Sembrerebbe pertanto
ragionevole procedere alla sostituzione delle regine ai primi sintomi
di virosi.
In aggiunta sembra sempre piu necessario fare quanto umanamente
possibile per ridurre la presenza e la diffusione dei virus che,
vale la pena ripeterlo un’altra volta , sono la vera causa di
parecchie problematiche degli alveari.
Apidologie (2008-12)
A real-time PCR based survey on acute bee paralysis virus in German
bee colonies
Reinhold Siede, Matthias König, Ralph Büchler, Klaus Failing and Heinz-
Jürgen Thiel
Lo studio ha verificato il peso della presenza del virus della
paralisi acuta (ABPV) sulla capacità delle famiglie di superare
l’inverno . All’interno di un consistente campione di famiglie sono
state comparate quelle sopravvissute e quelle decedute.
La presenza di infezione da ABPV è risultata più spesso presente e con
carico maggiore nelle famiglie morte durante l’inverno.
Sembrano esservi i presupposti per una correlazione fra mortalità
invernale e virus ABPV.
Sempre in aumento la pericolosità dei virus delle api.
Il Virus ABPV coinvolto nell’aumento della mortalità invernale. Anche
le formiche veicolano i virus delle api . La ricerca dimostra in
maniera sempre più stringente il ruolo nefasto dei virus sulle
problematiche apistiche.
Diversi aspetti,nuovi e consolidati, delle problematiche virali sono
al centro dell’attenzione della scienza apistica dal momento che
sembra sempre ogni giorno più chiaro il ruolo negativo che essi hanno
nell’attuale quadro di patologia apistica.
Arrivano purtroppo le prove che anche le regine soffrono la eccessiva
presenza virale.
All’edizione dell’Eurbee del settembre scorso sono state presentate
anticipazioni dei lavori di ricerca in corso e per la prima volta si
comincia a parlare di problematiche virali delle regine. Gli studi in
questo senso sono cominciati a seguito di ripetute segnalazioni di
difficoltà nell’allevamento da parte di parecchi apicoltori di diversi
paesi.Grazina Topolska dell’università di Varsavia ha osservato
mortalità di larve in celle reali causata dal virus BQCV finora
considerato quasi una curiosità . Spesso le pareti della cella
contenente la larva morta a causa del virus hanno una colorazione
nerastra, la quale ha dato il nome appunto anche al virus. Altre
sintomatologie non particolarmente caratteristiche possono riguardare
il colore e la densità dei resti della larva. Anche per questo virus
l’infezione avviene tramite l’alimentazione con pappa reale
contaminata. Tutti gli stadi larvali risultano suscettibili.
L’apicoltore dovrà imparare a conoscere anche questo.
Di analogo tenore la relazione presentata da Gaulthier dell’INRA di
Montpellier che a seguito di analoghe insistenti segnalazioni da
parte degli apicoltori francesi di problematiche consistenti
nell’allevamento delle regine , ha intrapreso insieme ai suoi
collaboratori un colossale studio su centinaia di regine di diversa
origine. La dissezione delle regine ha mostrato lesioni ai tessuti
interni ,particolarmente agli ovari ,in almeno il 50% dei casi presi
in esame . Gli esami al microscopio elettronico sembrano dimostrare
come le infezioni virali possano essere responsabili di alterazioni
agli ovarioli che conducono a problematiche nella deposizione . Per di
più sono anche state riscontrate carenze di sperma nella spermateca
( verosimilmente in conseguenza dell’”indebolimento “ dei fuchi che
sono il primo bersaglio della varroa ) .
Anche in Francia l’allevamento sperimentale di celle reali in
condizioni controllate ha mostrato una larga percentuale di insuccessi
confermando in tutto l’esperienza di campo degli apicoltori.
Sul tema trasmissione e presenza virale è
In stampa su Journal of Invertebrate Pathology il lavoro
Venereal and vertical transmission of deformed wing virus in honeybees
(Apis mellifera L.) di de Miranda e Fries che conferma la
trasmissione dei virus da fuchi a regine. Seme di fuco infetto da
Deformed wing virus (DWV) è stato utilizzzato per inseminazione
artificiale di regine non infette dal virus.
A seguito della
fecondazione un alta presenza virale è stata rinvenuta nelle regine
fino ad allora indenni ,non solo nella spermateca,ma anche negli
ovari .
Anche la successiva trasmissione verticale del virus alle uova
deposte è stata dimostrata.La presenza virale in Inghilterra è stata
verificata dal lavoro in stampa su
Journal of Invertebrate Pathology
Occurrence and genetic analysis of picorna-like viruses infecting
worker bees of Apis mellifera L. populations in Devon, South West
England di Baker- e Schroeder
23 apiari in Devon sono stati analizzati per la verifica della
presenza di virus e della relativa diversità genetica.Il 97% delle
famiglie è risultato positivo al virus delle ali deformate (DWV),
29% al virus della paralisi acuta (ABPV) ,1.4% positivo per covata a
sacco (SBV) e virus della cella reale nera (BQCV). Infezioni
multiple sono risultate presenti nel 32% delle famiglie prese in
esame.Da Virus Res. 2008 Feb 1
“Detection of Chronic bee paralysis virus (CBPV) genome and its
replicative RNA form in various hosts and possible ways of spread.”
di Celle O, Blanchard P, Olivier V, Schurr F, Cougoule N, Faucon JP,
Ribière M.
spiega che il virus della paralisi cronica (CBPV) è stato rinvenuto
per la prima volta in due specie di formiche: Camponotus vagus e
Formica rufa oltre che nella Varroa destructor.
I risultati suggeriscono una nuova possibile via di diffusione
dell’infezione e nuovi siti di persistenza virale.
Su Apidologie (2008-11) Incidence of acute bee paralysis virus,
black queen cell virus, chronic bee paralysis virus, deformed wing
virus, Kashmir bee virus and sacbrood virus in honey bees (Apis
mellifera) in Denmark
Steen Lykke Nielsen, Mogens Nicolaisen and Per Kryger Nel lavoro,
campioni di api adulte da apiari in Danimarca con inusuale alta
mortalità invernale e covata con sintomatologia sono stati testati
per la presenza di virus.Tutti e sei i virus cercati sono stati
rinvenuto nelle api campione con frequenza significativamente variabile.
SBV ( covata a sacco ) in 78 apiari, DWV( ali deformate) in 55,
ABPV( paralisi acuta) in 11, CBPV( paralisi cronica) in 4, BQCV( cella
di regina nera) in 1 and KBV(kashmir) in 1. Il KBV non era stato
finora rinvenuto in Danimarca. La larga maggioranza delle api campione
è risultata infettata da uno o più virus .
Ancora per quanto riguarda
la relazione tra mortalità invernale di famiglie e presenza virale un
eccellente contributo giunge da:
Apidologie (2008-12)
A real-time PCR based survey on acute bee paralysis virus in German
bee colonies
Reinhold Siede, Matthias König, Ralph Büchler, Klaus Failing and Heinz-
Jürgen Thiel
Lo studio ha verificato il peso della presenza del virus della
paralisi acuta (ABPV) sulla capacità delle famiglie di superare
l’inverno . All’interno di un consistente campione di famiglie sono
state comparate quelle sopravvissute e quelle decedute.La presenza di
infezione da ABPV è risultata più spesso presente e con carico
maggiore nelle famiglie morte durante l’inverno.Sembrano esservi i
presupposti per una decisa correlazione fra mortalità invernale e
virus ABPV.
Anche in Brasile ,dove l’ape africana riusciva a stare in equilibrio
con la varroa cominciano i problemi,segnalati da
Virus infections in Brazilian honey bees
di Erica Weinstein Teixeira Yanping Chen, Dejair Message, Jeff
Pettis and Jay D. Evans in stampa su Journal of Invertebrate
Pathology che presenta il primo rinvenimento di virus delle api in
Brasile. 3 differenti virus, Acute bee paralysis virus (ABPV), Black
queen cell virus (BQCV), and Deformed wing virus (DWV) sono stati
identificati in una regione del sud est che ha recentemente mostrato
una inusuale diminuzione della presenza di api. ABPV è risultato
presente nel 27.1% dei campioni .BQCV e DWV nel 37% e 20.3% . La
presenza virale è oggettivamente ancora bassa rispetto ad altre parti
del mondo.Con pubblicazione su J Invertebr Pathol. 2008 Jul 30.
sotto il titolo
First detection of Israeli acute paralysis virus (IAPV) in France, a
dicistrovirus affecting honeybees (Apis mellifera). di
Blanchard P, Schurr F, Celle O, Cougoule N, Drajnudel P, Thiéry R,
Faucon JP, Ribière M.
E ‘ arrivata la conclamazione del rinvenimento in Francia del virus
Israeliano della paralisi acuta ,probabilmente correlato con Nosema
ceranae.I campioni di api da sottoporre ad analisi sono stati raccolti
da apiari che avevano presentato consistenti mortalità da novembre
2007 a marzo 2008.Il 14 % dei campioni è risultato
positivo.L’analisi filogenetica ha mostrato che gli isolati francesi
sono strettamente” imparentati “ col virus rinvenuto negli USA.
Il lavoro : J Virol. 2008 Jul;82(13):Genetic analysis of Israel acute
paralysis virus: distinct clusters are circulating in the United
States di G Palacios , ha analizzatola variabilità genetica dei ceppi
di IAPV fin qui rinvenuti .
I dati dimostrano l’esistenza di almeno tre distinte linee
virali ,verosimilmente distinte per virulenza.Elementi su possibili
relazioni tra i trattamenti varroacidi e la prevalenza virale giungono
dal meeting annuale dell’ESA
Viral dynamics in honey bees (Apis mellifera) following exposure to
chemical mite controls ,Owen Thompson e altri di cui si ha purtroppo
veramente molto poco, pone pesanti interrogativi .L’esposizione agli
effetti subletali delle tossine utilizzate per i trattamenti può
indebolire l’ape ed esacerbare l’infezione virale.In altre parole ,
indebolendo l’ape allo scopo di eliminare la varroa , i virus
potrebbero far sentire maggiormente i loro effetti .
Term Fumigation of Honey Bee (Hymenoptera: Apidae) Colonies with
Formic and Acetic Acids for the Control of Varroa destructor di
DENNIS VANENGELSDORP, ROBYN M. UNDERWOOD, AND DIANA L. COX-FOSTER
pubblicato su J. Econ. Entomol. 101(2) ha verificato l’effetto sulla
presenza virale di trattamenti antivarroa .Ne è risultata la conferma
che a seguito del trattamento e della conseguente eliminazione di
varroa non sia nessuna riduzione della presenza di virus DWV nelle
quattro settimane successive.
L’unica riduzione osservabile avviene in conseguenza della precoce
morte delle api più infette ,che risultano avere una aspettativa di
vita notevolmente accorciata. L’aspettativa di vita risulterà
correlata al livello di infezione della singola ape che risulta
estremamente variabile da un soggetto all’altro.Il fatto che di nuovo
arrivi la conferma che i trattamenti per uccidere la varroa per quanto
efficaci siano non diminuiscono il carico virale fa si che non si
possa che ribadire il concetto che la rimozione degli acari in tarda
estate non ha ,nel caso di alta infezione virale,un effetto risolutivo
in positivo.E’ per converso molto pesante il dubbio che l’effetto di
indebolimento dell’’ape di taluni trattamenti possa al contrario
permettere una maggiore diffusione virale. I virus potranno comunque
continuare a produrre danni alla nascente covata di api invernali con
conseguenti spopolamenti invernali . I dati di questo studio
suggeriscono trattamenti di inizio o mezza stagione per prevenire
l’amplificazione del virus DWV e gli effetti avversi che esso provoca.
.
Savorelli Gianni --- prodotti per apicoltura
Via Sangiorgi, 50 47023 Cesena ( Fc )
tel 0547.602018 fax 0547603070
cell 339 6634688
email gsavore@tin.it
http://www.apicolturaonline.it/savorelli